Giugno 2006

L’EUROPA UTILE

Indietro
Lontano dalle telecamere
Mario Pinzauti  
 
 

 

 

Quando le luci di scena si spengono, riprende il lavoro delle macchine istituzionali, delle direzioni generali, dei ricercatori, degli esperti, dei funzionari.

 

“L’Unione Europea è una famiglia democratica di Paesi europei che collaborano per migliorare la vita dei loro cittadini. La famiglia talvolta litiga e, di tanto in tanto, ha qualche crisi che finisce sui giornali, ma lontano dalle telecamere è davvero una storia di grande successo”.
Le parole che qui sopra abbiamo riportato tra virgolette sono nell’introduzione di Come funziona l’Unione Europea, l’ultimo degli opuscoli informativi che l’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali dell’Unione Europea invia a coloro che, professionalmente, si occupano d’Europa e anche ai cittadini che ne fanno richiesta. A nostro modesto avviso sono, nonostante la loro apparenza di genericità, parole di notevole interesse. Basta infatti una riflessione di pochi istanti per scoprire in quelle parole due importanti notizie: una cattiva, anzi pessima, l’altra buona e confortante.
La notizia cattiva, anzi pessima, è che il progetto dell’Europa politicamente coesa e come tale in grado d’intervenire per la soluzione dei grandi problemi internazionali, anzitutto il mantenimento della pace e dell’ordine nei vari Continenti, è stato chiuso sotto naftalina non solo dagli euroscettici che siedono nel Parlamento europeo o al vertice di alcuni Stati dell’Unione (come il Presidente polacco e il ministro degli Esteri francese, secondo i quali la Costituzione dell’Europa comunitaria deve essere ormai considerata morta e sepolta). Si è fatto lo stesso o si comincia a farlo perfino tra i dirigenti e i funzionari delle istituzioni. Altrimenti non si spiegherebbe come mai una voce ufficiale di queste istituzioni, l’opuscolo prima citato, presenti l’Unione come una sorta di grande società di mutuo soccorso al servizio di 453 milioni di persone («una famiglia democratica di Paesi che collaborano per migliorare il benessere dei loro cittadini»), minimizzando, se non tacendo, su quelle che dovrebbero essere le sue caratteristiche e finalità politiche.
La notizia buona è che, nonostante questi limiti – che faranno rivoltare nella tomba tutti i “padri fondatori” e i loro ispiratori, a cominciare da Altiero Spinelli – «lontano dalle telecamere l’UE è una storia di grande successo». È verissimo. Davanti alle telecamere, nel corso dei vertici dei Capi di Stato e di Governo (come quello del 23 marzo), delle sedute del Parlamento o di quelle del Consiglio dei Ministri dell’Unione, l’Europa politica polemizza, litiga, si scontra.

