Marzo 2009

 

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Gli scenari italiani

A.B.

 

 
 

 

 

 

 

 

Le iniziative prese dal governo italiano per battere la crisi? Vanno nella direzione giusta, ma occorre avere più coraggio su fisco e misure strutturali. Parola di Nobel. Di cinque Premi Nobel per l’Economia convenuti a Trieste per i “Nobels Colloquia”. I cinque, richiesti di un commento sui pacchetti di emergenza varati a caldo, per 80 miliardi di euro, ne promuovono perlomeno lo spirito:«Vanno bene tutte quelle politiche che stimolano i consumatori a spendere e le banche a erogare impieghi», chiarisce il decano dei Nobel economici, Robert Solow, che ricevette il Premio nel 1987. «L’importante– precisa – è che alla fine gli stanziamenti siano adeguati, almeno il 2 per cento del Prodotto interno lordo». Non tutti i provvedimenti, però, hanno convinto gli economisti. Ha notato per esempio Robert Mundell, premiato a Stoccolma nel 1999: «Per quanto concerne gli aiuti alle famiglie (social card e bonus) mi sembra un buon piano di welfare. Aiuterà in qualche modo le persone con i redditi più bassi, ma non credo possa fare molto per la ripresa economica». Lui la butterebbe di più sulle politiche fiscali, «nonostante il pasticcio italiano abbia creato un deficit consolidato da tempo», puntando su una drastica riduzione delle aliquote per le imprese,«sul modello tedesco del 15 per cento». Un’aliquota più bassa, ha incalzato anche Edward Prescott, Nobel 2004, «permetterebbe un aumento del gettito, in quanto limiterebbe il fenomeno del sommerso». Ma l’Italia deve fare i conti proprio con il suo deficit, e, secondo il Nobel 1996 James Mirrlees, «dovrebbe riflettere su quali tasse
aumentare, anche se non subito, ovviamente. Preferisco i piani chiari, che prevedano riduzioni temporanee della pressione fiscale, per riaumentare le tasse dopo un anno, per esempio». Per venir fuori dalle secche, hanno concordato tutti, l’Italia dovrebbe pensare soprattutto ai suoi problemi strutturali.«Prima di tutto, alla bassa crescita della produttività – rileva Prescott –. Serve una maggiore flessibilità nel mondo del lavoro. Le imprese dovrebbero poter sperimentare di più, nel Paese più famoso nel mondo per il suo talento imprenditoriale». E invece? «Invece vi ritrovate in un Paese bloccato dai sindacati.

Dario Carrozzini
Dario Carrozzini

Ho assistito da lontano alla vicenda Alitalia.
Avrebbero dovuto farla fallire, permettendole così di riorganizzarsi, come succede negli Stati Uniti». Anche il piano per nuove infrastrutture ha posto qualche interrogativo: «L’importante – secondo lo stesso Prescott – è che non si ripeta anche da voi quanto fu fatto in Giappone negli anni Novanta: per risollevarsi dalla crisi, hanno costruito autostrade lanciate verso il vuoto…». Per uscire dal momento critico, comunque, l’Italia non potrà commettere alcun errore perché, come ha sottolineato Eric Maskin, Nobel 2007, «la crisi economica nel vostro Paese ha soltanto aggravato un rallentamento che, contrariamente a quanto verificatosi in altri Stati, era già in atto». La nota positiva l’ha trovata invece Solow, il quale ha sostenuto di avere l’impressione,«ma soltanto l’impressione, che il sistema finanziario italiano sia stato meno
colpito dalla tempesta finanziaria globale. I casi sono due: siete estremamente intelligenti, o avete un’enorme fortuna». Un popolo di risparmiatori (un popolo di formiche, se si preferisce) non può che appartenere al primo gruppo, professor Solow!

   
   
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