Settembre 2004

Tricase DAl catasto onciario del xviii secolo

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Il prezzo della carità
Rodolfo Fracasso  
 
 

 

 

 

Si tratta di dare materiale aiuto e cristiano conforto ad un’umanità in gran parte povera e in condizioni igienico-sanitarie a dir poco carenti.

 

Per condurre una breve indagine sia sulla situazione sociale che sulle caratteristiche dell’economia di Tricase nel Settecento è necessario riferirsi al “Catasto onciario” della prima metà del XVIII secolo. Esso è compilato secondo la legge “sull’apprezzo” dei beni per i quali è stabilito che si paghino le imposte sulla base del reddito dichiarato espresso in once 1. Tale unità di misura fiscale dà il nome allo stesso Catasto che, introdotto nel 1741 da Carlo Borbone nel Regno di Napoli, fornisce un censimento dei beni dei sudditi in modo da accertarne più correttamente il patrimonio al fine di un’equa ripartizione dei carichi fiscali.
All’epoca la moneta base è il ducato, coniato in argento e poi in oro dappertutto in Italia – in origine veneziano (ducato, da doge) – detto anche zecchino, utilizzato dalla metà del XV secolo nel Regno di Napoli prima e nel Regno delle Due Sicilie successivamente, fino al 1865. Esso si divide in dieci carlini; a sua volta il carlino si divide in dieci grani [gna = grana = grani] e ogni grano si divide in dodici cavalli.
Il cavallo, d’altra parte, è una moneta di rame coniata nel 1472 – e poi per alcuni anni – del valore di un denaro e 1/12 di soldo; fa la sua ricomparsa nel 1626 sotto Filippo IV di Spagna. L’oncia d’oro a Napoli, a metà del Settecento, equivale a grammi 26,75 e corrisponde a 6 ducati, ovvero 60 carlini.
Secondo l’antico Catasto, la Terra tricasina conta 299 “fuochi” (nuclei familiari) per un totale di circa 1.800 abitanti poiché si considerano sei persone per “fuoco”. Complessivamente il paese, con i suoi cittadini e le sue istituzioni, per gli anni in esame, è tassato sulla base di un imponibile totale di circa 16.794 once, con la precisazione che i religiosi, ad esempio i Domenicani, pagano solo per la metà dei beni.

Organismi assistenziali e attività finanziaria

Alla fine del XVI secolo Tricase – con i commerci e con una borghesia intraprendente – vive un’epoca vivace dal punto di vista economico, sociale, culturale ma anche solidaristico e presenta una rete assistenziale allestita nel corso degli anni, come in buona parte della Penisola, sia per iniziativa di religiosi e di privati sia per spinta corporativistica. Si tratta di dare materiale aiuto e cristiano conforto ad un’umanità in gran parte povera e in condizioni igienico-sanitarie a dir poco carenti.
Il legame tra le iniziative assistenziali di carattere caritatevole e la gestione di considerevoli capitali, col passar del tempo mette in azione nel tessuto sociale tricasino dei circuiti a mano a mano più complessi e autonomi rispetto all’iniziale esercizio della cristiana pietà fino a concretizzare negli anni successivi – nel credito e nel giro finanziario collegato – l’espressione tra le più interessanti dei vari sodalizi e istituzioni (religiosi e laici) che inizialmente si sono offerti ad aiutare i più sfortunati.
Col trascorrere degli anni Confraternite, Ospedale, Monti, frati Domenicani, religiosi titolari di Benefici e sacerdoti capitolari della chiesa matrice animano un microcosmo che si occupa prevalentemente di assistere ammalati, pellegrini, orfani, minorati, invalidi, poveri, giovani sbandati ma che, con i diversi e progressivi movimenti di denaro, incide notevolmente sul tessuto sociale e produttivo del paese. Queste organizzazioni – che oggi chiameremmo enti, istituzioni – amministrano un patrimonio (assegnato loro specialmente da pii testatori per il bene della propria anima, come d’abitudine per l’epoca) costituito da terreni, case e capitali da concedere in prestito (crediti); i relativi proventi sono impiegati soprattutto in opere di aiuto e sollievo per bisognosi e indigenti.
Lo studio di questo fenomeno permetterebbe di approfondire le strategie messe in atto nell’ambito dei vari sistemi di carità dalle istituzioni locali, dalle comunità religiose e dalle famiglie e inoltre di ricostruire le relazioni tra beneficenza, assistenza e credito monetario al fine di delineare sia i rapporti all’interno dei gruppi interessati alla gestione dei vari enti sia la dialettica tra i diversi ceti sociali tricasini. Uno studio che queste pagine non pretendono certo esaurire, ma solo stimolare. A lato di queste note è possibile trovare i collegamenti tra creditori e debitori, così come tratti dal Catasto.

Il credito in Tricase nel XVIII secolo

In età moderna la tendenza all’attività creditizia appartiene a quasi tutte le istituzioni assistenziali ed ecclesiastiche di Tricase e si tratta di un impegno presente anche in altri paesi, dentro e oltre i confini pugliesi. A Tricase nel 1745 il mercato complessivo del credito locale è sintetizzato nella tabella a lato ed è rappresentato dalle disponibilità monetarie di enti laici e religiosi, ma anche di privati, compresa la Casa dei Principi Gallone.
Non è facile dedurre il valore del ducato in rapporto alla moneta dei nostri giorni ma si può approssimativamente congetturare che un ducato, verso la metà del XVIII secolo, equivalga a circa centocinquanta euro 2. Quindi il volume del credito in paese nello stesso periodo ammonterebbe a circa novecentomila euro ovvero quasi un miliardo e ottocento milioni delle lire sostituite dall’euro, la nuova divisa europea. In moneta corrente per l’epoca si tratta dunque di 6.036 ducati distribuiti tra tutte le categorie sociali, secondo un tasso di interesse variabile dal tre al nove per cento annuo, ma prevalentemente assestato al nove per cento.
E’ un tasso piuttosto alto rispetto ad altre località italiane: ad esempio il Trentino, dove nel XVIII secolo gli enti assistenziali applicano un interesse medio del 4,7 per cento (massimo 7,3 e minimo 4) 3. Questo dipende dalle diverse condizioni del mercato creditizio tricasino, che muteranno solo verso il 1771 quando – come ratificato anche dalla decisione unanime dei sacerdoti capitolari – si passerà prevalentemente al 6 per cento.
Il prestito ha significati particolari in Terra d’Otranto per la mancanza di istituti di credito. Questo considerevole utilizzo del capitale monetario a disposizione delle richieste dei creditori – fondamentale per lo sviluppo economico – da un lato consente in particolare la promozione e l’incremento dell’agricoltura fra le classi più bisognose e dall’altro contrasta la tendenza inflazionistica che potrebbe derivare dalla circolazione di troppo denaro liquido fra le classi più abbienti 4.
Nella Terra tricasina del 1745, dunque, Benefici (situati prevalentemente presso Cappelle o Altari di varie chiese e soprattutto nella Matrice), Domenicani, Capitolo, Confraternite, Ospedale, soggetti privati vari, Casa dei Gallone e Monti – tra cui il Monte Piccolo, collegato con la Confraternita dei Morti presente nella Matrice – erogano sotto forma di crediti il denaro che serve per sostenere e far crescere l’economia locale.