A volte, com’è avvenuto nell’ultimo anno, dopo le catastrofi dei referendum olandese e francese sulla Costituzione europea, si creano pericolose contrapposizioni che sembrano mettere tutto in discussione. Ma poi, quando le luci di scena si spengono e i sipari si chiudono, riprende il lavoro delle macchine istituzionali, delle direzioni generali, dei ricercatori, degli esperti, dei funzionari. E riprende la storia di “grande successo”, quella dell’Europa di cui parliamo ogni tre mesi in questo spazio, l’Europa utile, che non ha caratteristiche e ambizioni politiche. O meglio, non le ha avute finora, anche se – come vedremo più avanti – potrebbe averle in un prossimo avvenire.
Di quest’Europa che va sempre avanti con grande ottimismo abbiamo già raccontato i mille e uno prodigi. Ma la lista dei suoi successi continua. Lo documentano le seguenti notizie su “Rapex” ed “Erasmus” giunteci assieme all’opuscolo cui abbiamo fatto cenno all’inizio di questo nostro articolo.
“Rapex”, conosciuto da pochi, è una sorta di sistema di pronto intervento a tutela dell’incolumità degli europei. “Erasmus”, noto a molti (soprattutto perché è in attività da quasi vent’anni), è la più importante iniziativa per dare una dimensione europea all’istruzione universitaria. Per ragioni diverse tutti e due hanno titoli per essere proclamati protagonisti dell’Europa utile. Anzi, utilissima. Vediamoli meglio con qualche particolare.
“Rapex”, su segnalazione di governi, di altro tipo di organizzazioni nazionali, anche di privati, identifica prodotti che possono mettere in pericolo l’incolumità, talvolta la stessa vita dei cittadini. Accertata la fondatezza dei rischi, passa la “lista nera” alla Commissione europea che mette fuori legge i prodotti pericolosi o impone ai produttori opportune modifiche.
Pur essendo esclusi dal campo di competenza di “Rapex” i generi alimentari, i prodotti farmaceutici e quelli medici, (oggetto di sorveglianza da parte di altri organismi dell’Unione), il lavoro di questo che si potrebbe definire il guardiano europeo della nostra incolumità sta assumendo dimensioni enormi. Nel 2004 furono identificati come pericolosi 388 prodotti. Nel 2005 sono stati 701, vale a dire l’80 per cento in più rispetto all’anno precedente. Il 25 per cento erano giocattoli, il 32 per cento articoli elettrici. Il 50 per cento di essi proveniva da Paesi posti oltre i confini dell’Unione Europea, tra cui, con particolare frequenza, figurava la Cina. Non avendo la possibilità di imporre a questi Paesi la messa al bando dei prodotti risultati pericolosi, il “Rapex” e la Commissione europea, con il sostegno delle dogane dell’Unione, stanno ricorrendo a una politica di dissuasione. E, pare, con qualche successo. Markos Kyprianou, il commissario europeo responsabile dei problemi della salute e della protezione dei consumatori, ha detto di aver recentemente affrontato il problema nel corso di incontri con rappresentanti del governo cinese e di avere ricevuto promettenti rassicurazioni. Speriamo che siano vere rose! Comunque, “Rapex” continua a tenere gli occhi aperti e vigili.
E intanto “Erasmus”, il programma di scambi europei di studenti universitari e docenti, accelera la sua corsa. “Erasmus”, acronimo di EuRopean Action Scheme for the Mobility of University Students, è nato nel 1987. Si appresta dunque – lo farà l’anno prossimo – a festeggiare il suo ventennale e, assieme, il sempre maggiore vigore che ha acquistato con il tempo. Partì tra tanti dubbi, scetticismi e resistenze e ottenne, all’inizio, solo l’adesione di poche migliaia di studenti e docenti. L’anno scorso gli studenti sono stati 144.037, i docenti 20.877.
L’incremento delle adesioni è stato sempre in salita. Ed è diventata un’escalation con l’ingresso, nell’Unione, dei dieci Paesi ammessi il primo maggio 2004. In questi Paesi nell’ultimo anno il numero di studenti “Erasmus” è aumentato del 36 per cento, quello dei docenti addirittura del 77 per cento.
Con i suoi soggiorni da tre mesi a un anno in un Paese diverso da quello di normale residenza, “Erasmus” è diventato il programma che contribuisce di più a rendere europea l’istruzione universitaria. È inoltre il laboratorio in cui nasce un’élite che, anche per la sua esperienza multiculturale e multilinguistica, certamente farà sentire la sua influenza per la scelta del futuro dell’Unione. Questa élite sta diventando consistente. E sta per entrare nella sua seconda generazione. Il commissario Jan Figel, responsabile per i problemi dell’istruzione, ha fatto rilevare che nel 2007 parteciperanno al programma alcuni ragazzi e alcune ragazze figli di giovani che, vent’anni fa, iniziarono l’avventura di “Erasmus”.
Quello che è stato definito «il cavallo di battaglia dell’Unione Europea nel campo dell’istruzione» festeggia così, si può dire, risultati che già hanno cambiato, per tanti giovani, il modo di apprendere, di stare assieme, come europei, abituandoli inoltre a guardare avanti, pensando e in qualche caso già attuando nuove esperienze.
La Turchia non è ancora nell’Unione ed entrerà a farne parte – se niente andrà storto – non prima di una decina d’anni. Ma già nel corso dell’anno scolastico 2004-2005 1.142 studenti turchi hanno partecipato all’esperienza “Erasmus” nei 25 Paesi dell’Unione Europea. Nel campo dell’istruzione universitaria, almeno, la Turchia è stata dunque già accolta nell’Europa comunitaria.

A chiusura dell’argomento “Erasmus”: questo programma favorisce la scelta degli indirizzi più utili, quelli che daranno ai giovani maggiori e più vantaggiose opportunità di lavoro. Vediamo come avviene. Tra i giovani che si spostano da un Paese europeo all’altro per fare l’esperienza di questo programma sono sempre più numerosi coloro che seguono gli studi economici, quelli di lingue, filologia e scienze sociali. Si tratta di scelte mirate che, in gran parte, sono il punto d’arrivo di indagini fatte via Internet, o con gli scambi di notizie tra università, anche associazioni di studenti. Per molti esse preparano – grazie ad “Erasmus” – una presenza attiva, con un lavoro gradito e ben pagato, nella società europea.
Con quanto fa con “Rapex” ed “Erasmus” l’Europa utile, ancora una volta, si guadagna dunque un bell’applauso. Questo applauso mitiga senza dubbio le delusioni che ci danno le vicende dell’Europa politica. Ma non contiene, in modo più o meno esplicito, anche l’invito a trasformazioni notevoli dei progetti che, oltre mezzo secolo fa, misero in moto la macchina dell’integrazione europea?
Gli ideatori di questa macchina – da Spinelli a Schuman, a Monnet, a De Gasperi, ad Adenauer – pensarono un punto d’arrivo che si chiamava unità politica, possibilmente con un sistema federale. Oggi di questo punto d’arrivo sono ormai in pochi a parlare. Tanto è vero che, come abbiamo visto, esso è ignorato in alcune pubblicazioni ufficiali dell’Unione.
Il sogno federalista sembra dunque inesorabilmente spinto verso il tramonto. Mentre s’impone, ottiene un successo dietro l’altro, l’Europa del mutuo soccorso, l’Europa che dedica le sue energie e i suoi stessi progetti al miglioramento del benessere del cittadino. È l’Europa utile, che è bella, amica, ma che sempre di più oscura l’Europa politica. Con il rischio di un’eclisse che potrebbe essere definitiva. In tal caso, le due Europe cesserebbero di esistere. Resterebbe solo quella utile.

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2006