Marzo 2006

La critica teo-con

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L’Europa sconfitta
nelle banlieues parigine
Michael Novak
Filosofo e teologo
 
 

 

 

 

 

Nelle facce
di questi giovani
si legge la
consapevolezza
del fatto che
il governo e il
popolo francese hanno paura di loro.

 

Vista alla televisione dall’America, sembra che l’Europa si stia avviando a ripetere nel XXI secolo i disastri del XX. Visitare l’Europa di persona in questi tempi significa provare la stessa sensazione di paura. I Paesi europei (specialmente la Francia e la Germania) hanno la passione per il collettivismo. Si rifiutano di imparare le lezioni del recente passato, hanno paura della libertà, soprattutto quella dell’impresa economica. Peggio ancora, le élites europee hanno fatto il possibile per uccidere il Cristianesimo. Hanno svuotato l’Europa della fede in Dio, giusto in tempo per l’avvento della nuova religione per l’Europa, l’Islam. È una fede prolifica di bambini, vitalità, passione, ricca di certezza nella propria vittoria. L’obiettivo che i musulmani del Settecento non sono riusciti a conquistare a Vienna e quelli del Seicento a Malta e a Lepanto, viene raggiunto oggi nel Vecchio Continente, che si sta trasformando irrimediabilmente in un’Euroarabia.
Lo si è visto nelle notti della Francia in fiamme. Quello che mi ha colpito nelle immagini televisive dei ragazzi che animavano gli scontri è che non sembravano in miseria, e non apparivano “arrabbiati”. Erano vestiti alla moda, e costosamente, nello stile dei “gangsta rapper” americani. Le loro facce mostravano esultanza. Ho scoperto che questi giovanotti vengono pagati dallo Stato, attraverso sussidi di disoccupazione. Vengono pagati per non lavorare. Ma non vengono rispettati dallo Stato e dalla società. Hamid, Hassan e Abdul non vengono considerati dal mercato del lavoro francese come dei pari di Pierre, Paul e André, e ora si rendono conto che non lo saranno mai. Vengono alloggiati, sfamati, vestiti e abbandonati al bordo della strada. Vedono nello sguardo degli altri di non venire considerati esseri umani civili, la cui inventiva, energia e intraprendenza possono contribuire alla gloria della Francia.
L’azione del governo francese ha mostrato al mondo che esso ha paura di questi ragazzi. Quando, in precedenza, questo governo disse agli iracheni che l’Islam non è compatibile con la democrazia, dissero in questo modo a questi ragazzi che anche la loro esistenza è incompatibile con la democrazia, almeno in Francia. Nelle facce di questi giovani si legge la consapevolezza del fatto che il governo e il popolo francese hanno paura di loro. E questi giovani ne godevano. Ricorderanno sicuramente questa lezione!

Alcuni dei più incendiari terroristi ed estremisti politici tra i giovani radicali musulmani sono cresciuti nelle città europee, sono immigrati di seconda o di terza generazione. Alcuni musulmani in passato si sono integrati in società e nei valori politici europei. Oggi sembra che la maggioranza non faccia nessuno sforzo per integrarsi, al contrario, essi si oppongono a quella che qualcuno chiama “decadenza morale” dei valori occidentali, e altri definiscono come le priorità politiche dei popoli d’Occidente. Fino a questo momento le democrazie occidentali si erano basate sul fatto che tutti gli immigrati avrebbero rapidamente abbracciato i valori centrali, almeno quelli politici, dei Paesi che li ospitavano. Non è ancora chiaro come funzioneranno queste democrazie, se cospicui gruppi di immigrati non vorranno farlo. L’idea che tutte le culture abbiano eguale valore e sono essenzialmente compatibili nelle loro preferenze morali e politiche, come che in fondo al cuore tutti i popoli siano liberali universalisti, era un assunto del multiculturalismo illuminista nella sua forma più volgare. In tutta una serie di circostanze si è dimostrato falso.
È importante per l’Europa una comprensione realistica del livello di competizione benevola, e ostilità durevole, che ci si può aspettare dai popoli musulmani, considerata la mancanza di opportunità economiche e la chiusura dei sistemi politici nelle società del Medio Oriente negli ultimi cinquant’anni. Si potrebbe dire che è nell’immediato interesse dell’Europa contribuire a una nuova e diversa dinamica dello sviluppo in quella parte del mondo, così vicina al Vecchio Continente.
È altrettanto necessario per gli europei diventare consapevoli dell’intenso odio e dell’opposizione violenta alla democrazia da parte di una piccola ma attiva fazione di estremisti che si definiscono islamisti, ma il cui nome adeguato sarebbe “islamofascisti”.
Considerata la crisi demografica in cui versa, sarà essenziale per l’Europa creare molta più ricchezza di quanta ne sia mai stata richiesta prima dalla sua economia. È arrivata l’ora per gli europei di smettere di disprezzare economie che funzionano meglio della loro, se non altro nella creazione di nuovi posti di lavoro. Anche gli Stati Uniti affronteranno una crisi nell’assistenza alla terza età a mano a mano che andrà in pensione la generazione dei baby-boom.
Ma l’Europa nei prossimi trent’anni si renderà conto che ha un bisogno disperato di un’alleanza con gli Stati Uniti, per molte ragioni. È chiaro agli americani che nelle immense sfide di questo secolo, dalla Cina all’India, al Medio Oriente, avranno un disperato bisogno di allearsi a un’Europa forte e unita.
È per questo che la prospettiva di un’Europa malata nello spirito e illusa sul proprio stato di salute preoccupa profondamente. Vogliamo e abbiamo bisogno di un’Europa che abbia successo, e presto. Europa, svegliati per favore! Il mondo ha bisogno di te.

 

   
   
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