I creditori

A questo punto risulta opportuno fornire qualche annotazione caratteristica su alcuni dei creditori tricasini.
I Domenicani, come noto, sono i frati predicatori presenti nel Convento intitolato ai Santi Pietro e Paolo. L’Ospedale è un’istituzione caritatevole (con origini anteriori al XVII secolo) che riceve beni e denaro da benefattori e li amministra (affitta terreni e case e presta denaro) utilizzandone gli utili per interventi di cristiana carità come l’assistenza a poveri, pellegrini, malati e persone abbandonate.
Le Confraternite sono sodalizi laici con finalità prevalentemente religiose, soggetti alla gerarchia ecclesiastica, istituiti su base volontaria per la salvezza della propria anima da raggiungere per mezzo di pratiche caritatevoli (opere buone come il sostegno agli indigenti, talora confratelli) e di periodica recitazione delle preghiere. Spesso sono erette presso cappelle dove celebrano i loro uffizi e ricevono da pii testatori donazioni e lasciti prevalentemente tramite “legati” che richiedono la celebrazione di messe o pratiche religiose di suffragio. Gli iscritti che fanno parte delle Confraternite possono contare sulla solidarietà dei sodali nei momenti di bisogno e possono garantirsi una degna sepoltura, non nella fossa comune ma nella cappella, o simile, della stessa Confraternita. L’aggregazione sociale ottenuta con l’iscrizione tende dunque ad un conforto spirituale e materiale ed è probabilmente per questo fatto che tra gli iscritti vi sono soprattutto i più umili 5.
Tuttavia anche le classi socialmente più elevate ne fanno parte – e talvolta le fondano – e non per il loculo garantito (hanno cappelle di famiglia) ma per le messe, gli anniversari di morte e i prestiti in denaro che le stesse Confraternite possono assicurare avendo anche un patrimonio in denaro da gestire proveniente, come detto, da lasciti.
La Confraternita dei Morti ad esempio – eretta nella chiesa matrice dove dispone di un suo altare – ha proprio il Monte Piccolo come “cassa di mutuo soccorso”, lo dimostrano i libri contabili custoditi nella chiesa matrice. Nel XVIII secolo in Tricase vi sono tre Confraternite – censite dal Catasto – tutte collocate nella chiesa matrice: la Confraternita del SS. Sacramento, la Confraternita dell’Immacolata Concezione e la Confraternita dei Morti.

I Benefici sono enti ecclesiastici intitolati a Santi e Madonne e stabiliti, in gran parte dei casi, presso altari o cappelle generalmente da devoti i quali, per la salvezza della propria anima, li fondano tramite un “legato”.
Il fondatore stesso conserva in genere il “diritto di patronato” ovvero il privilegio di designare l’ecclesiastico rettore e amministratore del Beneficio stesso. Il legato che assegna i beni – prevalentemente terreni e denaro – e le relative rendite, con l’obbligo di celebrare delle messe, deve ottenere l’autorizzazione dagli organi superiori (il Papa o il Vescovo), gli unici a stabilire il Beneficio e attribuire ad esso le rendite ecclesiastiche; in caso contrario, senza l’assenso dei vertici, rimane un semplice “legato pio o pia donazione”.
In Tricase vi sono quarantatré Benefici, dei quali ventinove appartengono ad altari e nove a cappelle; ventisei risiedono nella chiesa matrice. Solo dieci prestano denaro e difatti la maggior parte di queste pie istituzioni riscuote le proprie rendite dai terreni di cui sono dotate. Su sedici Benefici è vantato il patronato da parte dei maggiorenti del luogo come i Gallone (ben quattro), i Pipini, i Montano, i Raeli, i Legari, i Vincenti. Diciannove sono retti da religiosi che non appartengono alla Terra di Tricase.
In genere, è chiamato a reggere un Beneficio un sacerdote. In Tricase i religiosi sono numerosi e vi è anche chi non appartiene alla Terra tricasina. Oltre ai Domenicani il paese conta 35 sacerdoti di cui 18 capitolari, compreso il parroco 6. Il Capitolo, come noto, è un «organismo collegiale che riunisce i rappresentanti dei membri di un Istituto religioso a diversi livelli»7; in questo caso indica gran parte dei preti della locale chiesa matrice. I capitolari si dividono i proventi della massa dei beni di proprietà della Chiesa, gli altri sacerdoti vivono con un reddito inferiore e talvolta piuttosto esiguo.
Il numero rilevante dei religiosi – riscontrabile non solo a Tricase – può trovare giustificazione nel fatto che nel Regno di Napoli, come nel resto d’Europa, il clero rappresenta una classe privilegiata, esentata dalle tasse e dotata di vari benefici fra i quali l’immunità personale. Esso difatti è giudicato solo dai tribunali ecclesiastici e non da quelli ordinari.
Può accadere che le famiglie borghesi o aristocratiche consiglino oppure obblighino un proprio familiare a prendere la tonaca, magari intestandogli dei beni agrari i quali, come “patrimonio sacro”, non pagano tributi. E’ quanto avviene nella fondazione di un Beneficio: una famiglia vi lega parte del patrimonio – in genere beni agrari, come detto, perché le case sono già esentate dai tributi – per non essere frenati dagli obblighi del fisco, quindi usufruendo del diritto di patronato nomina un proprio religioso a reggere quello stesso Beneficio e i beni in questione, poiché ereditabili dalla famiglia, non mutano di proprietà conservando evidenti vantaggi fiscali 8. Si possono in tal modo intuire taluni abbinamenti tra particolari famiglie locali, che godono del diritto di patronato su un Beneficio, e il religioso che lo regge. Basti considerare che, nel caso di quattordici Benefici, il titolare ne ha assunto la reggenza in linea ereditaria, ad titulum patrimonij.

Il prestito di denaro (censo)

