Marzo 2009

LA TERZA VIA

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Tra protezionismo e capitalismo

Paul Anthony Samuelson Premio Nobel per l’Economia
 
 

America protezionista? Nei libri di storia, George W. Bush risulterà il peggior presidente che gli Stati Uniti abbiano avuto in 234 anni di vita.

 

Le mie osservazioni sulla storia dell’economia, nel breve e nel lungo periodo, mi portano
a credere che non ci siano alternative di fatto soddisfacenti al mercato nell’organizzazione
tanto dei Paesi poveri quanto di quelli ricchi.
Usare il mercato, tuttavia, non vuol dire adottare il capitalismo senza regole così profondamente amato dai liberisti puri. I sistemi di mercato non sono in grado di autoregolarsi, né sotto il profilo microeconomico né sotto quello macroeconomico. Ovunque siano stati applicati, hanno sistematicamente prodotto disuguaglianze intollerabili. Invece di essere il prezzo da pagare per incoraggiare un progresso dinamico attraverso innovazioni tecnologiche e del management, hanno prodotto dei difetti funzionali in quello che gli economisti chiamano total factor productivity.

Un negozio di Pechino, con i ventagli e i tradizionali “déng lóng”, le lanterne rosse, che contraddistinguono le attività commerciali cinesi in tutto il mondo.
Un negozio di Pechino, con i ventagli e i tradizionali “déng lóng”, le lanterne rosse, che contraddistinguono le attività commerciali cinesi in tutto il mondo. - Sanfamedia.com


Ne sono prova convincente le distorsioni che si sono verificate negli Stati Uniti nell’arco di tempo compreso tra il 2001 e il 2008. Mentre gli stipendi dei Ceo (Chief executive officer, amministratore delegato al vertice del management aziendale, N.d.R.) salivano, rispetto al salario medio degli impiegati, dalla proporzione – abbastanza fisiologica – di 40 a 1 a oltre 400 a 1, il sistema industriale, invece di progredire, si degradava.
Di conseguenza, il mio personale punto di vista è inguaribilmente centrista. Questo dovrebbe essere l’obiettivo degli Stati Uniti dal 2009 in avanti. Ritengo che dovrebbe esserlo anche per ogni altro Paese. I liberisti puri non soltanto sono tremendamente cinici, ma mettono a disposizione anche cattivi consigli. Mi riferisco, naturalmente, alle opinioni di Milton Friedman e di Friedrich Hayek. La “servitù” dalla quale mettono in guardia non è quella imposta da Gengis Khan, da Lenin-Stalin-Mao o da Hitler-Mussolini. Ce l’hanno, invece, con gli Stati di orientamento centrista del mondo contemporaneo.
Si pensi solo alla Svizzera, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti d’America, ai Paesi della Scandinavia e ai Paesi che si affacciano sul Pacifico. Come mai le popolazioni di questi Paesi fanno registrare alti indici di “felicità” e godono delle più ampie libertà di parola e di credo?

Dario Carrozzini
Dario Carrozzini


Nei libri di storia, George W. Bush risulterà il peggior presidente che gli Stati Uniti abbiano
avuto in 234 anni di vita. Uno dei suoi lasciti – tra gli altri – sarà il rischio che nel 2009-2014 la maggioranza, negli Stati Uniti, si allontani dal centro e si sposti marcatamente a sinistra. Se l’America diventerà protezionista, la colpa sarà senza ombra di dubbio della deregulation repubblicana: un bellissimo esempio di effetto tutt’altro che desiderato!
Ebbene sì, la politica dovrebbe regolare (in maniera razionale) la vita collettiva, e dovrebbe
comportarsi e agire in modo da stabilizzare la macroeconomia. Ebbene sì, i sistemi fiscali futuri possono ridurre, entro certi limiti, i danni più vistosi prodotti dalla disuguaglianza. Anche un sistema centrista, però, può provocare danni se interviene in maniera troppo pesante nel ridurre disparità e disuguaglianze. Il mio obiettivo è lo Stato Centrista Limitato.
Io sto al centro: non perché non riesca a decidere tra la destra e la sinistra, ma per il fatto che queste due posizioni hanno dimostrato di essere così inadeguate, che la ragione e l’esperienza mi spingono ad andare verso un centro dinamico.


   
   
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