Marzo 2009

Per il centenario del Futurismo

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F.T. Marinetti in Puglia

Antonio Lucio Giannone

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Mino Delle Site, “Il Pilota ALILUCE”, 1932, olio su tavola, cm. 47x43. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site
Mino Delle Site, “Il Pilota ALILUCE”, 1932, olio su tavola, cm. 47x43. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site

Quest’anno ricorre il centenario del Futurismo, fondato, com’è noto, da Filippo Tommaso Marinetti col famoso Manifesto pubblicato sul quotidiano parigino “Le Figaro” il 20 febbraio 1909, ma anche, come si è scoperto recentemente, su alcuni periodici italiani, in anticipo anzi, di qualche giorno o settimana, rispetto a quella data. In tutto il mondo si celebra questo anniversario con mostre, convegni, libri, manifestazioni di vario genere perché il movimento marinettiano ha avuto una diffusione planetaria che lo distingue da tutti gli altri movimenti d’avanguardia venuti dopo. Esso infatti, come ha dimostrato la memorabile rassegna veneziana del 1986, “Futurismo e Futurismi”, dall’Italia si estese ben presto in altri Paesi europei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Russia, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Svezia) e anche negli Stati Uniti, in Argentina, in Messico, in Giappone. Non a caso ha incominciato le celebrazioni proprio la Francia con la grande mostra “Le Futurisme à Paris. Une avantgarde explosive”, svoltasi al Centre Pompidou da ottobre 2008 al 26 gennaio di quest’anno, che dal 20 febbraio è ospitata presso le Scuderie del Quirinale a Roma e dal 12 giugno sarà trasferita alla Tate Modern Gallery di Londra.
Un’altra peculiarità del Futurismo è la sua dimensione totalizzante, in quanto esso non è stato un movimento limitato alla letteratura e alle altre arti tradizionali (la pittura, la scultura, la musica, l’architettura, il teatro), delle quali ha rivoluzionato i canoni espressivi con effetti dirompenti che durano tuttora, ma ha investito anche le arti o i media nati nel secolo ventesimo (la fotografia, il cinema, la radio), altre forme artistiche o artigianali (la danza, la scenografia, la moda, la grafica, la pubblicità, l’arredamento, la ceramica, la comunicazione postale) e ancora la politica, il costume, la morale, la vita quotidiana. Come si sa, esistono manifesti futuristi dedicati persino alla cucina! L’obiettivo principale dei seguaci di Marinetti era infatti “ricostruire” a propria immagine l’universo secondo nuovi principi ispirati alla civiltà moderna e alle sue caratteristiche principali quali la velocità, la macchina, l’industria, le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche.
Il Futurismo si diffuse rapidamente anche in molti centri della penisola. Un ruolo di primo piano in questa direzione fu svolto dallo stesso Marinetti con un’instancabile attività promozionale a favore del movimento da lui fondato. Molto spesso, ad esempio, egli si recava di persona in varie città italiane ed europee per inaugurare mostre, per tenere conferenze, per partecipare alle burrascose “serate”, per rappresentazioni teatrali. Più d’una volta, per diffondere le proprie idee e fare altri proseliti, egli si è recato anche in una regione periferica come la Puglia, la quale in effetti, come è stato ampiamente dimostrato, non è rimasta per niente estranea all’ “avventura” futurista, come si credeva fino a qualche anno fa, ma anzi ha offerto un significativo contributo sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo (e, a questo proposito, ci sia permesso di rimandare al nostro vol. L’avventura futurista. Pugliesi all’avanguardia(1909-1943), Fasano, Schena, 2002).
A Bari, il 26 settembre 1922, al Teatro Piccinni, diede vita ad una “serata” insieme a uno dei più estrosi poeti futuristi, il napoletano Francesco Cangiullo, e al musicista e scrittore pugliese Franco Casavola. Questa manifestazione venne organizzata dai membri dell’Associazione universitaria “G. De Palma”, con i quali collaborava un altro grande ammiratore di Marinetti, il poeta armeno residente a Bari, Hrand Nazariantz. Le cronache dell’epoca riferiscono del consueto avvenimento tumultuoso, con fischi del pubblico e l’immancabile lancio di ortaggi ancor prima dell’inizio. Marinetti riuscì comunque a tenere un discorso, durante il quale parlò disinvoltamente dei poeti “passatisti” Dante, Petrarca e Carducci e a declamare un brano del suo romanzo L’alcova d’acciaio.

