Giugno 2008

L’europa utile

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L’anno della speranza?
Mario Pinzauti  
 
 

 

 

 

In partenza,
almeno, l’Istituto ha dunque tutte
le carte in regola per contribuire
alla diffusione
della speranza tra i cittadini europei.

 

Riuscirà davvero questo 2008 prima di concludersi, entro dicembre, a dimostrare di essere stato, per gli europei, l’anno dell’entusiasmo? Qualche mese fa lo dava per quasi certo il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, alla luce delle reazioni di diffusa soddisfazione popolare all’allargamento a 25 Paesi del cosiddetto Spazio Schengen, quello in cui gli europei possono muoversi senza sottoporsi a controlli di passaporti o di altri documenti d’identità, dunque come se fossero tutti cittadini di una casa comune.
Trascorso qualche mese, il pronostico su un plebiscito di generale entusiasmo si è indebolito per effetto soprattutto dei contraccolpi negativi che l’economia dell’Unione europea ha subìto e continua a subire per fenomeni di crisi provenienti da altre aree del mondo. Come accade davanti alla recessione americana e al vertiginoso aumento del prezzo del petrolio. E come non potrebbe essere diversamente dato che, anche nell’Europa comunitaria, a causa, tra l’altro, dei fenomeni prima ricordati, il caso della famiglia che con il salario e la pensione non riesce ad arrivare alla fine del mese rappresenta ormai un problema di massa.
Ci dispiace dunque, signor Barroso: per lei e anche per noi. Il risultato finale dell’entusiasmo popolare nel 2008 è in forse, molto in forse. È invece probabile il risultato – senz’altro apprezzabile con i tempi che corrono – della diffusione tra i cittadini comunitari di una forte speranza dovuta soprattutto ai successi dell’Europa utile, quella che lavora per migliorare le condizioni di esistenza di ognuno di noi.

Nell’articolo apparso nel precedente numero di questa Rivista abbiamo fornito un sommario ma eloquente elenco dei vantaggi che quindici anni di Mercato Unico, festeggiati all’inizio di quest’anno, hanno portato e continuano a portare in ogni casa dell’Unione. E tuttavia in un prossimo futuro questo elenco potrà essere ancora più ampio e significativo se si riuscirà a rimuovere le ultime resistenze che nei 27 Paesi dell’Europa Comunitaria ancora si oppongono a una completa libertà di circolazione delle persone, delle merci, dei capitali e dei servizi che il Mercato Unico ha promesso di realizzare per trasformare totalmente e definitivamente in una sola, grande area commerciale quelle che erano e, in parte limitata sono ancora, tante singole aree commerciali nazionali.
A fine 2007 la Commissione europea ha annunciato una grande offensiva contro i residui ostacoli che frenano il completamento degli obiettivi del Mercato Unico. E nel secondo trimestre del 2008 ha cominciato a passare dalle parole ai fatti dando vita a una rete, l’“Enterprise Europe Network”, che ha lo scopo di diffondere in un settore chiave dell’economia europea, quello delle Piccole e Medie Imprese, una migliore e maggiore conoscenza degli utili offerti dal Mercato Unico e delle iniziative da adottare per poterli ottenere.

A questo scopo viene creata una struttura organizzativa che nei numeri almeno è molto promettente. La rete sarà presente in tutti i Paesi nell’Unione e in altri tredici Paesi non aderenti all’Europa comunitaria, ma a vario titolo coinvolti nel Mercato Unico, dunque complessivamente quaranta. Impegnerà 500 organizzazioni (camere di commercio, agenzie regionali di sviluppo, centri tecnologici di ricerca, ecc.) in cui opereranno complessivamente 4.000 professionisti esperti della materia. È da augurarsi che basti per approfondire adeguatamente tra le Piccole e Medie Imprese le conoscenze sul Mercato Unico e arrivare a trarne risultati migliori di quelli già conseguiti.
L’iniziativa per ottenere che il Mercato Unico completi la realizzazione delle sue promesse dovrebbe in ogni caso contribuire a diffondere speranza tra il popolo dell’Unione. E tanto più perché è accompagnata da un’interessante segnalazione sui molti benefici che altri atti dell’Europa comunitaria hanno già portato nel 2007 a tutti i cittadini.
La segnalazione avviene con un opuscoletto edito dalla Commissione europea e recentemente recapitato sia alle redazioni dei giornali sia a tutti coloro che, professionalmente, si occupano d’Europa. È una pubblicazione che già nel titolo promette di essere un veicolo di fiducia nelle istituzioni dell’Unione: L’Europa e voi nel 2007: un panorama dei successi dell’UE. Si tratta – come documenta il testo – di successi grandi, medi, piccoli, già realizzati o in costruzione. Ciascuno di essi ha lasciato un seguito di apprezzabili vantaggi per i cittadini.