Accordato il credito, segue la stipula del contratto (contratto di censo) tramite un regolare atto notarile in cui si ratifica la consegna in contanti, davanti al notaio, della somma pattuita, si precisano le condizioni ed il debitore sottoscrive a nome proprio e dei suoi eredi. Nella stessa sede notarile si concorda inoltre la scadenza dell’impegno finanziario che talora risulta stabilita molto avanti nel corso degli anni.
Ecco la veste giuridica del contratto ovvero le modalità dell’impegno assunto tra creditore e debitore: non si attua la formula del mutuo o prestito comune ma quella del contratto di censo che in paese prevale nel XVIII secolo e che richiede di essere vincolato ad un immobile per essere garantito.
Cosa significhi questa prevalenza è da approfondire, ma è certo che la scelta di un tipo di prestito rispetto all’altro non dipende da agevolazioni sui tassi d’interesse né sui tempi di restituzione perché risultano simili se non identici.
Cercare di approfondire le motivazioni della prevalenza del contratto di censo rispetto a quello del prestito comune – per averne una possibile giustificazione – significa andare molto indietro nel tempo.
Dall’anno 1000 al 1700 la Chiesa vieta l’interesse nei contratti di prestito, pena la denuncia al Tribunale ecclesiastico. Un simile divieto diviene oggetto, da parte di teologi ed economisti, di valutazioni e analisi che occupano diversi secoli e che queste pagine non pretendono certamente di illustrare.
Esso ha radici nell’interpretazione di alcune frasi contenute sia del Vecchio che del Nuovo Testamento: “[Al fratello] non presterai il tuo denaro a interesse e non gli darai vitto con usura” (Levitico 25, 37); “[Gesù dice] amate anche i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare di ricevere nulla in cambio: allora la vostra ricompensa sarà grande […]” (Luca 6, 35).
Per la dottrina della Chiesa riscuotere un interesse (indipendentemente dalla percentuale applicata) sul denaro prestato è dunque illegittimo, è usura. Ecco probabilmente il motivo per cui nel Medio Evo, tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, in coincidenza con il processo di trasformazione economica che vede l’utilizzo del denaro imporsi nell’economia del tempo e i suoi possessori aumentare, nasce l’istituto economico dell’emptio reddituum, la “vendita dei redditi” 9.
La vendita dei redditi è parte sostanziale del contratto di censo perché chi beneficia del prestito è obbligato a legarlo all’impegno di un terreno di sua proprietà e nello stesso tempo, in cambio, egli (e i suoi eredi) verseranno, per il periodo di tempo pattuito, una somma annuale derivante dalla vendita di parte dei prodotti e dei frutti del terreno in questione. La formula giuridica del censo viene scelta e praticata da tutti i soggetti erogatori di prestiti in Tricase.

La figura del debitore

Sulla figura del debitore vi sono precise indicazioni prevalentemente sull’antico Catasto perché quasi sempre gli atti notarili tralasciano la professione di chi richiede il prestito.
Fuori dai confini tricasini spesso la sua tipologia, pur essendo eterogenea come in Tricase, appartiene frequentemente ai ceti medio-alti per la necessità di affidarsi a “persone sicure”.
Nella Terra tricasina invece è il settore della gente comune, il terzo ceto – contadini (bracciali), manovali, “massari”, venditori di mercanzie, artigiani, vedove e nubili – a dividersi il maggior numero di crediti finanziari nei confronti del secondo ceto – medici, farmacisti, giudici e borghesi in genere – e del numeroso primo ceto – sacerdoti, nobili e possidenti (talora indicati con l’appellativo Magnificus perché personalità di rilievo in paese o addirittura laureati).
Nel raggiungimento di questo positivo risultato, che evidentemente alimenta l’economia locale dal basso, è fondamentale il ruolo dei Domenicani, i quali distribuiscono ben sessanta (pari al 32,7 per cento) dei centottantaquattro prestiti totali e, secondi solo ai Benefici, distribuiscono 1.305 ducati, pari al 21,6 per cento del mercato complessivo del credito tricasino.
Questo significa anche una certa benefica polverizzazione dello stesso credito da parte delle casse dell’antico Convento con una media di 21,7 ducati per prestito, meno bassa solo di quella del Monte dell’Immacolata che, essendo gestito da un ente pubblico (l’Università), distribuisce evidentemente per dovere istituzionale piccoli prestiti – la media è difatti di 16,2 ducati ciascuno – quasi esclusivamente al terzo ceto.
A parte dunque i privati, solo i Domenicani (ottant’otto per cento) e il Monte dell’Immacolata (circa l’ottantasei per cento) mostrano maggiore attenzione finanziaria verso il terzo ceto.
“Benefici”, Capitolo e Confraternita dei Morti hanno invece prevalenti rapporti creditizi col primo ceto e lo stesso Capitolo anche col secondo ma è singolare che, nonostante la gran quantità di ducati a disposizione, i Domenicani non facciano credito a nessuno dei sacerdoti. E’ possibile che questi ultimi abbiano altre casse più vicine alle quali rivolgersi, ma è noto che tra le due componenti del mondo ecclesiastico tricasino vi siano diverse controversie – soprattutto per questioni riguardanti l’organizzazione e il percorso delle processioni per le strade del paese – finite anche in lite giudiziaria.
L’effetto del movimento di denaro nel paese, oltre al beneficio economico, porta anche quello sociale del consolidamento dei legami di ceto – con i prestiti tra “massaro” e “massaro”, “bracciale” e “bracciale” o tra istituzioni religiose e nobili e possidenti – ma anche del dialogo tra ceti diversi.
Le motivazioni che inducono a contrarre un prestito sono riportate molto di rado nelle deliberazioni degli enti o negli atti notarili; esse riguardano generalmente la soluzione di necessità del momento: “Per bisogni di sua casa” o “Per suoi bisogni” sono le frasi normalmente ricorrenti.
E’ difficile perciò risalire ai motivi più frequenti, ma è opinione comune, tratta da documenti della città di Verona 10, che si tratti di costituire doti – specie per i ceti medio e alto per i quali la vita del ‘700 è piuttosto dispendiosa –, di saldare precedenti debiti o di acquistare delle terre oppure di sostenere spese per pubbliche necessità da parte di amministratori locali o della stessa Università tricasina.
In particolare i contadini, o “bracciali”, devono dotarsi di denaro liquido per comprare animali, sementi o attrezzi da lavoro oppure per superare i periodi di cattivo raccolto. Inoltre hanno bisogno di sfuggire, per quanto possibile, alla necessità di vendere i prodotti della terra (olive, grano e uva in particolare) “alla voce”, cioè ancora immaturi e perciò ad un prezzo piuttosto basso, per poter avere – dai mercanti che praticano questo tipo di vendita – il denaro necessario per le spese di coltivazione. I “massari” inoltre che gestiscono masserie – in proprio o più spesso per conto di un proprietario del quale sono fattori – cercano denaro per l’allevamento di ovini e caprini e per la produzione in proprio di latticini.
Gli artigiani infine hanno da sviluppare il loro “negozio” e comprendono varie figure lavorative: dal conciapelli al sartore, dal legnaiolo al fabbricatore, dal “solachianelli” (calzolaio) al “mastro d’imbasti” (sellaio), dal barbiere al venditore di vino, dal ferraro al calzolaio e al “beccaro” (macellaio).

ARCHIVIO DI STATO DI LECCE (A.S.L.)
Catasto onciario di Tricase, anno 1745

Ecco i rapporti tra creditori e debitori (beneficiari dei prestiti) collegati con le loro caratteristiche sociali. Le parti riportate tra virgolette sono tratte integralmente dal Catasto. Le parti inserite tra parentesi quadre sono commenti dell’autore. I riferimenti in corsivo dentro parentesi tonde sono quelli bibliografici relativi allo stesso Catasto.

Da notare che per tutti i debitori, nell’elenco dei loro “pesi” (debiti), la dicitura riportata sul Catasto è tiene il debito col (segue il nome del creditore ) di detta Terra di annui (segue l’ammontare del versamento annuale legato al prestito ricevuto) per vendita d’annue entrade per capitale di (segue l’ammontare del prestito ricevuto), ad indicare che il capitale censo è ottenuto impegnando un terreno le cui entrate annuali sono in parte devolute al creditore; tutto questo è ratificato in un regolare atto notarile.