Mino Delle Site, “Marinetti declama”, serigrafia, cm. 70x50, anni Ottanta. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site
Mino Delle Site, “Marinetti declama”, serigrafia, cm. 70x50, anni Ottanta. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site


Ben diverse furono le accoglienze quando, quattordici anni dopo, il 16 luglio del 1936, ormai con la feluca di Accademico d’Italia, ritornò nel capoluogo pugliese per inaugurare la Terza Mostra interprovinciale di Belle Arti. Nemmeno stavolta però mancarono le contestazioni dei tradizionalisti locali, i quali scatenarono un’animata discussione con Marinetti nella sala in cui erano stati esposti due dipinti e una scultura in gesso di un artista futurista barese, Oronzo Abbatecola, che era stato da lui presentato due anni prima nella sua mostra personale alla galleria “Bragaglia fuori commercio” di Roma.
A Taranto il fondatore del movimento si recò invece il 4 giugno del 1938, invitato dal G.U.F. locale per tenere una conferenza nel Teatro Littorio, alla Casa del Fascio, sul tema “Dalle Odi navali di D’Annunzio agli aeropoeti e aeropittori futuristi”. Qui Marinetti, dopo aver ricordato la costituzione del fascio futurista politico tarantino del 1919 e aver esaltato la città ospite, da lui definita «tipicamente militare che ha una preminente funzione mediterranea», si intrattenne sulle Odi navali di D’Annunzio, che celebrano la passione dell’Italia e degli italiani per il mare, vedendo in esse quasi un’anticipazione della politica nazionalistica ed espansionistica del fascismo. Alla fine accennò agli aeropittori e agli aeropoeti, i quali erano ispirati dalle nuove bellezze meccaniche, declamando, per restare in tema, il poema dell’apparecchio Castaldi - Fiat, su cui il pilota Francesco Agello aveva conquistato il primato della velocità.

Mino Delle Site,“Aeropoesia”, 1933, tecnica mista su cartone, cm. 38x58 (part.). Archivio Mino Delle Site, Roma.
Mino Delle Site,“Aeropoesia”, 1933, tecnica mista su cartone, cm. 38x58 (part.). Archivio Mino Delle Site, Roma.

Le tappe baresi e tarantina sono comunque le sole effettuate da Marinetti in Puglia. A Lecce invece, dove pure più evidenti sono state le tracce lasciate dal suo movimento, egli non ha mai messo piede, nonostante le ripetute promesse.
Ma la storia degli incontri mancati tra il fondatore del Futurismo e il capoluogo salentino è tutta da raccontare.
Già nel 1910, un anno dopo la pubblicazione del primo Manifesto, la locale Associazione della Stampa aveva invitato Marinetti a Lecce per una conferenza. Quest’invito, riportato su vari giornali, non costituiva un fatto isolato, ma era il segno di un diffuso interesse in città per il Futurismo, che era ampiamente conosciuto e discusso sulla stampa salentina. D’altronde, un giovane collaboratore del settimanale leccese “Il Risorgimento”, Mimì (Domenico) Frassaniti, di Squinzano, tra il 1909 e il 1910, recensiva regolarmente le novità librarie del movimento, al quale aveva aderito con entusiasmo lo stesso anno di fondazione, e sempre nel 1910 aveva composto uno Studio critico su di esso, rimasto inedito, che è addirittura il primo in assoluto in campo nazionale. Frassaniti inoltre era in rapporto epistolare con lo stesso Marinetti, il quale non lesinava informazioni e chiarimenti utili al suo lavoro e gli spediva in continuazione libri, manifesti e volantini. Inoltre, un foglio umoristico leccese, denominato“Arco di Prato”, apparso il 15 maggio 1910, si era definito scherzosamente “organo dei futuristi leccesi”, ospitando alcune poesiole come Introduzione futurista, a firma di “Somarinetti” [sic!] e altre, che prendevano bonariamente in giro gli aderenti al movimento. Ma, nonostante le assicurazioni da lui date, del fondatore del Futurismo a Lecce, in questa occasione, non si vide neppure l’ombra.
Ancora più clamoroso il mancato appuntamento dell’autunno del 1932. Stavolta i leccesi avevano fatto le cose davvero in grande. Il gruppo futurista locale, il “Futurblocco leccese”, guidato dal diciottenne Vittorio Bodini con l’appoggio del pittore coetaneo Mino Delle Site, dell’“attivista” toscano Elèmo d’Avila e del giornalista Ernesto Alvino, direttore del settimanale “Vecchio e Nuovo”, aveva organizzato per quel periodo addirittura una “settimana futurista”. Questa settimana doveva comprendere varie manifestazioni, fra le quali: una mostra di aeropittura, con la partecipazione di diversi artisti, tra i quali i pugliesi Delle Site e Abbatecola; un “circuito lirico”, cioè una gara di poesia, in onore di Umberto Boccioni; una vendita di libri futuristi; un lancio di manifesti; un raduno dei capogruppi romani e dell’Italia meridionale. Al centro di tutto ci doveva essere la presenza di Marinetti, il quale avrebbe dovuto tenere un importante discorso sulle “ultime conquiste liriche e plastiche del Futurismo”.
Questa settimana doveva coronare, in un certo senso, l’attività del “Futurblocco leccese”, che da qualche mese faceva sentire la sua voce su “Vecchio e Nuovo”. E proprio su questo periodico, l’8 maggio 1932, venne pubblicato l’invito ufficiale rivolto a Marinetti sotto forma di “lettera aperta”, Leccefuturista vuole Marinetti, firmata, tra gli altri, oltre che da d’Avila, Bodini e Alvino, anche da due artisti aperti alle novità, anche se non futuristi, quali il pittore Geremia Re e lo scultore Antonio D’Andrea. In questa lettera la presenza del fondatore del movimento era invocata anche per “svegliare” la città “borghese e semiaddormentata”. «Se Lecce non è ammuffita – scrivevano a un certo punto i firmatari tutto in maiuscolo – ci comprenderà. Noi abbiamo fede nei leccesi, e con noi si sveglieranno dal loro letargo provinciale». E poi continuando conun crescendo inarrestabile:

