Marzo 2009

ECONOMIA E POLITICA

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Un altro New Deal?

Paul Krugman

Premio Nobel per l’Economia

 
 

A salvare l’economia, fu l’enorme progetto di opere pubbliche meglio noto come Seconda Guerra Mondiale, che fornì un incentivo fiscale adeguato alle necessità dell’economia.

 

D’un tratto, tutto quel che è vecchio è NewDeal. Reagan è passato di moda, Franklin Delano Roosevelt è tornato di moda. Eppure: quanto utile può essere concretamente l’epoca di Roosevelt per il mondo contemporaneo? Molto. Barack Obama, tuttavia, dovrebbe imparare anche dai fallimenti di Roosevelt, e non soltanto dai suoi successi.
La verità è che il New Deal fu più un successo a lungo termine che un successo nel breve periodo. La ragione del limitato successo immediato delle iniziative di Roosevelt, che quasi lasciò incompiuto il suo intero programma, fu che le sue politiche economiche erano troppo prudenti. Per quanto riguarda i risultati a lungo termine raggiunti dal New Deal, c’è da tener presente che le istituzioni alle quali Roosevelt diede vita si sono dimostrate di lunga durata e, allo stesso tempo, essenziali.
In realtà, quelle istituzioni sono state e rimangono il fondamento stesso della stabilità economica degli Stati Uniti. Immaginate quanto peggiore poteva essere la crisi finanziaria odierna, se il New Deal non avesse assicurato la maggior parte dei depositi bancari. Immaginate anche quanto più insicuri si sentirebbero gli americani più in là con gli anni in questi tempi, se i repubblicani fossero riusciti a smantellare la Social Security. Obama potrà conseguire qualcosa di paragonabile a tutto questo? Il nuovo Segretario Generale del Presidente ha dichiarato che «non si vorrebbe mai che una crisi diventasse un’occasione sprecata». I progressisti auspicano che la nuova Amministrazione, come il New Deal, reagisca alle attuali crisi economiche e finanziarie creando organismi appositi, dando soprattutto vita a un sistema sanitario universale, che cambi l’aspetto della società americana per le generazioni future. Ma il neo-Presidente dovrebbe cercare di non emulare un aspetto particolare del New Deal, che conseguì minor successo: la sua inadeguata risposta alla Grande Depressione stessa. Di questi tempi, c’è un apparato intellettuale impegnato a propagandare anche l’idea che di fatto Roosevelt aggravò quella Depressione. Pertanto, è importante comprendere una cosa: la maggior parte di ciò che si sente dire su questi argomenti si basa in genere su rappresentazioni fittizie dei fatti. Il New Deal portò un sollievo concreto alla maggioranza degli americani. Detto questo, Roosevelt di fatto non riuscì a pianificare una ripresa economica completa durante i suoi primi due mandati. Questo fallimento è spesso addotto a dimostrazione che la teoria economica keynesiana – secondo la quale aumentare la spesa pubblica può rimettere in moto un’economia paralizzata – non funziona.
Ma lo studio conclusivo sulle politiche fiscali degli anni Trenta, condotto dall’economista E. Cary Brown, del MIT, ha raggiunto una conclusione diametralmente opposta: l’incentivo fiscale fu infruttuoso «non perché non funzionasse, ma perché non fu sperimentato».
Potrebbe diventare difficile crederlo. È risaputo che il New Deal diede lavoro a milioni di americani messi a libro paga grazie alla Works Progress Administration e al Civilian Conservation Corps. Ancora oggi noi guidiamo lungo strade costruite dalla WPA e mandiamo i nostri figli in scuole edificate dalla WPA. Qualcuno vorrebbe farci credere che tutte queste opere pubbliche non avrebbero costituito uno stimolo fiscale di primaria importanza? Beh, non dell’importanza che uno potrebbe essere portato a credere. Gli effetti delle spese per i lavori pubblici federali furono in buona misura compensati da altri fattori, per la precisione da un forte aumento del prelievo fiscale varato da Herbert Hoover, i cui effetti definitivi si percepirono soltanto quando si insediò il suo successore. Inoltre, la politica espansionistica a livello federale fu indebolita dai tagli alla spesa e dagli aumenti tributari a livello statale e locale.
Roosevelt, oltretutto, non era soltanto riluttante a perseguire un’espansione fiscale a oltranza: era impaziente di tornare a regole di bilancio conservatrici. Questo suo desiderio quasi rischiò di compromettere il suo lascito. Dopo essersi aggiudicato un’eclatante vittoria elettorale nel 1936, l’Amministrazione Roosevelt tagliò la spesa e aumentò le tasse, precipitando una ricaduta economica che riportò il tasso di disoccupazione a percentuali di due cifre e condusse a una sonora batosta nelle elezioni di medio termine nel 1938.
A salvare l’economia, e lo stesso New Deal, fu l’enorme progetto di opere pubbliche meglio noto come Seconda Guerra Mondiale, che infine fornì un incentivo fiscale adeguato alle necessità dell’economia.
Questa storia insegna alcune lezioni di grande importanza per l’Amministrazione Obama. La lezione politica è che iniziative sbagliate in campo economico possono compromettere in breve tempo un mandato elettorale.
I Democratici hanno vinto con un forte margine, ma nel 1936 vinsero con uno ancora maggiore, per poi vederlo svaporare del tutto dopo la recessione del 1937-1938.
Dall’Amministrazione Obama gli americani non si aspettano risultati economici istantanei, ma in ogni caso i risultati li vogliono vedere e l’euforia dei suoi avrà certamente vita breve se non saranno in grado di assicurare una ripresa economica. La lezione economica è che è importante darsi da fare nella misura che serve. Roosevelt pensava di essere prudente tenendo a freno i suoi piani di spesa. In realtà, corse grossi rischi con l’economia e con il suo lascito.
Il mio consiglio a tutti è di prevedere di quanti aiuti necessiti secondo loro l’economia e quindi di aggiungervi un buon 50 per cento. In un’economia depressa, infatti,è molto meglio abundare con gli stimoli economici che deficere con troppi pochi. In sintesi: le chance di Obama di mettersi alla guida di un nuovo New Deal dipendono in buona parte da quanto audaci e temerari sapranno essere nel breve periodo i suoi piani economici. Ai progressisti non resta che sperare che egli abbia tutto il coraggio che serve.

   
   
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