“IL VENERABILE OSPEDALE DI QUESTA TERRA”
(vol. II, ff. 615 r.-617 v.)

Prestiti (o Capitali Censi, per un totale di 338 ducati) concessi dall’Ospedale (sono abitanti di Tricase, salvo diversa indicazione) a:
Don Paolino (sacerdote) e Giuseppe (massaro) fratelli Nicolardi (venti ducati al nove per cento). Hanno anche un debito con la Confraternita dei Morti (venticinque ducati al nove per cento). (vol. I, f. 183 r.).
Giuseppe Zocco (quaranta ducati al nove per cento), massaro di anni 68, vive in casa propria nel borgo di Fornomaggio [corrisponde all’abitato oggi comprendente via Monsignor Ingletti e via della Carità]. Ha altri debiti con Donato Resci (cinquanta ducati all’otto per cento), con Giuseppe dei Principi Gallone (venti al cinque per cento), con la sorella Caterina Zocco (centocinque ducati al sei per cento), con l’Abb.e S.re D. Arcangiolo Gallone (trenta ducati al nove per cento), con la Confraternita dei Morti (ventotto ducati al nove per cento), con Anna Maria Longo di Tricase (dieci ducati al nove per cento) e col Convento di S. Maria del Carmine di Torrepaduli (cinquanta ducati al nove per cento). (vol. I, f. 188 r.).
Francesco Carrozzo ed Ippazio Nesca (venticinque ducati al nove per cento). Sono entrambi “bracciali” cioè braccianti agricoli. (vol. I, f. 92 v. e vol I, f. 208 r.).
Francesco Fragasso (dodici ducati al nove per cento), “bracciale”. (vol. I, f. 109 r.).
Domenico Pisanò (trentadue ducati al nove per cento), mastro conciapelli di anni 72. (vol I, ff. 71 v. e 72 r.).
Antonio Fragasso (dieci ducati al nove per cento), “bracciale” di anni 72, possiede quattro terreni in enfiteusi ed un cavallo; ha altri debiti con i Domenicani (30 ducati al 9%), con Vito Colaci di Lucugnano (12 al 9%) e col Monte dell’Immacolata Concezione (30 al 9%); è tassato per once 54 circa. (vol. I, ff. 22 v.-24 v.). [A differenza dell’affidamento in semplice affitto, concedere un terreno in enfiteusi significa chiedere all’affittuario un canone di locazione di modesta entità, ma affidargli nello stesso tempo tutti gli oneri derivanti dalla manutenzione e dal miglioramento del bene; per un proprietario che non abbia tempo o disponibilità per la gestione del patrimonio si tratta di una formula gradita].
Pietro Raeli (ducati quaranta al nove per cento).
[Non riportato come “fuoco” nel Catasto]
Pietro Cazzato (ducati dieci al nove per cento), “bracciale”; ha altri debiti con Abb.e D. Arcangiolo Gallone (ducati 50 al 9%), Ill.re D. Giuseppe Gallone (20 ducati al 9%). (vol. I, f. 293 r.-294 r).
Vedova Caterina Marra (ducati dieci al nove per cento), vedova di Cristofalo Nuccio, ha quaranta anni; ha un altro debito con l’Abb.e D. Arcangiolo Gallone (ducati 160 al 9%). (vol II, ff. 362 v.-364 r.).
Giacomo Minerva (ducati venti al nove per cento), conciapelli di anni 36, la sua bottega è sita nella strada “si dice d’Alessano” [parte di essa è l’attuale via Toma] ed è allestita in una casa per la quale paga affitto ai Domenicani; possiede anche due fondi. (vol. I, ff. 140 r.-141 r.).
Magnifico [persona nobile o di spicco, talora laureata] Francesco Chianca (ducati trentanove al nove per cento), nobile di anni 55; ha altri debiti: con gli eredi del fu D. Giuseppe Bleve di Montesardo (70 ducati al 9%), con la Confraternita dei Morti (20 ducati al 9%), al Principe Giuseppe Gallone (30 ducati al 9 per cento); è tassato per once 180 circa. (vol. I, ff. 98 v.-102 v.).
Magnifico Tommaso Pellegrini (ducati cinquanta al nove per cento), “nobile vivente” di anni 34 [è tra i compilatori del Catasto 1745], vive in casa propria nel borgo della Cittadella [nota che nello stesso borgo vivono anche i medici Lodovico e Ferdinando Maroccia, padre e figlio]; ha altri debiti: con l’Abb.e S.e D. Arcangiolo Gallone (60 ducati al 9%), con il Capitolo di Tricase (120 ducati al 9%), con la Confraternita dei Morti (120 ducati all’8 per cento ed ancora 30 ducati al 9%), e con i Domenicani (20 ducati al 9%), col Capitolo di Caprarica del Capo (20 ducati al 9%); è tassato per once 207 circa. (vol. I, ff. 339-343 r.).
Giuseppe Panico (ducati sedici al nove per cento), “mastro sartore” di anni 43, ha altri debiti: con il “Beneficio sotto il titolo del Ss. Crocefisso” di Tricase (50 ducati al 9%), con la Confraternita dell’Immacolata Concezione di Tricase (50 ducati al 9%), col sacerdote D. Pasquale Grezio di Lucugnano (15 ducati al 9%), col “Beneficio di S. Carlo” di Tricase (30 ducati al 9%); è tassato per once 14. (vol I, ff. 194 r.-195 v.).
Vincenzo Attrotto di Tricase, abitante in Presicce (ducati quattordici al nove per cento), di anni 40, ha moglie (anni 40) e tre figli; è tassato per once 21 circa. (vol. I, f. 348 v.).

