LOccidente è stato il primo al mondo
a pronunciare
le parole individuo, libertà, diritti umani. Nulla potrà
sottrarci questa gloria.
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Ne hanno parlato Massis, Spengler, Sombart, Dandieu, Ortega y Gasset,
Malraux, per citare alcuni autori classici che hanno meditato sulla
grandezza e sulla decadenza della nostra civiltà. Che è
come dire che hanno presentato una difesa dellOccidente. Eppure,
non tutto è stato detto, e nella crisi che stiamo attraversando
con la nostra civiltà messa in discussione, rifiutata a scatola
chiusa, condannata senza appello, si deve tentare ancora una volta
di guardarsi allo specchio, cercando di scoprire il nostro vero
volto dietro le maschere e le smorfie, e di riscoprire le nostre
verità, prima che abbia sopravvento il travisamento definitivo.
Non è questione di rifare lopera poetica di Claudio
Rutilio Namaziano (e meno che mai quella di Virgilio riferita alla
missione di civiltà di Roma), né di ricostruire pagine
apologetiche. Ma al cospetto della marea montante degli odii e delle
condanne del mondo occidentale, di fronte allesaltazione suicida
di tanti europei, è necessario ricordare come lOccidente
sia anche qualcosa di diverso: un valore insostituibile, al punto
che la sua fine rappresenterebbe oggi la fine di ogni possibile
civiltà.
LOccidente è ritenuto reo di tutte le colpe. Ha invaso
il mondo, ha soggiogato popoli che chiedevano solo di vivere in
pace, popoli felici, fecondi, prolifici, ben nutriti, che non conoscevano
il male, la schiavitù, che vivevano sicuri secondo le loro
filosofie. Unetà delloro di nuovo genere? Nientaffatto,
poiché nel quadro idilliaco che ci viene dato della Cina
e dellImpero Arabo, del Mondo Bantù o dellImpero
Azteco, ritroviamo tutte le effusioni del XVII secolo. A rinnovare
oggi il mito del buon selvaggio è proprio chi ci descrive
il mondo meraviglioso che preesisteva allarrivo degli occidentali.
Tutte le arti e tutte le raffinatezze risplendevano in quel mondo
felice che ignorava la morte il peccato la vergogna loppressione
la morale: una libera natura per un uomo innocente.
Poi arrivò lOccidente con il suo rosario di catastrofi.
Comparve con i suoi uomini bardati di ferro, assetati di oro, ingannando
i poveri popoli che li accoglievano con ospitalità edenica.
Guerrieri e mercanti saccheggiavano le ricchezze, asservivano gli
uomini, conquistavano le terre; importavano ovunque il terrore,
la tortura, la malattia. E li accompagnavano i missionari, distruttori
di costumi sani e naturali, che imposero unideologia religiosa
con lo scopo di velare i traffici e la morte, che calpestarono le
antiche credenze adatte ai popoli che le avevano elaborate, che
distrussero le culture e, insieme, gli stessi gruppi sociali; che
imposero una morale, facendo scoprire a quelle anime semplici il
male e il peccato; che dispiegarono il terrorismo psicologico con
la prospettiva dellinferno; che fecero nascere la paura della
morte: con unopera collettiva patibolare peggiore di quella
dei guerrieri e dei mercanti.
Tutti rubarono lanima dei popoli e ne fecero commercio. Da
quel momento tutto andò in rovina, i linguaggi furono osteggiati
per far posto agli idiomi occidentali, leggi e costumi locali furono
scacciati da quelli degli invasori, che tolsero onore e dignità,
insieme con la fede ancestrale. Dunque: gli Occidentali (che sono
da identificarsi con gli europei) hanno ucciso a tutto spiano, talora
distruggendo interi popoli che volevano restare liberi. Così
numerose tribù del Nordamerica sono state sistematicamente
spogliate mediante contratti fraudolenti, poi rovinate con il dono
dellacquavite, infine decimate ogni volta che valicavano i
confini delle riserve. Nel Sudamerica si registrano le atrocità
di chi volontariamente diffuse le malattie europee per
provocare epidemie che sterminavano le tribù autoctone. In
Cina fu tenace la volontà britannica di introdurre loppio,
per far fuori i popoli asiatici. Tutto venne utilizzato per lunico
obiettivo di rastrellare ricchezze, materie prime e beni utili allEuropa.
