Dicembre 2004

Una “Mediobanca” per il Sud?

Indietro
Banche locali
e sviluppo delle imprese
Vito Primiceri  
 
 

 

 

 

“Si tratta di offrire strumenti innovativi che premino gli aspetti finanziari dell’impresa-cliente, nell’ottica di uno sviluppo consapevole e realistico delle leve monetarie e finanziarie al servizio di un valido progetto industriale”.

 

Ha ragione Tremonti nel dire che al Sud serve una “Mediobanca” per consentire un migliore accesso al credito delle pmi e sopperire alla “debancarizzazione”?

E’ utile precisare che la costituzione di una “Mediobanca” per il Sud non va vista come una finalità da perseguire a tutti i costi, ma come uno dei possibili strumenti utili al raggiungimento del fine. Fatta questa premessa, ci si chiede: l’impresa meridionale, per le sue caratteristiche e per gli obiettivi che intende perseguire, ha effettivamente bisogno di uno strumento tipo “Mediobanca”? Durante la sua recente visita a Lecce, il Governatore Fazio ha risposto di no e io sono d’accordo con lui.
Un’ipotetica Mediobanca per il Sud, infatti, dovrebbe intervenire innanzitutto nel capitale delle aziende, ma, com’è noto, gli imprenditori meridionali si sono dimostrati sempre restii a consentire l’ingresso di altri soggetti nel capitale delle loro aziende, privilegiando, invece, la dimensione familiare delle stesse. Se questo è vero, ci si può anche chiedere se l’impresa meridionale sia effettivamente in grado di utilizzare una Banca che assuma partecipazioni nel capitale delle imprese.
Sino ad oggi le aziende hanno preferito utilizzare strumenti di debito per soddisfare le loro necessità e non si può non tener conto di questa realtà, anche se sappiamo benissimo che in un futuro sempre più prossimo emergeranno i limiti di tale modello, incapace di far crescere le imprese in maniera adeguata per reggere il confronto competitivo nel mercato globalizzato.
Se lo “strumento” Mediobanca non è indispensabile, quali possono essere, allora, gli altri strumenti utili o necessari per favorire la crescita delle imprese meridionali?
In primo luogo, penso all’importanza di un’efficace azione di contrasto di ogni forma di illegalità presente sul territorio e all’urgenza di restituire ai cittadini quel clima di legalità diffusa di cui si avverte sempre più il bisogno; suggerirei, poi, il miglioramento delle infrastrutture, minori vincoli autorizzativi, lo sviluppo da parte degli imprenditori di una più spiccata mentalità manageriale.
Per quanto riguarda più da vicino le banche, credo che la loro funzione non debba essere eccessivamente enfatizzata. Esse storicamente seguono lo sviluppo, non lo precedono. E’ loro precipuo compito, comunque, quello di sostenere la crescita delle aziende e di farlo con sempre maggiore incisività fornendo servizi migliori, nuovi strumenti di ingegneria finanziaria nel quadro di più intensi rapporti di collaborazione con le imprese.

Nell’ipotesi di un modello “Mediobanca”, le banche locali sarebbero interessate a parteciparvi?

Piuttosto che pensare all’eventuale forma di partecipazione ad un’ipotetica “Mediobanca”, preferisco soffermarmi su questa constatazione: una banca popolare, come la “Popolare Pugliese”, è chiamata – proprio dalla realtà in cui opera – a migliorare la qualità di ciò che, direttamente o indirettamente, produce e vende. Si tratta, in altri termini, di offrire strumenti innovativi che premino gli aspetti finanziari dell’impresa-cliente, nell’ottica di uno sviluppo consapevole e realistico delle leve monetarie e finanziarie al servizio di un valido progetto industriale.

Mi vado convincendo sempre più che il successo o meno di un’azienda che voglia reggere il confronto competitivo si giocherà sulla capacità di costruire il proprio sviluppo puntando soprattutto sulla bontà dell’impresa stessa e, quindi, sul valido sostegno della sua parte finanziaria.

Per creare vero sviluppo è più utile un grande polo bancario (che gestisca anche gli incentivi alle imprese) o l’utilizzo di nuovi strumenti che facilitino la capitalizzazione delle PMI?

La dimensione dell’attività bancaria, specie negli ultimi anni, ha costituito e costituisce un tema molto dibattuto.
Personalmente credo che per le imprese meridionali non sia tanto decisiva la presenza o meno di un grande polo bancario. E’ fondamentale per esse, invece, poter disporre ed utilizzare gli strumenti necessari e utili alla loro crescita, meglio se forniti da una pluralità di banche di dimensione diversa.
Detto questo, ritengo che proprio il forte radicamento nel territorio, lo stretto e storico legame con le aziende, un diverso approccio al rischio, fanno delle cosiddette “banche locali” un interlocutore importante delle imprese.
Sono convinto che il sistema bancario, in genere, e le banche locali (popolari in testa), in particolare, sapranno svolgere il ruolo che ci si attende nello sviluppo delle imprese del territorio, valorizzando, nello stesso tempo, quello di altri organismi, come i Confidi, importantissimi per la crescita delle aziende.
Per quanto riguarda la “Popolare Pugliese”, vorrei sottolineare come da tempo la banca stia profondendo i suoi migliori sforzi per distinguersi in termini di prodotti e servizi e trasparenza. E a questo proposito va ricordato l’inserimento della Banca, nello scorso mese di settembre, da parte dell’Associazione Bancaria Italiana fra le poche banche che hanno attuato tutti gli otto progetti di trasparenza messi a punto dall’Abi nell’ambito dell’iniziativa “Pattichiari”.

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2004