Cominciamo da quanto si è ottenuto con la lotta alla disoccupazione. Nel 2007 nell’Unione europea sono stati creati 3 milioni e 600 mila nuovi posti di lavoro, con la conseguenza di un aumento dell’1,6 per cento del totale del numero degli occupati. Vero è che buona parte di questi risultati sono stati ottenuti nei Paesi entrati nell’Europa comunitaria nel 2004. Ma è anche vero che indirettamente sensibili benefici per i successi raggiunti in questi Paesi si sono già avvertiti e ancor più si avvertiranno in un prossimo futuro in tutte le altre zone dell’Unione. In queste zone infatti sta sensibilmente diminuendo l’afflusso di eccessi di quantità di manodopera disoccupata e spesso anche non specializzata proveniente dall’Est europeo.
È comunque un diretto vantaggio oltre che un motivo di orgoglio per tutti i 483 milioni di cittadini comunitari il fatto che l’Unione, nel 2007, abbia assunto la leadership dell’iniziativa internazionale per combattere le emissioni di gas a effetto serra pericolose, com’è noto, per la sopravvivenza stessa del pianeta.
L’Europa comunitaria l’anno scorso si è impegnata infatti: 1) a ridurre entro il 2020 del 30 per cento (rispetto al 1990) le emissioni di anidride carbonica e altri gas nocivi; 2) ad arrivare sempre entro il 2020 a un risparmio del venti per cento dei consumi energetici; 3) a triplicare, ancora nello stesso arco di tempo, la produzione di energia rinnovabile fino a portarla a rappresentare il venti per cento del totale, rendendo così possibile, tra l’altro, una presenza di biocarburanti non inferiore al dieci per cento nella benzina e nel gasolio.
E molti altri sono i vantaggi, per tutti, che, come ricorda l’opuscoletto, l’Ue ha assicurato ai suoi cittadini nel 2007. L’allargamento dello Spazio Schengen, che giustamente ha suscitato l’entusiasmo del presidente della Commissione Barroso, ha abolito ogni controllo di frontiera tra Paesi che fino al 1989 avevano come confine la cosiddetta Cortina di Ferro, rendendo dunque amici e cittadini della stessa casa comune popoli che per decenni si sono guardati in cagnesco, pronti ad affidare alle armi la soluzione dei loro contrasti.

Di interesse e di vantaggio comune sono anche le norme per il sostegno alle aziende agricole e quelle per forme di concorrenza che assicurino la massima correttezza. Con le prime, varate nel 2007 e in vigore da quest’anno, si è offerta ai produttori agricoli la possibilità di unirsi in gruppi che abbiano la forza e i mezzi per contrastare la speculazione della grande distribuzione. Quest’ultima, che controlla dal 70 al 90 per cento del commercio dei prodotti della terra, li acquista dalle aziende agricole a prezzi irrisori e, dopo una serie di passaggi, li fa arrivare ai consumatori a prezzi esosi.
Le nuove norme promettono mezzi per contenere questa speculazione che danneggia sia i produttori che i consumatori. Ad obiettivi non troppo dissimili, sia pure in un ambito diverso, hanno mirato le iniziative per una concorrenza corretta adottate dall’Unione nel 2007.
Anche in questo campo ci sono colossi che con la loro forza economica e la loro capacità d’influenza impongono prodotti e prezzi. Avviene ad esempio per le automobili e per i computer. Emanando regole sempre più vincolanti e, quando necessario, deferendo alla Corte di Giustizia europea le aziende che non le osservano – come proprio nel 2007 è avvenuto per la Microsoft, il gigante dell’informatica mondiale – l’Unione si è battuta e continua a battersi per riportare nel settore ordine e correttezza, ottenendo significativi successi.
Un’occhiata, prima di concludere la lettura dell’opuscoletto della Commissione, ai vantaggi che, con l’istituzione dell’ “eurotariffa”, sono offerti, a partire dall’estate 2007, a tutti i 400 milioni di cittadini dell’Unione possessori di telefoni cellulari. In precedenza costoro, se si spostavano da una parte all’altra dell’Europa comunitaria, dovevano pensarci non una ma due volte, anche di più, prima di usare il telefonino per chiamare nel proprio Paese parenti, amici, colleghi o ricevere da loro telefonate. E se si decidevano, alla fine, di effettuare la chiamata o riceverla dovevano stare attenti alle decine di secondi che trascorrevano mentre usavano il cellulare. Altrimenti rischiavano di pagare vere e proprie tombole.
Con l’eurotariffa, in vigore dall’estate 2007, i costi si sono notevolmente abbassati. Prima occorrevano 1 euro e 10 centesimi per ogni minuto di chiamata da cellulare tra un Paese all’altro dell’Unione. Oggi bastano, per la stessa durata di tempo, 49 centesimi. Per ricevere una telefonata sempre da un Paese all’altro dell’Europa comunitaria con l’eurotariffa si è scesi da 58 a 24 centesimi a minuto. Mediamente il risparmio è stato del 60 per cento.
Si capisce dunque l’entusiasmo (in questo caso entusiasmo vero, non soltanto a livello di speranza) con cui l’eurotariffa è stata accolta dagli utenti dei cellulari. Un mese dopo che era entrata in vigore, nell’agosto dello scorso anno, essa era stata sperimentata – e festeggiata – da 200 milioni di cittadini.
In definitiva, nel 2007 l’Europa utile, l’Europa al servizio dei cittadini, ha fatto una buona semina di speranza. E lo stesso sta facendo nel 2008. Tra le tante iniziative già avviate o in preparazione un solo esempio, che aggiungiamo al rilancio e al completamento del Mercato Unico di cui abbiamo parlato all’inizio. Riguarda l’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia. Deciso dal Consiglio dei Ministri e approvato a fine inverno dal Parlamento europeo, è ora in fase di partenza con il proposito – di particolare interesse in questo momento di crisi mondiale – di dare un importante contributo alla crescita economica dell’Unione attraverso una sempre maggiore diffusione dell’innovazione e della tecnologia.
Finanziato da fondi europei, ma sostenuto anche da interventi di aziende private, l’Istituto è pensato e realizzato per favorire sinergie al massimo livello e forme di attivo partenariato tra i soggetti che nell’Europa comunitaria sono già al lavoro o sono pronti a impegnarsi per l’innovazione e la tecnologia. In partenza, almeno, ha dunque tutte le carte in regola per contribuire alla diffusione della speranza tra i cittadini europei.

 

   
   
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