“IL REVERENDO CAPITOLO [i sacerdoti capitolari della chiesa matrice] DI TRICASE” concede un totale di 859 ducati in Capitali Censi ai seguenti abitanti di Tricase (salvo diversa indicazione):
Antonio Minutello (ducati venti al nove per cento), “bracciale”; ha debito di dieci ducati al nove per cento anche con i Domenicani; è tassato per once ventiquattro circa. (vol. I, f. 20 v.).
Eredi di Agnesa De Iaco (ducati venti al nove per cento).
Andrea Musio (ducati dieci al nove per cento), “beccaro” [macellaio]; è tassato per 17 once circa. (vol. I, f. 5 v.).
Sacerdote D. Paolino e Nicola Fratelli Renna (ducati 20 al nove per cento)
Lazaro Scarascia (ducati venti al nove per cento), “bracciale”. (vol. I, f. 215 v.).
Sacerdote D. Saverio e Nicola fratelli Tobia (ducati cinquanta al nove per cento).
Magnifico Tommaso Pellegrini (ducati 120 al nove per cento) (Vedi in precedenza)
Sacerdoti D. Pietro e D. Giuseppe Piri (ducati cento al nove per cento).
Liberato Marra (ducati quaranta al nove per cento), “bracciale”. (vol. I, f. 221 r.).
Eredi del fu D. Francesco Pagliari (ducati trenta al nove per cento).
Vedova Margherita Garrapa (ducati venticinque al nove per cento), anni 66, è vedova del D.re Chirurgo Alessandro Chianca, ha una figlia nubile di 41 anni ed un figlio sacerdote D. Giustiniano Chianca. (vol. II, f. 373 v.).
Fratelli “bracciali” Cosmo e Pietro Piscopiello (ducati venti al nove per cento). (vol. I, f. 48 v. e vol. I, f. 292 v).
Sacerdote D. Nicola Zocco (ducati venticinque al nove per cento).
Lionardo Sciurti (ducati venti al nove per cento), “solachianelli” [calzolaio], “vecchio ed inabile a faticare” di anni 67. (vol. I, f. 226 r.).
Sacerdote D. Antonio De Iaco (ducati cinquanta al nove per cento).
Domenico Pirti (ducati dieci al nove per cento), “Giudice a contratti, benché presentemente non esercita il suo ufficio per la vecchiaia” di anni 75, vedovo. (vol. I, f. 72 v.).
Pietro Paolo De Vito (ducati quindici al nove per cento), bracciale di anni 45. (vol. I, f. 288 r.).
Eredi di Giandomenico Arseni (ducati dieci al nove per cento).
DD.ri Fisici [cioè medici] Lodovico e Ferdinando Maroccia (ducati venti al nove per cento), Lodovico è di anni 75, vive in casa propria nel borgo della Cittadella vicino alle case degli eredi del fu Magnifico Francesco Mecchi. (vol. I, ff. 231 r.).
S.re Oronzo Longo di Maruggio “in questa Terra dimorante” (ducati venti al nove per cento), “fuoco acquisito in questa Terra”, “nobile vivente” di anni 45. (vol. I, f. 270 r.).
Sacerdote D. Tancredi Capranico (ducati venticinque al nove per cento).
Sacerdote D. Saverio Alfarano e il fratello Eustachio (ducati venticinque al nove per cento).
Magnifico Oronzo Raeli (ducati ventitre al nove per cento), “Speziale di medicina con impotenza di esercitare l’arte”, di anni 31. (vol I, f. 267 v.).
Eredi di Giovanni Stampede (ducati diciassette al nove per cento).
Agostino Pisanò (ducati ventiquattro al nove per cento), “Mastro conciapelli”. (vol. I, f. 3 v.).
S.re D. Francescantonio Vincenti (ducati cento al nove per cento), “nobile vivente” di anni 38, [è tra i compilatori del Catasto 1745]. (vol. I, f. 129 v.).

“CONFRATERNITA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE ERETTA NELLA PAROCCHIAL CHIESA DI TRICASE”

Possiede un solo capitale censo dato a Pietro Panico (ducati cinquanta al nove per cento).

[Pietro Panico non risulta come “fuoco”].
“IL MONTE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI QUESTA TERRA, CHE S’AMMINISTRA DALLA MAGNIFICA UNIVERSITÀ DELLA MEDESIMA” (totale di ducati 114 in capitali censi concessi). Possiede “Capitali censi contro” (abitanti di Tricase salvo diversa indicazione):
Luigi Coppola (ducati quattordici al nove per cento), fabbricatore di anni 39. (vol. I, f. 233 v.).
Magnifico Oronzo Raeli (ducati venti al nove per cento) (Vedi in precedenza).
Liberato Marra (ducati dieci al nove per cento) (Vedi in precedenza).
Francesco d’Ippazio Marra (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 77. (vol. I, f. 11 r.).
Antonio Fragasso (ducati trenta al nove per cento), bracciale di anni 72, ha anche un debito per lo stesso importo con i Domenicani. (vol. I, f. 22 v.). (Vedi anche in precedenza).
Pantaleone Piccino (ducati venti al nove per cento), massaro di anni 37 (vol. I, f. 275 v.).
Vedova Margarita Rizzo (ducati dieci al nove per cento).

“LA VENERABILE CONFRATERNITA DEI MORTI ERETTA NELLA PAROCCHIAL CHIESA DI QUESTA TERRA” (possiede un totale di ducati 513 in capitali censi concessi ad abitanti di Tricase, salvo diversa indicazione):
Oronzo Longo di Maruggio (ducati quaranta al nove per cento), (vedi in precedenza).
Giuseppe Coppola e Gaetano Stefanello “bracciali” (ducati quaranta al nove per cento). (vol. I, f.181 r. e vol. I, f. 138 r.).
Nicola Scarascia (ducati trenta al nove per cento), barbiere di anni 72, vecchio e “impotente a fatigare”. (vol. I, f. 250 r.).
Sacerdote D. Paolino e Giuseppe fratelli Nicolardi (ducati venticinque al nove per cento); hanno anche un debito con l’Ospedale: venti ducati al nove per cento; Giuseppe è massaro. (vol. I. f. 183 r.).
Francesco di Giampaolo Arseni (ducati trenta al cinque per cento), “uomo di campagna” (vol. I, f. 105 r.).
D.re S.re D. Giandomenico Aimone (ducati cinquanta al nove per cento), “nobile vivente e padre onusto privilegiato, come dal privilegio originalmente esibito” di anni 62. (vol. I, f. 152 v.). Si presta ancora cento ducati al nove per cento dal Beneficio di S. Lucia, altri cento ducati al nove per cento dal Beneficio della Nascita della Vergine e cinquanta al nove per cento dai Domenicani.
Fortunato Pisanò (ducati quindici al nove per cento), “solachianelli, ed impotente a faticare”, di anni 70. (vol. I, f. 90 v.).
Giuseppe Zocco (ducati ventotto al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Magnifico Tommaso Pellegrini (ducati 120 all’otto per cento). (Vedi in precedenza).
Magnifico Francesco Chianca (ducati venti al nove per cento). (Vedi in precedenza).
D.re Fisico [cioè medico] Domenico Mecchi (ducati trenta al nove per cento), anni 75, [è tra i compilatori del Catasto 1745]; ha vari pesi rapportati a legati; ha altri debiti (105 ducati al 9% con i Domenicani e 30 ducati al 9% con la Confraternita dei Morti); è tassato per once 16 circa. (vol. I, ff. 65 e segg.) .
Rosa Marra (ducati venticinque al nove per cento), anni 40, nubile. (vol. I, f. 381 r.).
Magnifico Tommaso Pellegrini e Alessandro Coluccello (ducati cinquanta al nove per cento); (per T. Pellegrini vedi in precedenza); Alessandro Coluccello è massaro. (vol. I, f. 11 r).
Paolino Carrozzo (ducati dieci al nove per cento), “bracciale”. (vol. I, f. 280 r.).