E per il lavoro, questEuropa avrebbe inventato la schiavitù.
Né si tratta di un processo concluso. Finita lepoca
del colonialismo, è subentrata quella dellimperialismo
e dello sfruttamento con altri mezzi. Sono asservite le economie
del Terzo e Quarto Mondo, sono affamati e assetati due terzi dellumanità,
prosegue la regolamentazione unilaterale dei prezzi delle risorse,
i prestiti chiudono i popoli poveri in una trappola infernale. Tutte
le ricchezze continuano a dirigersi verso lOccidente, senza
che gli autoctoni traggano alcun profitto.
Di tutto questo, e di altro ancora, luomo occidentale è
ormai pienamente convinto. E per lo meno fra gli intellettuali,
fra gli spirituali, nasce da questa presa di coscienza
un profondo senso di colpa, emerge un macerante rimorso. Ecco quel
che abbiamo fatto, ecco ciò che siamo stati! Se ci guardiamo
allo specchio, vediamo riflesso il volto scarnito dalla fame dei
bambini del Bangladesh, del Sahel, dellEtiopia, del Perù,
e delle favelas brasiliane. Se ascoltiamo i media, udiamo i discorsi
accusatori dei popoli liberati che ravvivano il nostro
senso di colpa e girano il ferro nella piaga.
E poiché i rimorsi non bastano, diventiamo iconoclasti di
tutto ciò che fu, che è Occidente. Dal momento che
tutto fu cattivo, tutto va raso al suolo: solo larte africana
è bella, solo la scienza cinese è vera, solo le rivolte
latino-americane sono giuste.
E speriamo che quei popoli liberati possano, un giorno
o laltro, liberarci dalla nostra tunica di Nesso, perché
soltanto la rovina dellOccidente, la sua negazione totale
sotto tutti gli aspetti, anche i più profondi, nella sua
religione, nella sua morale e nelle sue virtù, possono diventare
forza espiatrice.
Ci coglie un furore purificatore al pensiero del mondo atroce che
i nostri padri ci hanno trasmesso. E siamo pronti a dar fuoco al
rogo sul quale noi vogliamo bruciare, nel nome di una Catarsi risolutiva,
gli scheletri scoperti nellarmadio delle nostre case pingui
e insanguinate.
Vorrei precisare la mia posizione. Accetto tutte le accuse contro
il colonialismo e limperialismo, e mi sottopongo per primo
al giudizio che ne deriva. Tutte le atrocità commesse nel
corso dei secoli da Inglesi, Francesi, Olandesi, Spagnoli, Italiani,
le porto con me come un rimorso costante, come un fardello insopportabile.
Non mi sottraggo alla realtà di essere quel che sono grazie
a ciò che hanno fatto le generazioni che mi hanno preceduto.
Non sono in grado di compiere la facile operazione di dissociarmi
dai feroci antenati dei secoli XVI e XVIII che massacrarono gli
Aztechi e che esercitarono la tratta dei negri. Né posso
negare che il nostro progresso scientifico e tecnico sia stato legato
alla conquista del mondo. Accetto il peso del sangue, dei saccheggi,
degli sterminii, perché nulla di quanto è stato compiuto
dagli Occidentali, cioè dagli Europei, mi è estraneo,
sicché nulla può rendermi del tutto innocente. Ho
ereditato tutte le ricchezze, ma anche tutti gli odii accumulati
contro i conquistatori.
Accolgo, perciò, la totalità dellaccusa. Ma
non sono disposto ad accettare il ripudio di tutto lOccidente.
Riconosco il male che è stato fatto, nego che sia stato fatto
soltanto del male. La nostra civiltà è stata costruita
sul sangue e sulla rapina? Ogni civiltà è stata costruita
allo stesso modo. Ed è il caso di affermarlo senza reticenze
e senza ipocrisie, una volta per tutte.
Siamo stati colonialisti e siamo imperialisti. Ma non siamo né
gli inventori né i soli attori di questi drammi planetari.
