Marzo 2008

Prospettive
Indietro
A che punto è la notte
Paul Anthony Samuelson
Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

L’accesso al
credito oggi è più difficile di prima. Perché, anche se
il costo del denaro è inferiore, i rischi sono maggiori e più diffusi.

 

L’America corre il rischio di entrare in una fase di recessione causata dalla bolla immobiliare, dai mutui facili, dall’uso spregiudicato della finanza creativa e dalla politica irresponsabile dell’Amministrazione. Ci sono il 50 per cento di possibilità che gli Stati Uniti entrino in una crisi del genere.
In questo periodo sono in Florida: qui c’è già una recessione, i negozi chiudono uno dopo l’altro e le attività vanno molto a rilento. Ma tutto ciò accade perché da queste parti, come nella California, a New York e a Boston, prima esisteva un mercato immobiliare molto forte ed era il motore dell’economia. È ovvio che le previsioni per il 2008 sono chiare: gli Stati Uniti d’America saranno deboli.

Per quel che riguarda il resto del mondo, a lungo si è ritenuto che il termometro per misurare lo stato di salute dell’economia globale fosse l’andamento degli Stati Uniti con quello del Giappone e della Germania. Oggi non è più così, ci sono nuove realtà come Cina e India che hanno acquistato un peso maggiore, e per questo motivo è necessario valutare l’andamento delle economie di questi due Stati per capire l’orientamento globale. Inoltre, a contribuire al rallentamento degli Stati Uniti nel corso del 2007 sono stati il tasso di risparmio sotto lo zero e quindi i super-consumi – che in Europa non ci sono – e la leggerezza politica dell’amministrazione repubblicana.
Quali sono i fattori che incidono maggiormente sull’economia e sui mercati, è presto detto: oltre alla recente volatilità immobiliare, c’è un altro grande elemento di incertezza, ed è rappresentato dall’ingegneria finanziaria, vale a dire la finanza creativa.
I prodotti derivati, come “call” e “swaps”, sebbene siano stati pensati per ridurre il rischio sul piano delle finanze, hanno creato in realtà una sorta di Frankenstein che distrugge la trasparenza. Questo, unito alla crescita esponenziale delle operazioni di “leverage”, ha registrato ricadute notevoli sui sistemi bancari statunitensi, e non solo.
Per quel che riguarda il punto di rottura, c’è una palese responsabilità delle agenzie di rating, che hanno dato giudizi generosi per le attività legate ai mutui. Le agenzie hanno detto ai risparmiatori quello che costoro volevano sentir dire. Per questo motivo, se c’erano tre categorie di mutui con rischi diversi, si dava a tutti un giudizio di “tripla A”, vale a dire il massimo grado della scala di valori. Questo ha reso complicato capire i rischi reali e ha portato giorno dopo giorno a un abuso del ricorso al credito spregiudicato.
Quali possono essere, a questo punto, le prospettive per gli Stati Uniti e per l’Europa è difficile dirlo, perché il quadro risulta abbastanza complicato. Oltre alla crisi dei mutui, stiamo assistendo anche a un generale rallentamento dell’import e dell’export, e a una debolezza del settore bancario. Purtroppo, le autorità di controllo e le Banche centrali si sono accorte della situazione in ritardo. È stata la Banca centrale europea a lanciare il primo allarme e ad adottare interventi mirati, mentre la Federal Reserve americana è arrivata dopo. In Europa le ricadute potrebbero essere dunque meno pesanti.

Il piano di incentivi fiscali e la riduzione dei tassi vanno nella giusta direzione, ma questo non è sufficiente: l’accesso al credito oggi è più difficile di prima. Perché, anche se il costo del denaro è inferiore, i rischi sono maggiori e più diffusi.
Le sorti dell’economia dipenderanno dalle scelte future dell’Amministrazione statunitense. Se non si cambierà il tipo di politica che ha avuto un ruolo decisivo nella crisi, i rischi di recessione non potranno che aumentare velocemente. Fra l’altro, esiste – eccome! – un rischio di stagflazione. Ogni volta che la Federal Reserve si riunisce, metà dei membri del Fomc (il comitato esecutivo) esprime preoccupazioni per l’inflazione, e l’altra metà per la crescita e per l’occupazione. E questo mi riporta alla mente la situazione degli anni Settanta.

 

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2008