Marzo 2008

Bolle & speculazioni
Indietro
Implosioni d’America
Joseph Stiglitz
Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

Ora che i tassi
d’interesse più
alti hanno fatto crollare i prezzi delle case, il gioco è finito: tutto si è
tradotto in una
catastrofe umana
ed economica.

 

Non sempre, scoprendo di essere nel giusto, si prova una grande soddisfazione. Per molti anni ho sostenuto che l’economia americana si reggeva su una bolla immobiliare, subentrata alla bolla del mercato azionario degli anni Novanta. Ma nessuna bolla può dilatarsi all’infinito. Con gli stipendi della middle-class bloccati, gli americani non hanno potuto permettersi di comprare case sempre più costose.
È risaputo che uno dei miei predecessori nella posizione di Presidente del Consiglio dei consulenti economici del presidente degli Stati Uniti un giorno disse: «Tutto ciò che non è sostenibile non sarà sostenuto». Contrariamente a coloro i quali si guadagnano da vivere giocando in Borsa, gli economisti non hanno mai affermato di essere in grado di prevedere quando sarebbe arrivato il giorno della resa dei conti, e tanto meno di poter individuare l’evento che avrebbe fatto crollare i castelli di carta. Ma gli schemi sono sistematici, e le loro implicazioni si svelano gradatamente, e infelicemente, nel tempo.
Siamo in presenza di una macrostoria e di una microstoria. La macrostoria è semplice, ma drammatica. Assistendo al crollo del mercato dei mutui subprime alcuni assicurano: «Non preoccupatevi, è un problema che riguarda esclusivamente il settore immobiliare». Si trascura in questo modo il ruolo fondamentale che il settore immobiliare ha rivestito di recente nell’economia statunitense.
I prezzi in pieno boom delle case avevano infuso negli americani una grande fiducia negli strumenti finanziari con i quali spendere più di quanto guadagnavano. Il tasso di risparmio delle famiglie americane era sceso a livelli mai più visti dalla Grande Depressione: praticamente negativo, o uguale a zero.

Ora che i tassi d’interesse più alti hanno fatto crollare i prezzi delle case, il gioco è finito. Quando l’America si orienterà su un tasso di risparmio del 4 per cento (ancora basso per quelli che sono gli standard normali), la domanda complessiva si indebolirà, e con essa l’economia.
La microstoria è più drammatica ancora. I bassi tassi di interesse del 2001, del 2002 e del 2003, veri record, non hanno incoraggiato gli americani a investire di più (vi era già una capacità eccedente). Al contrario, quei capitali facilmente accumulati hanno spinto i proprietari di immobili a rifinanziare i loro mutui e a spendere parte dei loro capitali, stimolando di conseguenza l’economia.
Ma gli istituti di credito aggressivi e speculatori, che erogavano prestiti, si sono spinti ancora oltre, offrendo mutui ammortizzabili negativi, così che l’importo da restituire è aumentato anno dopo anno. Ad un certo punto, in futuro, gli importi dei pagamenti sarebbero, sì, aumentati, ma ai mutuatari è stato detto ancora una volta di non preoccuparsi: i prezzi degli immobili sarebbero aumentati ancora più rapidamente, rendendo facile e possibile rifinanziarsi con un altro prestito di ammortamento negativo. Da quanto dicevano, c’era un unico modo per rimetterci davvero: restarsene in disparte, con le mani in mano. Tutto ciò si è tradotto in una catastrofe umana ed economica. Ormai la realtà è più che palese: i giornali riferiscono di casi di mutuatari le cui rate risultano superiori al loro intero reddito.
La globalizzazione implica che il problema dei mutui americani abbia ripercussioni in tutto il mondo. Il primo assalto a una banca si è verificato con la Northern Rock, un istituto bancario britannico che erogava mutui. L’America è riuscita a rifilare agli investitori di tutto il pianeta (banche incluse) cattivi mutui per centinaia di miliardi di dollari. Li ha nascosti in complessi dispositivi talmente bene che nessuno si è reso conto esattamente di quanto fossero compromessi e nessuno è stato in grado di calcolare in che modo assegnare loro rapidamente il giusto prezzo. A fronte di una simile incertezza, i mercati si sono fermati.
Ai vecchi tempi, qualora i mutuatari avessero trovato impossibile far fronte ai pagamenti, il mutuo sarebbe stato ristrutturato: i pignoramenti infatti erano considerati un male, sia per l’ente erogatore sia per il mutuatario. Di questi tempi, invece, la securitizzazione ha reso difficile, se non addirittura impossibile, il ricorso a una soluzione del genere.
Adesso ad aver necessità dell’aiuto del governo sono le vittime degli istituti di credito aggressivi e speculatori. Con mutui che ormai arrivano al 95 per cento o più del valore della loro casa, la ristrutturazione del debito non sarà cosa facile. Ciò che è indispensabile, al contrario, è offrire ai soggetti che hanno un indebitamento eccessivo una sollecita possibilità di ricominciare da capo, per esempio con uno speciale provvedimento fallimentare che consenta loro di recuperare il 75 per cento della loro partecipazione originaria all’acquisto della casa, e l’ente che ha erogato il mutuo dovrebbe accollarsene i costi.
Ci sono molte lezioni che l’America e il resto del mondo potranno trarre da ciò che sta accadendo, e tra queste l’esigenza di una più ampia regolamentazione del settore finanziario, e soprattutto una migliore protezione nei confronti dei prestiti speculativi e molta più trasparenza.

 

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2008