“IL BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DELLA NASCITA DELLA VERGINE; DE IURE PATRONATUS DE’ SIGNORI GALLONI Principi di questa terra, sito in proprio Altare dentro la Parocchial Chiesa della medesima, presentemente si tiene dall’Abb.e Sig.re D. Arcangiolo Galloni di detta Terra”. Ecco i capitali censi, per un totale di ducati 302, concessi (ad abitanti di Tricase, salvo diversa indicazione):
D.re S.re D. Giandomenico Aimone (ducati cento al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Magnifico Tommasantonio Senape di Gallipoli (ducati cento al nove per cento).
Sacerdoti D. Francesco Maria e D. Girolamo fratelli Legari (ducati cinquanta al sette per cento).
Francesco Carletta di Gagliano (ducati undici al nove per cento), massaro. Si presta denaro (ducati 22 al 9%) anche da Teodora Trazza di Tricase, nubile di anni 49, figlia del fu Domenico, ducati 22 al 9 per cento. (vol. I, f. 385 r.).
Giuseppe Zocco (ducati trenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Oronzo Minutello (ducati undici al nove per cento), bracciale di anni 80, vedovo. (vol. I, f. 264 r.).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DI S. MARIA MADDALENA, SITO IN PROPRIA CAPPELLA NEL BORGO DI QUESTA TERRA SI DICE DI FORNOMAGGIO, che presentemente si tiene dal sacerdote D. Giuseppe Pisanò della medesima, con essersene ordinato ad titulum patrimonij”. Presta denaro solo ad:
Agostino Pisanò (ducati centotrenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DI S. LUCIA, SITO IN PROPRIA CAPPELLA EXTRA MOENIA di questa Terra, che presentemente si tiene dal Ch.co Antonio Longo della medesima”. Presta denaro solo a:
D.re S.re D. Giandomenico Aimone (ducati cento al nove per cento). (Vedi in precedenza).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, DE JURE PATRONATUS DEL SACERDOTE D. NICOLA ZOCCO DI QUESTA TERRA, sito in proprio Altare dentro la Parocchial Chiesa della medesima, che presentemente si tiene dal detto sacerdote D. Nicola, con essersene ordinato ad titulum patrimonij”. Presta denaro (in totale 150 ducati) solo ai seguenti abitanti di Tricase:
lo stesso sacerdote D. Nicola Zocco (ducati cento al cinque per cento)
Agostino Pisanò (ducati cinquanta al cinque per cento). (Vedi in precedenza).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DI S. LIBORIO DE JURE PATRONATUS DE’ SIGNORI GALLONI PRINCIPI DI QUESTA TERRA, sito in proprio Altare dentro la Venerabile Cappella di S. Maria di Costantinopoli extra moenia, che presentemente si tiene dal Sacerdote D. Paolino Renna della medesima Terra, con essersene ordinato ad titulum patrimonij”. Presta denaro, per un totale di ducati 200, ai seguenti abitanti di Tricase:
Eredi del fu sacerdote D. Carlo Renna (ducati cinquanta al nove per cento).
Antonio Scarascia (ducati trentasette al nove per cento), bracciale. (vol. I, f. 31 v.).
Pietro Pirti (ducati venticinque al nove per cento), “mastro d’imbasti” [sellaio] di anni 50. (vol. I, f. 290 r.).
Nicola Renna (ducati venti al nove per cento).
[Non è riportato come “fuoco”]
Maddalena Renna (ducati venti al nove per cento)/
Giuseppe Renna (ducati venti al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Andrea Piri (ducati quindici al nove per cento), massaro di anni 52. (vol. I, f. 7 r.).
Eredi della vedova Prudenzia Legari (ducati tredici al nove per cento)

[Nota: ci sono “altri capitali censi, che in maggior quantità possiede fuori feudo”].

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DEL SANTISSIMO CROCEFISSO, sito in propria Cappella extra moenia di questa Terra, che presentemente si tiene dal Sacerdote D. Salvatore Ingletto della medesima, con essersene ordinato ad titulum patrimonij”. [La Cappella del SS.mo Crocefisso corrisponde all’attuale Cappella di S. Lucia]. Presta denaro, per un totale di 100 ducati, ai seguenti abitanti di Tricase:
Giuseppe Panico (ducati cinquanta al nove per cento). (Vedi in precedenza)
Giambattista Cazzato (ducati trenta al nove per cento), bracciale (vol. I, f. 144 v.). Ha anche debito con i Domenicani. (10 al 9%).
Eredi di Paolo Ingletto (ducati venti al nove per cento).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DELLA BEATISSIMA VERGINE DEL CARMINE, DE JURE PATRONATUS DE’ SIGNORI PIPINI, E MONTANI DI QUESTA TERRA, sito in proprio Altare dentro la Parocchial Chiesa della medesima, che presentemente si tiene dal Sacerdote D. Tommaso Pipini dell’istessa Terra, con essersene ordinato ad titulum patrimonij”. Presta denaro al solo:
D.re Sig.re D. Giovanni Pipini di Tricase (ducati cento all’otto per cento), di anni 65 [manca la professione] vive in casa propria in via del Tempio con moglie (anni 63), due figli maschi di cui uno sacerdote, una sorella nubile ed una serva di casa; possiede molino, forno e vari terreni, “un tarpeto per macinare olive” e vari animali; è tassato per once 65 circa. (vol. I, f. 162 v.).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DI S. CARLO DE JURE PATRONATUS DE’ SIGNORI PRINCIPI GALLONI DI QUESTA TERRA, sito in proprio Altare dentro la Parocchial Chiesa della medesima, che presentemente si tiene dall’Abb.te D. Zaccaria Cesi, Canonico della Cattedrale d’Ostuni, con essersene ordinato ad titulum patrimonij”. Presta denaro, per un totale di ducati 80, ai seguenti abitanti di Tricase:
Luigi Coppola (ducati cinquanta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Giuseppe Panico (ducati trenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).

“BENEFICIO SOTTO IL TITOLO DE’ SS. ANTONIO E GIACOMO, DE JURE PATRONATUS DE’ SIGNORI ASTORICCHI DI QUESTA TERRA, sito in proprio Altare dentro la Venerabile Cappella di S. Maria del Tempio intra moenia della medesima, che presentemente si tiene dal Reverendissimo D.re S.re D. Francescantonio Moavero, Vicario Generale della Citta di Alessano”. Presta denaro, 60 ducati, al solo:
Sacerdote D. Giustiniano Chianca di Tricase (ducati sessanta al tre per cento).