Le invasioni arabe dellAfrica del Nord furono colonialismo,
e del tipo peggiore. Come quelle turche che crearono lImpero
Ottomano, e quelle grazie alle quali emersero lImpero Khmer
o lImpero del Tonchino. O le conquiste, le più spaventose
tra tutte quelle mai avvenute, di Gengis Khan, il quale durante
il suo regno massacrò probabilmente sessanta milioni di persone:
più di Hitler, più dello stesso Stalin! E che cosa
furono linvasione globale dei Bantù sui due terzi del
Continente Nero, con la creazione di una miriade di regni da parte
dei conquistatori; quelle dei Cinesi su un terzo del Continente
asiatico; quelle degli Aztechi a danno dei loro vicini, che portarono
al sorgere di quello che ci è presentato come il più
meraviglioso degli Imperi, distrutto dai sanguinari Conquistadores:
un Impero che non era altro che una terrificante dittatura su un
insieme di popoli schiacciati?
Tutte queste sono state imprese coloniali, con distruzione di culture,
di linguaggi, di espressioni darte, con genocidi, con deportazioni,
con dominii assoluti... No, in questo campo gli Occidentali non
hanno inventato nulla. E nemmeno hanno fatto peggio degli altri.
Né i loro Imperi hanno avuto maggior durata. Diciamo questo
non per discolparci, perché non ci scusa per nulla essere
alla pari degli altri, fra i conquistatori e gli invasori. Ma occorre
essere consapevoli che non esistono una giustizia e uninnocenza
altrove. Non cè alcun Eden promesso, un
luogo finalmente scoperto nel quale luomo si realizzi compiutamente.
È vero: siamo stati grandi mercanti di schiavi. Ma non si
può dimenticare che i primi (dopo la fine del Mondo Antico)
a instaurare la schiavitù nellAfrica Nera furono gli
Arabi musulmani. Quando vi giunsero, gli occidentali approfittarono
delle strutture organizzative create dai medio-orientali per la
deportazione di intere tribù negre. I lodatori della società
araba, ispirati soprattutto da Rodinson, spiegano seriosamente che
la battaglia di Poitiers del 732 fu una vera e propria catastrofe,
perché i Franchi, barbari, incolti, rozzi, riportando la
vittoria sui cavalieri arabi, raffinati, intelligenti, civili, fecero
piombare il mondo nelloscurantismo, e ritardarono di ottocento
anni lavvento della civiltà: «Basta passeggiare
per i giardini dellAndalusia e vedere quelle capitali da sogno
che sono Siviglia, Cordova e Granada, per immaginare cosa sarebbe
divenuta la Francia, strappata dallIslam industrioso, filosofo,
tollerante, agli errori inauditi che devastarono in seguito lantica
Gallia asservita prima ai feroci banditi austrasiani e quindi spezzettata,
dilaniata, affogata nel sangue e nelle lacrime, svuotata di uomini
dalla crociata, gonfia di cadaveri per tante guerre esterne e intestine,
mentre dal Guadalquivir allIndo il mondo musulmano fioriva
rigoglioso nella pace sotto legida quattro volte felice delle
dinastie Omayyade, Abbaside, Selgiuchida, Ottomana...». Questa
pagina fu scritta da Claude Farrère nel 1912, e rispecchia
esattamente il pensiero di non pochi intellettuali francesi, europei,
occidentali.
Il terrore che i popoli provarono dopo il VI secolo di fronte allinvasione
araba: pura propaganda! Lannientamento delle popolazioni nordafricane
(di cui rimangono solo nuclei berberi e kabili) ad opera degli Arabi:
pura invenzione! Le conversioni di massa allIslam, pena la
decapitazione o limpalamento: episodi minori! I massacri di
Armeni, Greci, Serbi, Tessalonicesi, Montenegrini, Georgiani: frutto
di scontri occasionali! Il fiume di sangue selgiuchida che fu alla
base dellImpero Ottomano: episodio da dimenticare!
In realtà, le minoranze non furono maltrattate più
in Occidente che nel mondo islamico. Il rogo di Monségur
non fu peggiore delle cataste di teste mozzate dei sultani abbasidi.
