Marzo 2009

 

Indietro

America
“spirito” senza “popolo”

Francis Fukuyama

 

 
 

 

 

 

 

 

Le nostre sono società post-religiose. E il modo in cui costruiscono i propri valori rappresenta il nocciolo cruciale per due celebri pensatori dell’università di Chicago: Allan Bloom e Leo Strauss. Quest’ultimo la definisce la «crisi della modernità». La questione è se esista o meno un modo di stabilire dei valori tramite la ragione senza tornare alla religione. La sua tesi centrale è che la filosofia politica classica – i greci e la loro enfasi sul “diritto naturale”, oppure la natura decifrata dalla ragione come fonte di valori – sia stata respinta dalla filosofia moderna in maniera troppo frettolosa.
Occorre inquadrare la questione su due fronti: problema filosofico e problema politico pratico. L’uno e l’altro possono essere correlati, ma non necessariamente. Il profondo problema filosofico è se si possa far ripartire la filosofia occidentale da Heidegger e Nietzsche e affermare che la ragione consente di fondare valori positivi: in altre parole, che si può dimostrare la verità di certe idee. Il problema pratico è se si possa generare un sistema di valori che serviranno politicamente a finalità liberali integratrici. Questo è complicato, perché vogliamo che questi valori siano positivi e abbiano un significato, ma non possono servire come motivazione per escludere certi gruppi dalla società. Può darsi che riusciremo ad ottenere una cosa senza l’altra. Per esempio, il successo dell’esperimento politico americano si basa sull’aver creato un sistema di valori“positivi” che hanno agito da base all’identità nazionale, ma che erano anche accessibili a persone non bianche, non cristiane, né in qualche modo legate per vie di“sangue e terra” ai fondatori anglosassoni protestanti del Paese.
Questi valori sono l’essenza del credo americano: l’individualismo, il lavoro come valore, la libertà di movimento e la sovranità popolare. Samuel Huntington (scomparso di
recente, il politologo americano è famoso per la sua visione di uno scontro tra civiltà in atto dopo la Guerra Fredda, oggetto di un celebre saggio del 1996, N.d.R.) li definiva«valori angloprotestanti», ma oggi essi sono stati divelti dalle antiche radici. Questi
valori possono essere condivisi da chiunque, qualunque sia l’appartenenza etnica o la provenienza. E funzionano bene, come soluzione pratica al problema dei valori positivi.
E ci si può chiedere: se le definizioni positive della libertà, cioè le scelte per una vita soddisfacente, generano spaccature in un mondo plurale, perché non tornare a un sistema
come quello del Medio Evo, quando diversi valori si applicavano alle differenti giurisdizioni, ciascuna col proprio Volksgeist, ovvero lo spirito specifico di un popolo? Non è una soluzione. Oggi viviamo in immense comunità nazionali lanciate verso la globalizzazione, dove occorre mettere in atto senso di civiltà, ponderazione e democrazia.
È impossibile costruire federazioni di miliardi di singole comunità egocentriche. Quanto all’America, si può dire che abbia un Geist ma non disponga di un Volk, nel senso che il suo stile di vita è condiviso da razze e culture diverse. Prima di giudicarla,è di questo che occorre tener conto.

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2009