Risulta sempre molto elevata la percentuale di
persone che
guardano alla banca di famiglia come punto
di riferimento
essenziale.
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Mentre è ancora fresca di stampa sulla Gazzetta Ufficiale
la nuova legge sul risparmio, giunge con la consueta puntualità
la fotografia aggiornata del risparmio in Italia. Il Rapporto, curato
dalla BNL e dal Centro Einaudi e supportato da unindagine
campionaria della Doxa su 1.072 famiglie, si presenta come sempre
ricco di spunti e dettagli preziosi, utili a stimolare riflessioni
e auspici.
Subito colpisce limmaginazione il titolo di questanno,
I risparmiatori, vecchi e giovani, a sottolineare significativamente
lintergenerazionalità del fenomeno del risparmio; ma
anche a stabilire un richiamo indiretto ai profondi cambiamenti
che la stessa figura del risparmiatore ha mostrato in una cornice
nazionale e/o più allargata. Dalle pagine di questo studio
ci viene, infatti, incontro la figura di un risparmiatore costretto
a confrontarsi con «le nuove sfide della popolazione e con
una globale riduzione dei livelli garantiti di welfare»; un
risparmiatore calato in un contesto in cui «si inizia a risparmiare
più tardi e [
] non si cessa mai di risparmiare».
Ma i cambiamenti di attitudine e di comportamenti fotografati puntualmente
dallindagine non si esauriscono certo in queste notazioni:
basterebbe fare un viaggio a ritroso scorrendo i titoli assegnati
al Rapporto negli ultimi anni per certificare cambiamenti di scenario
e scandire singolarmente i momenti di unevoluzione inarrestabile.
Dal risparmiatore forse deluso e fai da te con cui si
inaugurava il terzo millennio al risparmiatore previdente, proiettato
cioè verso la tutela del proprio futuro pensionistico, al
risparmiatore dello scorso anno, costretto a guardare avanti, superando
cadute di credibilità e strappi di fiducia nei confronti
degli intermediari, ai quali abitualmente ci si rivolge in un percorso
costellato comunque di difficoltà e criticità.
Non è, quindi, immotivato vivere la lettura di questo Rapporto
come un viaggio emozionante presso il popolo dei risparmiatori:
un viaggio che costituisce anche loccasione «per ragionare
intorno agli squilibri del risparmio e alla possibilità di
ridurli nel tempo».
La prima tappa significativa di questo viaggio nel risparmio italiano
comincia purtroppo con un dato preoccupante: il forte aumento di
individui che non risparmiano. Con il 51% del 2005 si è infatti
abbattuto il record storico negativo del 2001 (50%), oltre a stabilire
un ulteriore strappo rispetto alla quota già declinante dellanno
prima (48%). Ma quel che è peggio, a corredo di questanno
orribile, è lannotazione contenuta nel Rapporto: «Non
risparmiatori si diventa per necessità e non certo per libera
scelta», anche perché lassoluta maggioranza delle
persone intervistate (ben il 95%) assegna comunque un valore positivo
al risparmio.
Se, poi, si allarga la lente dellanalisi ad uno scenario più
ampio, puntualmente lindagine della BNL ci ricorda come nelleconomia
internazionale la discesa del tasso di risparmio privato si cumula
alla discesa del tasso di risparmio pubblico, generando uno shock
di preferenza per il consumo presente rispetto a quello futuro,
una situazione che almeno negli Stati Uniti si combina poi con laumento
di valore della ricchezza immobiliare. Quanto allItalia, la
vocazione al risparmio (ove possibile) sembra dettata dai seguenti
motivi: acquisto/ristrutturazione della casa, assistenza medica
nella vecchiaia, anche se la ragione predominante (42%) è
tuttora rappresentata dai cosiddetti motivi imprevisti (lintento
precauzionale di keynesiana memoria).
La seconda tappa qualificante di questo studio ci porta ad approfondire
il rapporto tra il risparmio e i giovani con evidenze microeconomiche
che bene fotografano attitudini e comportamenti di quanti si trovano
in unetà compresa tra i 20 e i 30 anni: in particolare,
da un lato risalta la cura specifica per unaccumulazione finalizzata
a investimenti importanti, come lacquisto di una casa; e,
dallaltro, emerge il comportamento spiccatamente orientato
al fai da te nella problematica scelta finanziaria per
la pensione.
Ma è ora di muoversi per spostare lattenzione verso
un terzo elemento di valutazione che caratterizza marcatamente anche
questa ventitreesima edizione dellindagine: la persistenza
di una relazione fiduciaria privilegiata tra i risparmiatori e la
banca di famiglia, «la banca prevalentemente utilizzata per
le normali operazioni di conto corrente a suo tempo scelta principalmente
in virtù della sua prossimità allabitazione
o al posto di lavoro, ovvero per il fatto di rappresentare la banca
di riferimento per la famiglia di origine».
Si ha così la conferma che la banca di famiglia continua
ad essere la fonte precipua dinformazione finanziaria; ed
egualmente risulta sempre molto elevata la percentuale di persone
(60%) che guardano alla banca di famiglia come punto di riferimento
essenziale per ottenere una consulenza adeguata alle proprie esigenze.
