Il Rapporto
fotografa
la seria difficoltà di un italiano su due a praticare una
vocazione
per la quale fino
a qualche tempo
fa il nostro Paese si distingueva
in positivo in tutto
il mondo.
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Anche questanno unattenta lettura del Rapporto curato
da BNL-Centro Einaudi con il supporto della Doxa non solo si rivela
una fonte particolarmente ricca di dati, in grado, quindi, di fotografare
nel dettaglio gli aspetti congiunturali del risparmio e le dinamiche
delle sue componenti; ma in più questo documento si conferma
come unautorevole testimonianza degli atteggiamenti chiave
del risparmiatore italiano e delle criticità che si frappongono
nel nostro Paese ad uno sviluppo più deciso della cultura
finanziaria 1.
Ed è proprio lampiezza e la complessità delle
informazioni acquisite che rendono preferibile scegliere in alternativa
ad una sintesi del Rapporto la riflessione su alcuni degli aspetti
giudicati di maggior spessore concettuale e di più rilevante
impatto sui comportamenti individuali.
Si può allora iniziare questa ricognizione da un primo dato,
non proprio rassicurante, che emerge dalle interviste effettuate
2: nel 2006 il 49% degli italiani non ha risparmiato. Si tratta
di una rilevazione che seppure attenua i picchi negativi registrati
lanno precedente e ancor prima nel 2000 (rispettivamente con
il 51% e il 50%) continua a fotografare la seria difficoltà
di un italiano su due a praticare una vocazione per
la quale fino a qualche tempo fa il nostro Paese si distingueva
in positivo nelle classifiche internazionali.
Se, invece, si preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno
dellItalia che risparmia, si riscontra che alla radice di
questa vocazione un ruolo predominante è svolto dal motivo
keynesiano del fronteggiare gli eventi imprevisti (47%), seguito
dallacquisto/ristrutturazione della casa (29%); mentre più
indietro nella lista delle cause che spingono a risparmiare si collocano
lintegrazione della pensione (11%), lassistenza medica
nella vecchiaia e le spese per listruzione (7%).
Da questo primo quadro di evidenze statistiche se da un lato si
ha la conferma che in Italia il risparmio rappresenta molto meno
che in passato una virtù assoluta, dallaltro risulta
altrettanto verificato che il mancato risparmio non deriva da una
libera scelta, ma da una condizione obbligata dalle circostanze.
Un secondo aspetto non banale che lesame di questa edizione
del Rapporto pone in primo piano concerne il rapporto tra il risparmiatore,
in quanto consumatore di prodotti finanziari, e gli intermediari
finanziari. Un rapporto caratterizzato da una razionale avversione
al rischio e da unacuita esigenza di sicurezza messe in evidenza
dal risparmiatore3. Caratteristica, inoltre, dove ancora una volta
la banca di famiglia svolge una funzione centrale, sia come soggetto
principale di riferimento nellesecuzione delle operazioni
di routine, sia nella qualità di interlocutore privilegiato
nellacquisizione di informazioni finanziarie e nellerogazione
di interventi di consulenza e assistenza. A riguardo le evidenze
statistiche non lasciano dubbi con gli elevati livelli di fiducia
riscontrati nellassolvimento del ruolo di informatore e consulente
nella gestione del risparmio familiare.
Una battuta darresto sembrerebbe invece profilarsi
e qui si passa ad un terzo ordine di considerazioni nellutilizzo
del remote banking; anzi, una vera e propria flessione si registra
nellambito dellInternet banking circa la quota di quanti
effettuano con questo strumento operazioni di tipo dispositivo.
Alla base di questo andamento vi sono probabilmente due atteggiamenti
concorrenti e complementari : dal lato degli intermediari un rallentamento
nei comportamenti finalizzati alla sollecitazione e alla promozione
dei canali telematici; dal lato della clientela il riaffermarsi
della necessità di un rapporto fiduciario corroborato da
un contatto personale con lintermediario finanziario. Entrambe
queste ragioni conducono, comunque, ad una criticità già
osservata negli anni passati circa la necessità ormai indifferibile
per gli intermediari di avviare una seria riflessione sulla strategia
di differenziazione dei canali distributivi con lelaborazione
di adeguate e coerenti politiche di marketing.
Cè anche un quarto elemento di valutazione da non dimenticare
nel tratteggiare il profilo comportamentale del risparmiatore italiano,
un elemento sul quale il Rapporto 2006 si sofferma lungamente 4:
lo scarso interesse mostrato per gli argomenti dinformazione
e analisi finanziaria (basti ricordare che larea del profondo
disinteresse si colloca tra il 54% e il 55%!).
In questo senso, purtroppo, la conferma del disinteresse giunge
anche dai risultati di un altro indicatore: la quantità di
tempo dedicata allacquisizione e allanalisi delle informazioni
utili per orientarsi nella gestione del risparmio. Significativamente
solo poco meno del 13% degli italiani destina alle informazioni
qualificate sugli investimenti più di unora a settimana;
mentre poco meno del 50% (quindi quasi 1 italiano su 2) dichiara
candidamente di non dedicarvi alcun tempo.
Se, dunque, è pur vero che il risparmiatore italiano confessa
di essere stato seriamente colpito nella sua fiducia verso gli intermediari
finanziari dagli scandali che a ripetizione hanno caratterizzato
le vicende economiche del nostro Paese negli ultimi anni, è
egualmente certo che egli non è stato capace di assumere
comportamenti proattivi. Sia provando a cambiare gli operatori ai
quali rivolgersi, sia soprattutto consacrando più tempo allinformazione
e alla cura del proprio risparmio.
In questa ottica non può che preoccupare il continuo declino
della televisione e dei giornali quali fonti di approvvigionamento
informativo per dei risparmiatori che sembrano, in definitiva, quasi
totalmente alieni dalla ricerca di fonti informative adeguate; mentre,
secondo le valutazioni espresse nel Rapporto, «dovrebbero
essere presi per mano e seguire un vero e proprio percorso scolastico
per diventare finanziariamente indipendenti» 5.
Da questultima considerazione deriva senza alcun dubbio che
la strada per una cultura finanziaria consapevole in Italia si profila
lunga e irta di difficoltà 6, nonostante che il titolo (forse
un po ottimista) di questanno del Rapporto induca a
delineare la figura di un risparmiatore non più fai
da te come in passato, ma in grado di esprimere delle scelte.
Ma forse in questo caso, più che una constatazione, si intendeva
esprimere un auspicio di cui ci si augura potranno valutarsi gli
effetti già nella prossima edizione, che taglierà
il traguardo dei venticinque anni, un periodo congruo perché
si verifichino delle variazioni in melius normalmente legate al
volgere di una generazione.
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