Ma il delirio anti-occidentale assume tutte le forme, non escludendo
larte (che sarebbe nata in Egitto!) e la scienza (che sarebbe
stata originata dagli Arabi!). Noi, ma anche la cultura dellIndia
e della Cina, possiamo metterci lanima in pace.
Così tutti, compresi gli occidentali anti-occidentali, dimenticano
il fatto essenziale, centrale, innegabile, che ha fatto venir fuori
dallinfanzia lUmanità: lOccidente è
stato il primo al mondo a pronunciare le parole individuo, libertà,
diritti umani. Nulla potrà sottrarci questa gloria, quali
che siano stati, o siano, i delitti di cui lOccidente
e lEuropa si siano macchiati. Quale altro universo, quale
cultura non ne ha approfittato, per potersi dire in qualche modo
moderna? Neanche lIslam, né il Buddhismo,
né Confucio, né lo Zen, né le religioni indiane,
né gli ibridismi afroamericani, hanno mai attribuito un valore
a ciò che luomo cercava. Solo ed esclusivamente lOccidente
ha reso consapevole e volontario il progetto delluomo. Ha
fissato un obiettivo, e lo ha chiamato libertà, e in seguito
individuo. Ha orientato le forze oscure. Ha indicato i valori a
partire dai quali la Storia aveva un senso. Così luomo
è diventato Uomo.
Radici e identità, parole accolte in modo controverso anche
ai nostri giorni. Ebbene: il Cristianesimo per primo aveva fatto
della libertà la chiave della storia e della creazione. Le
opere grandiose del Dio dei cristiani erano dettate dalla volontà
di rendere liberi tutti gli uomini. Questa concezione costituì
un apporto radicale e uninvenzione esplosiva. Non vi era alcuna
misura comune tra questo Dio e tutti gli dèi delle religioni
orientali e occidentali.
Già i Greci avevano affermato la libertà sia nel pensiero
che nella politica, formulando le regole di una cultura libera e
le forme di una società libera. E Roma aveva inventato la
libertà civile, la libertà istituzionale, facendone
le chiavi di volta di tutta la politica (le conquiste come
ha scritto Jacques Ellul erano davvero e senza ipocrisia
lespressione della volontà di liberare i popoli sottoposti
a dittatori e a tiranni che essi giudicavano infamanti). In sintesi:
sin dallinizio della storia dellOccidente assistiamo
alla presa di coscienza e allaffermazione della libertà
in quanto Significato e in quanto Fine. Sicché oggi il mondo
intero è erede dellOccidente, spinto comè
alla presa di coscienza della libertà e del suo progetto
di libertà.
Alla luce di questa presa di coscienza, ad esempio, i poveri hanno
appreso di essere poveri, hanno appreso ciò che non era inevitabile.
Ecco perché lOccidente ha infine scatenato la rivoluzione.
Prima dello svilupparsi del pensiero occidentale e allinfuori
di esso, non vi era rivoluzione. È stato necessario lindividuo,
insieme con la libertà, perché in una società
nascesse la rivoluzione. Le rivoluzioni sono state e sono figlie
dirette, immediate, specifiche, del genio occidentale. Il mondo
intero è alla scuola dellOccidente che ripudia. Ragiona
sulla base di categorie culturali occidentali, secondo le quali
luomo è, luomo ha, luomo fa una storia,
mettendo in moto il mondo in tutti i campi, su tutti i piani: nella
coerenza di tutti i fenomeni, le idee e gli eserciti, lo Stato e
la filosofia, la tecnica e lorganizzazione, tutto ha proiettato
in questa generale trasformazione che lOccidente ha provocato.
Ogni iniziativa è venuta dallOccidente, non sullOrinoco
o sullo Zambesi; ogni inizio si è avuto in Occidente, non
ai margini del Gobi o fra le Montagne Rocciose. Eccole, le radici
e lidentità dellOccidente, cioè dellEuropa:
i popoli erano sprofondati in un riposo ieratico, fino al giorno
in cui è risuonato il segnale di partenza provocato dallincontro
con il Vecchio Continente e con il suo primato del valore della
libertà.
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