Dicembre 2004

Bilanci familiari italiani e “cultura” finanziaria

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Maturità di comportamenti
Filippo Cucuccio  
 
 

 

 

 

Il freno ad un
maggiore uso
di Internet deriva da una sorta di barriera psicologica
e soprattutto
dall’impossibilità di visionare i beni e dal timore di frodi nei pagamenti.

 

Anche se in modo meno eclatante dell’anno precedente, il 2004 è stato caratterizzato da una costante attenzione dei diversi osservatori sul delicato tema che ruota attorno al potere d’acquisto dei singoli e delle famiglie in particolare. Le polemiche talora risibili sul possibile sdoppiamento del fenomeno inflattivo – inflazione reale versus inflazione percepita – , gli interventi amministrativi (talvolta solo auspicati e non realizzati) volti al contenimento o più realisticamente al monitoraggio dei prezzi nel tentativo di scongiurare deprecabili fenomeni speculativi nei diversi gangli del sistema distributivo italiano hanno avuto e hanno se non altro il reale merito di attirare l’attenzione sui modelli di comportamento adottati o prevalenti, sia sul versante del consumo quanto su quello del risparmio/investimento.
Ecco perché in una materia così complessa, dove le analisi e le successive riflessioni legate a modelli comportamentali e stili di vita non sono mai sufficienti a soddisfare il primario bisogno di orientamento conoscitivo, non possono che essere accolte con una particolare attenzione quegli studi che per serietà metodologica e sistematicità vantano una segnalata tradizione.
Come si ricorderà, in questa stessa sede si è dato conto di un’indagine ultraventennale sulle scelte dei risparmiatori italiani, sulle loro ansie e sulle loro preferenze 1; ora è la volta di uno studio della Banca d’Italia dedicato alle famiglie, spina dorsale di qualsiasi società civile, ad offrirci una fotografia su cui interrogarsi e ragionare per gli elementi ivi presenti 2.
In questa edizione l’indagine – realizzata con cadenza biennale – ha coinvolto oltre 8.000 famiglie 3 per più di 21.000 individui, di cui oltre 13.500 percettori di reddito, disseminati in 344 Comuni. In altri termini, un campione sufficiente a dare una rappresentazione appropriata e corretta di questo particolare universo. E su cui sembra opportuno aprire una parentesi per introdurre alcune brevi notazioni di tipo sociologico. Osserviamo subito che rispetto alla precedente indagine la struttura familiare italiana non presenta significative modificazioni, che invece risultano apprezzabili nel raffronto dilatato su un periodo di tempo maggiore. E’ il caso delle famiglie formate da un solo componente, che nel 1977 rappresentavano solo il 9,7% del totale e cinque anni dopo vedevano il loro peso superare il 23% (in più della metà dei casi si tratta di persone anziane e in prevalenza donne).
Ma torniamo alla fotografia più recente per notare come ancora una volta la dimensione familiare risulta maggiore in una specifica area geografica – Sud e Isole – rispetto al Centro e al Nord (più esattamente 2,89 componenti per famiglia contro 2,61 e 2,58). Viceversa, il numero di percettori di reddito per famiglia è maggiore al Nord e al Centro rispetto al Sud e Isole. E per concludere su questo aspetto c’è da aggiungere che il diverso peso dei componenti incide anche sulla distribuzione territoriale finale, nel senso che pur essendo squilibrata a favore del Nord (46,6% contro il 19,9% del Centro e il 33,5 % del Sud e Isole) la percentuale di residenti risulta minore rispetto a quella osservata per le famiglie al Nord (44,7%), sostanzialmente in linea al Centro (19,3%) e decisamente maggiore al Sud e Isole (36,1%).
Se poi arricchiamo questa foto/radiografia di elementi di valutazione monetaria, risulta che il reddito familiare medio annuo ha sfiorato i 27.900 euro con un incremento rispetto due anni prima del 6,8% in termini nominali e dell’1,1% in termini reali. Purtroppo la disaggregazione per aree geografiche, se da una lato mostra un lieve recupero dell’Italia Centrale rispetto al Nord, dall’altro evidenzia un preoccupante allargamento del divario tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia dopo un periodo di relativa stabilità di questo valore.
Tralasciando ulteriori dettagli relativi alla qualità delle fonti di provenienza del reddito, l’indagine di Via Nazionale mette in risalto un altro dato che invita alla riflessione: a fronte di una sostanziale stabilità della propensione al consumo rispetto all’immediato passato (72,6% contro il 72,7%) si registra una flessione nella quota d’acquisto di beni durevoli che scende dall’8,8% al 7,9%. Un chiaro sintomo delle difficoltà cui si trova spesso a far fronte la famiglia italiana, costretta suo malgrado a scelte necessitate dal soddisfacimento dei cosiddetti bisogni primari.
Dall’analisi reddituale a quella della ricchezza familiare netta 4 con un valore mediano di 103.000 euro (+10,8% rispetto al 2000), di cui la parte più rilevante è ascrivibile alle attività reali. Anche qui a testimonianza di una sgradevole uniformità di tendenza tra valori di flusso e valori di stock la dinamica della ricchezza per area geografica «mostra negli ultimi 10 anni un ampliamento del differenziale tra le famiglie del Nord e del Sud e Isole» 5. Infatti, il divario che nel 1991 mostrava una superiorità del Nord pari al 40% è ormai cresciuto fino a posizionarsi quasi al doppio del valore del Sud.
E infine, due ultime notazioni prima di passare alle considerazioni sulle scelte delle famiglie in tema di attività finanziarie: la prima concerne il marcato aumento della ricchezza delle famiglie nella posizione professionale di dirigente; la seconda, la quota rilevante di famiglie (23%) che hanno ricevuto un trasferimento di ricchezza per eredità o donazione, sposta l’attenzione su questo fattore che sembra influire in modo determinante sulla distribuzione della ricchezza delle famiglie e sui relativi comportamenti nell’area del risparmio.