     Il nostro entusiasmo verso te non scemerà mai.
     Lecce t’attende e noi ti vogliamo qui.
     Giovani, giovani, giovani costituiscono coi loro spiriti e coi loro lirismi montagne di      salve.
     Gli orizzonti anch’essi frenetici s’inchinano e il sole commosso dardeggia a      sghimbescio la terra, alcova di delirio meccanico.
     In LECCE, domani, da poeta di sogni dinamici e di prime realtà extraterrestri, verrai a
     dirci della conquista dell’infinito sostituito da un nuovo vocabolo più grande o più      lirico.
               MARINETTI: TI ATTENDIAMO ANSIOSAMENTE. A PRESTO.


Il giovane Bodini recensì, tra l’altro, su “Vecchio e Nuovo”, una “trisintesi radiofonica” di
Marinetti, Violetta e gli aeroplani, e compose un’infiammata parolibera dedicata proprio alla figura magico-liberatrice del fondatore, apparsa sempre sul giornale di Alvino il 17 aprile 1932, che termina con l’auspicio di sempre nuove conquiste:


     Torrente instancabile di fede Futurista
     che Incalzi incendiando ariacquamareterra
     al tuo liquido soffio-fuoco crepitanti
     d’ammirazione fino ad esasperare se stesse
                                              di passionalità buontempona
     Torrente che Incavi nell’universo il tuo letto
      spasimante-scricchiolante-desideroso
      cullarti di ninnenanne
                                         patetico
                                         nostalgico
                                         sentimentali
                 Fulmina di velocità-lampo
     le Armate della MetaSempreNuova
     rifuggendo gli antri fiabescoflautati
     della Bimillenarietà
     profumati di violette+roselline
     puteolenti di polvere+tarli
     volgendoti indietro sol
                                      per sghignazzare
     burlone tremendo
                                      simultaneo Avaaanza
     direzione-conquista-quote incredibiliperboliche
                                       (umanità-pecorume)
                               Corrrri indistinto-NO-invisibile
     proietto ottimisticamento rabbioso di Forza+Velocità
                 Aumenta distanze-abissi all’infiniiito
     affinché il                                            NOSTRO SPIRITO
     si disperi
          si tormenti
               si sferzi a sangue
     (per raggiungerti nel tuo)
                            SEMPREAVAAANTI


Delle Site, da parte sua, sempre nel ‘32, eseguì un ritratto di Marinetti a carboncino, dal quale negli anni Ottanta ricavò una serigrafia, raffigurato mentre “declama” e “irradia dinamismo e nuove idee”.
Il fondatore del Futurismo aderì prontamente all’invito con la seguente lettera, datata 12 maggio 1932, apparsa sempre su “Vecchio e Nuovo”: «Carissimi Alvino e Bodini grazie per l’invito gentile. A Lecce in ottobre, con entusiasmo! Auguri di sempre più intenso e veloce Futurismo. Con affetto, Vostro F.T. Marinetti». Il 4 luglio di quell’anno inviò una nuova lettera a Bodini, pubblicata su “Vecchio e Nuovo” e su“La Voce del Salento”, nella quale, dopo essersi complimentato con lui e con Alvino per la loro attività, gli confermava la sua prossima venuta a Lecce: «Pregusto il piacere di vedere te e i futuristi pugliesi in autunno». La notizia della “settimana futurista” leccese, che aveva avuto numerose adesioni da ogni parte d’Italia, venne data anche, il 9 ottobre del ‘32, sull’organo ufficiale del movimento, il settimanale romano “Futurismo”, ma proprio quando sembrava che tutto dovesse svolgersi regolarmente, Marinetti fu costretto a cambiare programma, dovendo partire improvvisamente per il Marocco francese e rinunziando così, per la seconda volta, a venire a Lecce.

Mino Delle Site,“Sviluppo”, anni Cinquanta, olio su tela, cm. 60x120. Archivio Mino Delle Site, Roma. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site
Mino Delle Site,“Sviluppo”, anni Cinquanta, olio su tela, cm. 60x120. Archivio Mino Delle Site, Roma. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site

Qualche mese dopo, nel febbraio del ‘33, si svolse al Circolo Cittadino di Lecce, la personale di aeropittura di Delle Site, presentato da Bodini, e stavolta il capo del Futurismo, quasi a scusarsi della mancata visita, inviò questo telegramma che venne pubblicato su “Futurismo” il 26 di quello stesso mese: «A Vittorio Bodini e a Domenico Delle Site, a tutti i futuristi leccesi e alla mostra di plastica futurista Delle Site i miei fervidi rallegramenti e i miei affettuosi auguri di battaglia ad oltranza contro ogni passatismo. F.T. Marinetti».

   
   
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