Marzo 2008

Verso oriente
Indietro
Martirio del Tibet
Tenzin Gyatso
XIV Dalai Lama - Premio Nobel per la Pace
 
 

 

 

 

 

 

Per i tibetani che vivono sotto il
potere cinese la vita è molto
faticosa, perché alle proteste segue ineluttabile
un’aspra reazione.

 

La bellezza mozzafiato degli splendidi paesaggi tibetani, la tenacia e il buon carattere della popolazione, che incantano il visitatore, sono stati descritti e mostrati in molti libri; pochi però hanno avuto il coraggio di far vedere anche i cambiamenti intervenuti di recente.
Oggi il Tibet continua ad essere un Paese segnato dalla sofferenza, oppresso da un’occupazione imposta con la forza. L’enormità delle distruzioni e dei patimenti inflitti al popolo tibetano ha inciso sulle consuetudini stesse della nostra vita, sulle istituzioni, sul sistema scolastico e persino sull’ambiente e sulla fauna e la flora selvatiche. Da quasi cinquant’anni lottiamo per tenere desta l’attenzione alla nostra causa, e per custodire la nostra cultura buddista, che propugna la non-violenza e la compassione.
Sarebbe facile arrabbiarsi per quanto è successo. Etichettando come “nemici” le autorità cinesi, potremmo pronunciare un’ipocrita condanna della loro brutalità, ma non è così che si ottengono la pace e l’armonia.
Tuttavia, non possiamo far finta che quanto avviene non sia mai accaduto. La quota di popolazione cinese all’interno del Tibet cresce di anno in anno a un ritmo allarmante. Se prendiamo ad esempio Lhasa, il rischio concreto è che in un futuro nient’affatto remoto i tibetani siano ridotti a una minoranza trascurabile nella loro stessa patria. Mi preoccupa che il popolo tibetano, con il suo prezioso retaggio culturale, finisca con lo svanire impercettibilmente dalla faccia della terra. Perciò mi adopero per ottenere un’autentica autonomia per il popolo tibetano all’interno della Cina, cosa che ritengo possa tornare a nostro vantaggio.

Il Tibet è un Paese poverissimo. Spiritualmente è molto progredito, ma ciò non toglie che noi tibetani abbiamo bisogno di un tetto, di mezzi di comunicazione più agevoli, di altre strutture materiali. Poiché vogliamo rendere moderno il Tibet, possiamo trarre molti vantaggi dal rapporto con la Cina. Ma il fatto di ottenere un’autonomia nel vero senso del termine è anche una semplice questione di giustizia, per assicurare una protezione efficace al nostro peculiare retaggio culturale, a una ricca tradizione buddista e a un ambiente fragile e delicato.
Per i tibetani che vivono sotto il potere cinese la vita è molto faticosa, perché alle proteste segue ineluttabile un’aspra reazione. E tuttavia, se i cinesi vogliono sul serio riportare alla normalità la situazione del Tibet, io credo debbano riconoscere i gravi problemi che esistono in quel Paese, e anche le fondate lamentazioni e i profondi risentimenti del popolo tibetano.
Per quanto la nostra sia una terra remota e appartata, anche noi tibetani, come chiunque altro, vogliamo vivere in pace e tranquillità, e, come chiunque altro, ne abbiamo il diritto.

 

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2008