“IL VENERABILE CONVENTO SOTTO IL TITOLO DE’ SS. PIETRO E PAOLO DELL’ORDINE DE’ PREDICATORI DI QUESTA TERRA” [si tratta dei Domenicani]. Presta denaro, per un totale di ducati 1.305, ai seguenti abitanti di Tricase (salvo diversa indicazione):
Alessandro Coluccello (vedi in precedenza) e Giuseppe di Tommaso Greco “bracciale” (ducati ventidue al nove per cento). (vol. I, f. 186 r.).
Giuseppe di Domenico Musio (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 22. (vol. I, f. 179 r.).
Giovanni Peluso (ducati sette al nove per cento), bracciale di anni 49. (vol. I, f. 158 r.).
Angiolo Attrotto (ducati venti al nove per cento), bracciale di anni 73. (vol. I, f. 15 r.).
Giovanni ed Oronzo Greco (ducati venti al nove per cento), “bracciali”. (vol. I, f.151 r. e vol. I, f. 266 r.)
Lazaro Nicolardi ed Ottavio Cesi [sono cognati] (ducati trentuno al nove per cento) sono “mastri sartori”. (vol. I, f. 214 r. e vol. I, f. 272 v.)
D. Fisico Domenico Mecchi (ducati centocinque al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Domenico Scarascia (ducati venti al nove per cento), bracciale di anni 35, vive in casa per la quale “ne corrisponde d’annuo canone gna sessanta, e mezzo alla Magnifica Università [è denominato Università l’ente amministrativo comunale che oggi chiameremmo Municipio o amministrazione comunale] di questa Terra; possiede una somara per uso proprio; egli vive con moglie (anni 35) e due figli; è tassato per once 16 circa. (vol. I, f. 75 v.). [Da notare che a sua volta presta denaro: al magnifico Giuseppe Mecchi (ducati tredici e mezzo al nove per cento) e alla vedova Prudenzia Legari (ducati tredici e mezzo al nove per cento)].
Antonio Pacifico Cito (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 63. (vol. I, f. 29 r.).
Eredi di Gabriele Coppola (ducati ventisette al nove per cento).
Domenico Coppola (ducati quattro al nove per cento), bracciale di anni 41 vive in casa dell’ospedale in affitto, con moglie (anni 26) e tre figli; è tassato per once 26. (vol. I, f. 60 r.).
Giovanni Carrozzo (ducati quindici al nove per cento), bracciale di anni 48. (vol. I, f. 147 r.).
Giuseppe Marsilio (ducati dieci al nove per cento), venditore di vino, di anni 66. (vol. I, f. 185 r.)
Giovanni Ingletto (ducati cinque al nove per cento), calzolaio di anni 35. (vol. I, f. 165 v.).
Lionardo Martines (ducati dieci al nove per cento), ferraro di anni 74, “vecchio ed impotente a fatigare”. (vol. I, f. 228 r.).
Francesco Minutello (ducati ventidue al nove per cento) [non c’è nel Catasto].
Nicola ed Antonio Scarascia (ducati quaranta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Sig.re D. Giuseppe Serafini di Otranto (ducati centoquindici al nove per cento).
Angiolo De Iaco (ducati dieci al nove per cento), bracciale. (vol. I, f. 13 r.).
Antonio Sperti (ducati dieci al nove per cento), bracciale. (vol. I, f. 25 r.).
Biasi Pirti ed Angelica Jovares sua moglie (ducati quindici al nove per cento), calzolaio di anni 54, “zoppo ed impotente a fatigare”. (vol. I, f. 40 r.).
Eredi di Pietro Renna (ducati quindici al nove per cento).
Domenico Alfarano (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 28. (vol. I, f. 52 r.).
Fratelli Pietro e Cosmo Piscopiello (ducati dieci al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Fratelli Pietro e Donato Arrico (ducati dieci al nove per cento), “bracciali”. (vol. I, f. 287 r. e vol. I, f. 78 r).
Eredi di Scipione Arrico (ducati trenta al nove per cento).
Donato D’Amico (ducati dodici al nove per cento), bracciale di anni 66. (vol. I, f. 79 r.).
Paolino di Vito Peluso (ducati venti al nove per cento), calzolaio di anni 46. (vol. I, f. 283 r.).
Giambattista Cazzato (ducati dieci al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Tommaso Coppola (ducati quaranta al nove per cento), fabbricatore di anni 57. (vol. I, f. 310 r.).
Antonio Fracasso (ducati trenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Eredi del fu Ch.co Lionardo Turco (ducati quattordici al nove per cento).
Giuseppe Coppola (ducati trenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Magnifico Tommaso Pellegrini (ducati trenta al sei per cento). (Vedi in precedenza).
Antonio Corvaglia (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 35. (vol. I, f. 28 r.).
Eredi del fu Evangelista Stefanelli (ducati quindici al nove per cento).
Antonio Minutello (ducati dieci al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Domenico Caloro (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 30. (vol. I, f. 54 v.).
Liberato De Pietro di Ruffano, “in Tricase commorante” (ducati trentasei al nove per cento).
Giuseppe di Domenico Musio (ducati venti al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Domenico, Tommaso e Saverio Zocco padre e figli (ducati venti al nove per cento); Domenico (padre) “uomo di campagna inabile al lavoro” di anni 66, Tommaso bracciale di anni 25, Saverio massaro di anni 30, abitano in casa propria nel borgo Cittadella con altri figli: Giuseppe di anni 34 “dimorante in Napoli per causa di studi”, Mario bracciale di anni 15 ed inoltre la moglie e due figlie di Tommaso; tassati per once 46. (vol. I, f. 77 r.).
Angiolo Musio (ducati venti al nove per cento), bracciale di anni 50. (vol. I, f. 17 r.).
Vito Piccino (ducati cinque al nove per cento), bracciale di anni 42. (vol. I, f. 353 r.).
Filippo Cosi (ducati dieci al nove per cento), mastro legnaiolo di anni 58 (vol. I, f. 87 r.). Si fa prestare del denaro anche dal cuoco del Principe, Giuseppe Griso: quattordici ducati al nove per cento. (vol. I, f. 172 r.).
Francesco Oronzo Pisanò (ducati venticinque al nove per cento), “conciapelli” di anni 45. (vol. I, f. 122 r.).
Giovanni Vito di Tommaso Musio (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 29. (vol. I, f. 159 v.).
Domenico d’Ottavio Greco (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 30. (vol. I, f. 69 v.).
Francesco e Filippo fratelli Carletta di Gagliano (ducati sessantacinque al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Pietro Marra (ducati dieci al nove per cento), massaro di anni 38. (vol. I, f. 290 v.).
Nicola De Iaco (ducati ventidue al nove per cento), bracciale di anni 46. (vol. I, f. 258 r.).
Magnifico Dottore Fisico Michele Raeli (ducati quaranta al nove per cento), di anni 39, vive in casa propria nel borgo S. Angiolo con moglie (anni 34) e 3 figli. (vol. I, f. 238 r.).
Antonio Coppola (ducati venti al nove per cento), bracciale di anni 45. (vol. I, f. 26 v.).
Angiolo Fersino (ducati quindici al nove per cento), bracciale di anni 48. (vol. I, f. 14 r.).
Francesco Raeli (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 57. (vol. I, f. 125 v.).
Magnifico Francesco Orlandi (ducati trenta al nove per cento), nobile vivente di anni 35, vive casa propria in via delle Pergole con moglie (Maddalena Baldari di anni 27), 4 figli, due fratelli di cui uno sacerdote (D. Ignazio), la madre vedova Rosa Pellegrino ed un servo di campagna; possiede terreni ed animali ed è tassato per once 52 circa. (vol. I, f. 116 v.). [Come si deduce dal Libro dei battezzati custodito nell’Archivio della chiesa matrice di Tricase, si tratta del fratello dei due vescovi tricasini Celestino e Giuseppe Orlandi]. Insieme ai familiari ha contratto debito anche con D. Arcangiolo Gallone (50 ducati al 9 per cento).
Eredi della fu vedova Prudenzia Legari (ducati quindici al nove per cento).
D.re Sig.re D. Giandomenico Aimone (ducati cinquanta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Giuseppe Cazzato (ducati quindici al nove per cento), bracciale di anni 60. (vol. I, f. 191 v.).
Ippazio Cazzato di Tiggiano “in questa Terra dimorante”, (ducati dodici al nove per cento).
Matteo Piccino (ducati dieci al nove per cento), bracciale di anni 26. (vol. I, f. 237 r.).

