Settembre 2004

Avanzando nel passato

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Riforme “stop and go”
Paul Anthony Samuelson Premio Nobel per l’Economia - Docente al Mit
 
 

 

 

 

A me l’Italia
ricorda in un certo senso il presidente Bill Clinton: torna sempre a galla,
è un Paese che
non affonda mai.

 

L’Italia avrebbe bisogno di uomini come Franco Modigliani, che ne siano la coscienza critica e che abbiano il coraggio di affrontarne i problemi cruciali. Franco Modigliani era un po’ la vostra Giovanna d’Arco. Era al di sopra delle parti: il risanamento finanziario dell’Italia, diceva, è un problema non soltanto del governo, ma anche dell’opposizione. Ci siete andati vicini al momento di entrare nell’Unione monetaria europea. Adesso vi attende uno sforzo analogo.
L’abbassamento del rating non è economicamente disastroso in sé. Ma vi renderà più costoso il credito. Il danno più grave è quello che recherà alla fiducia internazionale riposta in voi: metterà in dubbio che sappiate fare ordine nella vostra finanza.

Mi spiace dirlo, ma ritengo che il declassamento sia giustificato. Non capisco perché abbiano declassato voi e non noi: il nostro deficit di bilancio è pari al 5 per cento del nostro Prodotto interno lordo, non il 3 per cento come da voi. Ma è un’altra questione. Il vostro debito supera il cento per cento del Prodotto interno lordo, e i vostri governi danno l’impressione di parlare tanto di riforme, ma di non attuarle. Alludo alle riforme strutturali di cui discutiamo da anni, dai tempi di Amato e di Ciampi, due uomini che vi avevano avviato sulla strada giusta: la deregolamentazione, a incominciare dal mercato del lavoro; la riduzione della spesa pubblica, dall’assistenza sanitaria alle pensioni; la semplificazione del codice fiscale. Sono tutte cose che o le fate a spizzichi e a bocconi, oppure le rinviate. Con un permanente movimento di stop and go.
Prendiamo le tasse. In nessuna parte del mondo si possono tagliare se non si sacrifica qualcosa del Welfare State. Parliamo della sanità. Io sono un vecchio liberal, ma la sanità va rivista: chi può pagarsi ampiamente le spese non deve godere dell’identica assistenza gratuita di chi non ha un soldo in tasca, altrimenti l’intero sistema finisce per crollare. Analogo discorso per il settore delle pensioni: è necessario rivederle subito, non fra tre anni.

Giusto o ingiusto che si ritenga, questo è stato più o meno il messaggio della Standard & Poor’s. Si è trattato di un secco campanello d’allarme sull’immediato, non sul domani. Significa che il rating potrebbe essere di nuovo abbassato a breve termine. Qualsiasi cosa faccia il vostro governo, sono necessari segnali concreti che il risanamento verrà realmente perseguito e realizzato. Voi siete criticati in certi ambienti europei, e non soltanto europei, perché questi segnali non li avete ancora effettivamente dati.
Dicevo dei compiti della maggioranza e dell’opposizione, nel vostro Paese. Per quanto riguarda la prima: le società moderne tendono ad enfatizzare le virtù dei loro leader. Voi avete visto le esequie del presidente Reagan: ne abbiamo fatto una figura mitica. Ma a voler dire tutta la verità, nel secondo mandato il presidente Reagan risentiva già dell’Alzheimer che più tardi lo avrebbe distrutto. E tuttavia gli Stati Uniti d’America sono andati avanti lo stesso. E’ il Paese che conta, la sua governabilità presa nell’insieme.
Poi, per quanto riguarda la seconda: in questo momento particolarmente delicato per l’Italia, compito dell’opposizione è di anteporre gli interessi del Paese ai propri. Non soltanto l’Italia, ma buona parte dell’Europa è in preda al ristagno economico. In condizioni del genere, non si possono evitare misure a volte impopolari: tutti quanti se ne devono assumere la responsabilità. Più si tarda, più si traccheggia, e peggio è.
Secondo me, questa è la ragione per cui è necessaria in simultanea una campagna educativa del pubblico. Se le misure sono eque, la gente non potrà non accettarle. Va ricordato, in proposito, che anche la Francia e la Germania stanno provando a varare analoghe riforme strutturali, che sono oggettivamente tutt’altro che indolori. Ora, quando si cavalca una tigre, è difficile scenderne. E’ un periodo di assestamento, ma io non sono pessimista, né sull’Unione europea né sull’Italia. C’è stata una fase durante la quale nessuno vi faceva credito, ma appena siete entrati nell’Unione monetaria lo avete riacquistato.
A me l’Italia ricorda in un certo senso il presidente Bill Clinton: torna sempre a galla, è un Paese che non affonda mai. Se questa volta sembra diverso, lo è nel senso che non potete più far ricorso a rimedi temporanei o di pura e semplice facciata, come avete fatto troppo spesso. Dovete anticipare i problemi che si vanno di volta in volta profilando, insieme con quelli ormai ineludibili, ai quali ho fatto cenno.
Ad esempio, l’invecchiamento della popolazione. Dovete ragionare guardando da qui a vent’anni, non all’anno o due che mancano alle vostre elezioni. In ultima analisi: l’Italia deve ammodernarsi, e lo deve fare in fretta e bene. Senza prendere ad esempio l’America di Bush, che ha tagliato troppo le tasse, mentre le spese militari aumentavano a dismisura per via delle guerre in Afghanistan e poi in Iraq. Il nostro attuale presidente lascerà una finanza in panne, da risanare esattamente come quella italiana. Chiunque siederà tra qualche mese alla Casa Bianca, si troverà nei guai. Riflettete su questo, e traetene le conseguenze.

 

   
   
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