Dopo questa messe di dati eccoci finalmente al capitolo delle attività finanziarie. Emerge immediatamente un primo dato significativo: oltre i 4/5 delle famiglie italiane (82%) risulta titolare di un’attività finanziaria, dalla più elementare (deposito bancario per il 78% circa) alla più complessa (come nel caso di investimenti in titoli esteri per una quota dell’1,1%).
Secondo aspetto: dall’indagine giungono conferme di opinioni diffuse, quali la diffusione nettamente superiore del conto corrente bancario rispetto al deposito a risparmio (73% contro 13,5%), la maggiore attenzione delle famiglie a conoscere il tasso d’interesse praticato sul proprio conto corrente bancario, la stretta correlazione tra diffusione delle attività finanziarie con le caratteristiche economiche della famiglia.
Terzo punto: anche qui, così come per altri aspetti già in precedenza sottolineati, la posizione del Mezzogiorno appare relativamente sofferente quanto a penetrazione degli strumenti finanziari.
Quarto punto: ai fini di una migliore comprensione delle scelte finanziarie delle famiglie è bene rammentare quanto testualmente affermato nell’indagine, dove in un raffronto con il 1991 «emerge un significativo aumento della propensione delle famiglie a detenere strumenti quali obbligazioni, azioni, fondi comuni e gestioni patrimoniali» 6, indice di un’educazione finanziaria che segna miglioramenti non solo quantitativi (aspetto della diffusione) ma anche qualitativi (livello di conoscenze tecniche). Corollario naturale in questa ottica è, poi, il legame tra migliore condizione professionale e scelte a maggior gradiente di rischiosità.
Quinto punto: la tendenza a spostarsi nell’area dei consumi finanziari più evoluti viene altresì indirettamente confermata dall’analisi della propensione delle famiglie italiane a sostituire gradualmente gli strumenti di pagamento tradizionali con quelli più innovativi. Ecco alcuni dati su cui riflettere: più della metà delle famiglie italiane possiede una carta di pagamento (il 55,4% ha il Bancomat, il 25,3% la carta di credito) e «il possesso di tali strumenti appare positivamente correlato al reddito familiare, al numero dei percettori di reddito, al titolo di studio del capofamiglia e alla dimensione del comune di residenza» 7.
Si riduce, invece, su base nazionale la quota rappresentata dagli assegni, anche se va sottolineato che le forme di pagamento più tradizionali (e quindi gli assegni) trovano un bacino di utilizzo più fertile nel Sud e Isole.
Un accenno merita, infine, Internet, che nell’ottica degli strumenti di pagamento innovativi «veicola ancora una porzione esigua dei pagamenti effettuati dalle famiglie, anche se risulta accresciuto il tasso di utilizzo 8, essendo passata la quota delle famiglie che se ne servono dal 21,3% al 30,2%. C’è, però, da dire che al di là dell’utilizzo, gli effettivi acquisti tramite Internet coprono una porzione assai ridotta (il 4,4% delle famiglie), così come i pagamenti effettuati on line (2,8%)».
Il freno ad un maggiore uso di Internet deriva in parte da una sorta di barriera psicologica che si prova verso tutte le forme di innovazione tecnologica, ma soprattutto dall’impossibilità di visionare i beni e dal timore di frodi nei pagamenti.
Dopo questa carrellata di aspetti reali e finanziari, avviandoci alla conclusione e lasciando da parte le considerazioni sulle modificazioni di natura sociologica delle famiglie italiane, l’impressione complessiva che si ricava da questo studio della Banca d’Italia può bene essere sintetizzata dalla locuzione “maturità di comportamenti”. Le scelte delle famiglie italiane, benché ancora in parte condizionate dall’appartenenza ad aree geografiche e dalla posizione professionale dei singoli, mostrano comunque un apprezzabile avanzamento della cultura finanziaria e una crescita della sensibilità alle forme innovative anche di più recente introduzione.
Varrebbe, allora, la pena che il sistema finanziario attraverso gli intermediari adottasse politiche di marketing più appropriate e di comunicazione all’insegna di una reale trasparenza per sollecitare concretamente anche in questo settore una maggiore vivacità dei consumi, premessa indispensabile per il ristabilimento di un circolo virtuoso nel “sistema Paese” e per l’avvio di un periodo di effettivo sviluppo economico.

   
   
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