“L’Ill.re Sig.re D. GIUSEPPE GALLONI, SECONDOGENITO DEI PRINCIPI DI QUESTA TERRA”. (vol. I, ff. 196 v. - 01 r.) Presta denaro (sempre con la formula “per compra d’annue entrate”) per un totale di ducati 410 ai seguenti abitanti di Tricase (salvo diversa indicazione):
Nicola Scarascia (ducati dieci al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Sorelle Paolina, Anna Teresa, Caterina e Francesca Stampede (ducati dodici al nove per cento).
Eredi del fu D.re S.re D. Francesco Pagliari (ducati 186 al nove per cento). (Vedi in precedenza).
D.re S.re D. Gio: Pipini (ducati trenta al sette per cento). (Vedi in precedenza).
Nicola Piccino (ducati cinquantadue al sette per cento), bracciale di anni 49. (vol. I, f. 25 r.).
Pietro Cazzato (ducati venti al nove per cento), bracciale di anni 44. (vol. I, f. 293 r.).
Magnifico Francesco Chianca (ducati trenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
Vedova Aurelia Caloro, Cosmo, Pietro, Ippazio, Giovanni, Pasquale e Tommaso Piscopiello, madre e figli (ducati venti al nove per cento). (Per Cosmo e Pietro vedi in precedenza).
Tommaso di Domenico Musio (ducati trenta al nove per cento), bracciale di anni 28. (vol. I, f. 323 r.).
Giuseppe Zocco (ducati venti al cinque per cento). (Vedi in precedenza).

* * *
PRIVATI (abitanti di Tricase, salvo diversa indicazione) che prestano denaro ovvero possiedono capitali censi:

Domenico Scarascia (vol. I, f. 75 v.) è un bracciale di anni 35. Egli presta a sua volta denaro (ducati tredici e mezzo al nove per cento) al Magnifico Giuseppe Mecchi,(vol. I, f. 177 v.) “professore privilegiato in Chirurgia” di anni 30; presta la stessa quantità di denaro alla vedova Prudenzia Legari. (vol. I, f. 75 v.).

Abb.te Sig.re D. Arcangiolo Galloni (vol. I, ff. 36 v. e seg.) di anni 59, abita in casa propria nel borgo di Fornomaggio con tre servitori ed una serva, possiede un “tarpeto”, vari giardini, terreni, case date in affitto e presta in totale ducati 770 a:
- Fisici Domenico e “Fabbio” Mecchi (padre), cinquanta ducati al nove per cento. (vol. I, f. 65 r.).
- Pietro e Paolino fratelli Cazzato (vol. I, f. 293 r.), “bracciali”, 50 ducati al nove per cento.
- Domenico Martelli di Andrano commorante in Tricase, cinquanta ducati al nove per cento
- Giuseppe Zocco, trenta ducati al nove per cento. E’ un “massaro” di a. 68. (Vedi in precedenza).
- Magnifico Tommaso Pellegrini, sessanta ducati al nove per cento. (Vedi in precedenza).
- Vedova Caterina Marra ed il fratello Pietro, ducati centosessanta al nove per cento. (Per Caterina e Pietro vedi in precedenza).
- Giuseppe di Pietro Panico (vol. I, f. 194 r.), ducati cinquanta al nove per cento; è un sartore di a. 43.
- Sacerdote D. Giuseppe e Andrea fratelli Piri, hanno avuto un prestito di ducati cinquanta al nove per cento; Andrea (vol I, f. 7 r.) è massaro di anni 52.
- Vedova Rosa Pellegrino, sacerdote D.re D. Ignazio e magnifico Francesco Orlandi, madre e figli, cinquanta ducati al nove per cento; [Confrontando il “Libro dei battezzati” custodito nella chiesa matrice tricasina si deduce che si tratta della madre e dei fratelli dei vescovi tricasini Celestino e Giuseppe Orlandi]; Francesco (vol. I, f. 116 v.) è “nobile vivente” di anni 35, vive in casa propria in via delle Pergole con la madre vedova, la moglie Maddalena Baldari di anni 27, il fratello sacerdote D. Ignazio di anni trentasei, il fratello D.re D. Giulio di anni trentuno ed un servo di campagna, possiede case concesse in affitto, terreni, animali; è tassato per once 52. Si prestano denaro anche dai Domenicani (ducati trenta al nove per cento). (Vedi in precedenza).
- Giovanni Piccino (ducati venti al nove per cento), è bracciale di anni 62. (vol. I, f. 147 v.).
- Lazaro Minerva (ducati cinquanta al nove per cento); è un conciapelli. (vol. I, f. 219 r.).
- D.ri Fisici Lodovico, Ferdinando, padre e figlio Maroccia (ducati venti al nove per cento). (Vedi in precedenza).
- Eredi dei fu sacerdote D. Emiliano e Giambattista fratelli Villani (ducati cinquanta al nove per cento).
- Antonio Rizzo di Tiggiano (ducati ottanta al nove per cento).

Sacerdote D. Pasquale Grezio di Lucugnano, (vol. II, f. 591 v.) fa parte dei “forestieri non abitanti”e dei “chiesastici secolari” ed è tassato per once 4:15, presta quindici ducati al nove per cento a Giuseppe Panico “mastro sartore”. (Vedi in precedenza).

Giuseppe Griso, (vol. I, f. 172 r.) è cuoco del Principe; con la moglie di anni 30 e due figlie vive in una casa del Principe senza pagare affitto; presta quattordici ducati al nove per cento a Filippo Cosi di Tricase, “mastro legnaiolo”. (Vedi in precedenza).

Donato Resci, (vol. I, f. 80), agrimensore e massaro di anni 58 vive in casa propria in via S. Spirito con moglie (a. 54), un figlio sacerdote (D. Giuseppe), un figlio chierico (Pasquale) di anni 26 “che fatiga alla campagna”, un figlio “uomo di campagna” di anni 28, quattro figlie, la moglie del figlio Tommaso ed il loro figlio di 4 anni; è tassato per once 91 circa. Presta cinquanta ducati all’otto per cento a Giuseppe Zocco, massaro. (Vedi in precedenza).

Caterina Zocco, dispone di capitali dotali e presta ducati 105 al sei per cento al fratello Giuseppe, massaro. (Vedi in precedenza).

Anna Maria Longo, (vedi in precedenza), presta dieci ducati al nove per cento (vol. I, f. 356 v.) a Giuseppe Zocco, massaro. (Vedi in precedenza).

Vito Colaci di Lucugnano, presta dodici ducati al nove per cento a Antonio Fragasso, bracciale di anni 72 (Vedi anche in precedenza).

Teodora Trazza, (vol. I, f. 385 r.) figlia del fu Domenico, nubile di anni 49, presta ducati ventidue al nove per cento a Francesco Carletta di Gagliano, massaro di anni 54 “dimorante in Tricase”. (Vedi in precedenza).

 

   
   
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