Giugno 2008

Economia della felicità

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Scelte per il futuro
Daniel Kahneman Psicologo israeliano, Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

Le decisioni
sui nostri futuri
consumi spesso non tengono conto dell’eventualità che i nostri gusti in futuro possano cambiare.

 

Con quanta precisione siamo capaci di predire la nostra utilità futura? Le risposte a questa domanda sono per lo più indirette. Così, è indicativo che alcuni importanti risultati delle ricerche edeniche siano generalmente considerati non intuitivi.
Tra le sorprese, c’è da annoverare la singolare crescita del gradimento in seguito a semplice esposizione a stimoli inizialmente neutri e alcuni effetti di dissonanza sui gusti. Uno studio sulle idee della gente riguardo ai possibili modi per indurre un bambino a gradire o meno un cibo ha messo in luce un’analoga carenza di senso comune sulla dinamica dei gusti.
L’incoerenza dinamica può essere un’altra delle manifestazioni di una previsione edenica non accurata. Ad esempio, Christensen e Szalansky nel 1984 documentarono numerosi casi in cui donne in travaglio ribaltavano la loro preferenza, espressa da lungo tempo, per partorire senza anestesia. Le inversioni potrebbero essere dovute a un’impropria attualizzazione del dolore nelle preferenze iniziali, ma potrebbero anche riflettere un errore nella previsione di partenza dell’intensità delle doglie.

In uno studio del 1993 sull’effetto dotazione (l’endowment effect o “effetto dotazione” consiste nella discrepanza tra la valutazione che si dà ad un bene nel caso in cui lo si possieda e la valutazione che si dà dello stesso bene nel caso in cui non lo si possieda, N.d.R.), Loewenstein e Adler ottennero un risultato molto interessante. Dopo aver mostrato ad alcuni dei soggetti sottoposti all’esperimento una tazza intarsiata con un motivo ornamentale, chiesero ad alcuni di loro di «immaginare che vi abbiamo consegnato una tazza esattamente uguale a quella che state vedendo, e che vi diamo l’opportunità di tenervela oppure di venderla in cambio di una certa somma di denaro».
Queste persone compilarono poi una scheda per indicare le loro preferenze per una specifica forchetta di prezzi di vendita, secondo la procedura indicata da Kahneman, Knetsch e Thaler (1990), e la cifra media pronosticata risultò pari a 3,73 dollari. Poi, a tutti i soggetti furono realmente consegnate una tazza e un’altra scheda che offriva la possibilità di cedere l’oggetto per una somma in contanti. Il prezzo medio di vendita indicato dai soggetti che soltanto pochi minuti prima avevano formulato la previsione risultò di 4,89 dollari, significativamente più elevato del valore da essi stessi indicato e di poco inferiore al prezzo di vendita fissato da soggetti che non avevano fatto alcuna previsione preventiva (5,62 dollari). I protagonisti di questo esperimento, pertanto, si mostrarono incapaci d’immaginare che il possesso reale della tazza avrebbe generato una certa riluttanza alla sua cessione.
Simonson nel 1990 documentò un risultato che illustra un errore di predizione edenica o, forse, addirittura la diretta incapacità di formulare un pronostico di questa natura. Egli offrì ai suoi studenti l’opportunità di scegliere al principio di una lezione tra una serie di spuntini alternativi, per ricevere il prodotto prescelto al termine della lezione. In una prima condizione sperimentale, i soggetti fecero una scelta alla settimana per tre settimane consecutive; in un’altra condizione sperimentale, altri soggetti fecero le loro scelte per tutt’e tre le settimane al momento della prima lezione.
Le scelte fatte dai due gruppi risultarono sorprendentemente divergenti: i soggetti che ebbero la possibilità di scegliere i loro spuntini in tre momenti distinti tendevano ogni volta a preferire il medesimo prodotto, o comunque snack molto simili tra di loro; quelli che dovettero scegliere in anticipo per tutt’e tre le settimane, invece, optarono tendenzialmente per prodotti differenti per le diverse occasioni.
È ragionevole considerare erronee queste scelte orientate alla varietà: è chiaro che quegli studenti non riuscirono a rendersi conto che le loro preferenze del momento sarebbero riemerse dopo un intervallo di una settimana.

Un’ulteriore ricerca chiarì la natura dell’errore: le scelte fatte in anticipo risultarono meno variate allorché si chiese ai soggetti di prevedere, prima di decidere, quali sarebbero state le loro reali preferenze nelle successive occasioni di verifica. Questa scoperta indica che in realtà i soggetti sarebbero stati capaci di prevedere con precisione le proprie future preferenze, ma, in mancanza di istruzioni specifiche, non si erano preoccupati di formulare una previsione dei loro gusti futuri prima di prendere una decisione su un futuro consumo.
Snell e chi scrive nel 1992 presentarono uno studio pilota sulla precisone della predizione edenica. Prendemmo in esame le previsioni di futuro gradimento per un alimento o un pezzo musicale, in condizioni che rendevano probabile un cambiamento di atteggiamento. In un primo esperimento, i soggetti consumarono una porzione del loro gelato preferito ascoltando simultaneamente un certo brano musicale, alla medesima ora per otto giorni consecutivi, in identiche condizioni fisiche. Subito dopo ciascun episodio di consumo, dovevano valutare il loro livello di gradimento del gelato e della musica. Al termine della prima sessione, formularono la previsione dei punteggi che essi stessi avrebbero assegnato il giorno seguente e al termine dell’esperimento.
Questo esperimento intendeva verificare la precisione delle predizioni edeniche in condizioni relativamente favorevoli. Il nostro ragionamento fu che i soggetti sottoposti all’esperimento, essendo studenti, non solo erano grandi esperti di consumo di gelato e di ascolto di brani musicali, ma di entrambi questi prodotti avevano avuto anche esperienze reiterate e, quindi, era lecito aspettarsi che sapessero prevedere l’effetto sui loro gusti delle frequenti ripetizioni proposte.
Altri esperimenti della stessa serie utilizzarono uno stimolo meno familiare e meno diffuso nell’ambiente studentesco, cioè lo yogurt naturale magro. La precisione delle loro previsioni edeniche, però, fu generalmente piuttosto scarsa.
Il confronto tra la media delle previsioni e la media dei punteggi reali portò alla luce alcuni errori commessi da quasi tutti nella previsione di semplici tendenze delle risposte edeniche. Per esempio, la maggior parte degli studenti, dopo avere assaggiato un cucchiaio di yogurt naturale, pronosticò che il giorno seguente avrebbe assegnato il medesimo punteggio al consumo di un intero vasetto da 200 grammi; invece, nella realtà, quella della porzione più abbondante risultò un’esperienza di gran lunga più sgradevole. La maggior parte dei soggetti, inoltre, non riuscì a prevedere il netto miglioramento della propria disposizione verso lo yogurt che si verificò (per i più) con l’ulteriore esposizione all’alimento.
Si direbbe che esista una teoria non scientifica dei cambiamenti edenici, di scarsa precisione, accettata dalla maggior parte dei nostri soggetti.
Questi risultati consentono di trarre due conclusioni: primo, molte volte mostriamo scarsa capacità di prevedere l’evoluzione della nostra risposta edenica a stimoli esterni; secondo, anche in situazioni che consentirebbero di formulare previsioni edeniche precise, tendiamo a prendere decisioni sui nostri futuri consumi senza attribuire il giusto peso all’eventualità che i nostri gusti in futuro possano cambiare.

 

   
   
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