Naturalmente il rapporto fiduciario, pur essendo così forte,
non è caratterizzato solo da aspetti positivi per le banche,
non mancando alcune ombre che almeno in parte lo offuscano. Basti
citare lo stato di diffusa rassegnazione percepita nella clientela
alla voce reclami, ritenendosi di fatto inutile avanzarli
in quanto assolutamente improduttivi di conseguenze positive. O
anche, spostando il focus su aspetti di consulenza per gli investimenti,
si nota come il principale problema sollevato dalle persone intervistate
è dato dal loro convincimento circa il presunto atteggiamento
dei funzionari di banca, ritenuti incentivati a vendere i prodotti
più convenienti per la banca di appartenenza, trascurando
e quindi non soddisfacendo le reali esigenze della clientela.
Ma la rassegna delle relazioni tra banca e cliente non si arresta
qui, dovendosi prevedere unaltra tappa importante e, quindi,
un particolare spazio di attenzione: il tema del remote banking,
la cui diffusione secondo le ultime rilevazioni presenta livelli
di omogeneità di penetrazione rispetto alla dimensione dei
centri di residenza; mentre sembra persistere un significativo gap
tra le regioni del Mezzogiorno/Centro-Sud da un lato e le restanti
aree del Paese, dallaltro.
E continuando sul tasto delle discontinuità legate al remote
banking, la fotografia di questanno mette in risalto altre
due differenziazioni che vale la pena di citare: la prima riferita
alle fasce di età (con livelli diffusivi omogenei tra 18
e 49 anni e poi un sensibile distacco per i risparmiatori più
anziani); la seconda relativa al livello distruzione e di
reddito con un uso crescente direttamente proporzionale al variare
allinsù delluna e dellaltro.
Ancor più specificamente, scendendo poi ad analizzare i diversi
strumenti che compongono il remote banking, lindagine BNL-Einaudi,
se da un lato conferma che lInternet banking ne è ancora
una volta la forma più diffusa (anche per la gamma più
ampia di servizi offerti, tra cui i bonifici e le ricariche di telefoni
cellulari), dallaltro svela un paio di novità interessanti
da memorizzare: la prima di segno positivo, lulteriore salto
in avanti della quota di persone che lo utilizzano per il pagamento
delle utenze domestiche; laltra in negativo coglie, invece,
il ridimensionamento del trading on line legato verosimilmente
dice testualmente lo studio «alla contenuta volatilità
dei mercati finanziari».
Né vanno trascurate ulteriori notazioni in tema di uso di
questo strumento, quali i motivi che frenano una sua più
marcata diffusione: al riguardo, le risposte più ricorrenti
indicano gli aspetti della complessità di comprensione del
funzionamento, dellindisponibilità di un personal computer
e della preferenza di un contatto personale con la banca.
Meno rilevanti appaiono le risposte sui problemi di sicurezza e
sulla relativa utilità di questi servizi che, invece, in
passato riscuotevano un maggiore afflusso di opzioni.
La conclusione del nostro viaggio attraverso le caratteristiche
del risparmiatore italiano porta, infine, a soffermarsi su alcuni
aspetti dellinformazione finanziaria. Qui si trova una valida
conferma a quanto prima ricordato, e cioè che «lo zoccolo
duro dei risparmiatori italiani continua a fare riferimento alla
propria banca», anche se meno che in passato.
Di questo calo non hanno saputo trarre pienamente vantaggio le reti
di promotori finanziari che, pur essendosi sottratti ai maggiori
scandali finanziari e avendo conseguentemente guadagnato qualche
posizione, non sono stati percepiti con maggiore positività
probabilmente per la mancata definizione di un modello di business
fortemente differenziato rispetto alle banche. Migliorano, invece,
la propria classifica i giornali e gli altri strumenti dinformazione,
mentre sono segnalate in calo altre fonti tradizionali di consulenza
e conforto nelle scelte finanziarie (amici e famiglia).
Ma il tema dellinformazione finanziaria non può certo
essere liquidato attraverso lanalisi di una classifica delluso
dei diversi strumenti. Cè, infatti, un altro aspetto
peculiare che va sottolineato, il tempo dedicato dagli italiani
alla propria informazione finanziaria. Qui, purtroppo, il dato che
si ricava dallindagine non è granché consolante,
in quanto solo una modesta percentuale (1 italiano e mezzo su dieci)
dedica un tempo congruo (almeno unora alla settimana) a questa
attività di documentazione e cura dei propri investimenti.
Molteplici sono le ragioni di questo marcato disinteresse, ma la
principale secondo il Rapporto sidentifica nella
presenza di uno Stato/mamma, ossia nel fatto che le famiglie hanno
soddisfatto nei decenni passati i propri bisogni finanziari attraverso
la spesa pubblica, un livello generoso di pensioni ed elevati interessi
sui titoli di Stato. In questo scenario così poco confortante
un raggio di luce è, comunque, rappresentato dallemergere
di una maggiore consapevolezza dellimportanza dellinformazione
finanziaria nellambito di alcune categorie professionali con
livelli di reddito più alti e una molteplicità di
rapporti con le banche. Certo in questottica non depone, purtroppo,
favorevolmente il fatto che nel già richiamato testo legislativo
sul risparmio non siano previsti specifici stanziamenti per leducazione
del risparmiatore, così come invece accade in altri Paesi
europei.
Dalle analisi e dalle riflessioni agli auspici. Per confermare con
forza come non sia più rinviabile quella cultura del risparmio
cui si faceva riferimento in sede di commento alla scorsa edizione
8. Con in più il convincimento che lafflusso delle
nuove generazioni, forse maggiormente sensibili alle novità,
possa offrire nel prossimo futuro una fotografia del risparmio italiano
frutto di scelte sempre più consapevoli e mature, in un mercato
finalmente libero da vecchi pregiudizi e norme obsolete.
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