Marzo 2004

Anticipazioni

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Tre "Saluti di circostanza"
Lino Angiuli  
 
 

 

 

 

 

 

 

 

«...cui è affidato il tentativo di rileggere in positivo, caricandole di emblematicità, le nostre realtà microterritoriali, dove si conserva il genoma della meridionalità mediterranea. L’elogio della paesità e del margine linguistico, la promozione poetica dei nostri luoghi minori, si traducono in una serie di cartoline inviate dai nostri piccoli comuni, all’insegna di e in coerenza con una poetica che tempo fa, con Nigro, chiamammo “post-rurale”. Alcuni “saluti” nascono da paesi del Salento leccese (Acaia, Castro, Leuca, Parabita); altri sono legati a località brindisine e tarantine; altri ancora muovono dal resto della Puglia e della Lucania...».
Lino Angiuli

Saluti da Parabita

E ancora va girando per le strade
una banda di tamburi e cicale
dietro cartapeste addolorate
vestite di oro e argento mentre
l’amaro muro del mare già si squaglia
e su un trerruote va la mezzaluna
sbarcata qui a suddare ovverosia
a leccare il piatto dei sughi occidentali
Vediamo
se è vero che un giorno siamo stati sale
se ricordiamo quel vento manovale
che ci soffiò e rigonfiò le crete
per insegnarci a dire buon-giorno
come cristo domanda
e la barba di maometto pure.

Saluti da Acaia

Con una pentecoste di polvere
sottile cala il tempo sui terrazzi
scavalca siepi di persiane verdi
s’incarna nelle case orozecchino
dove gli uomini cuor di legume
prima mettono i dolori sottosale
e i desideri nel salvadanaio
Quindi
vanno a coricarsi prestopresto
con le loro madonne rosine
tra pensieri ingialliti e collane
di pomodori appesi da centanni
Di notte
un accampamento di ulivi quaternari
fa la guardia al santissimo sepolcro
del buon tufo extravergine biondo.

Saluti da Leuca
ad Antonio Verri e Salvatore Toma

Che si dice da quelle parti? dove
sicuramente il mirto è trasparente? e
il melograno snocciola i suoi più garbati silenzi?
uno ad uno senza dare nell’occhio?
e che vi pare? del nostro destino?
sbattuto da mezzogiorno a mezzanotte?
come se dobbiamo pagare per forza
il pegno di un peccato? commesso
contro l’idolo guercio dell’assenza?
Eppure
sappiamo mettere una pietra affianco all’altra
sappiamo conversare col maestrale
che incazza il mare cambiandogli le idee
sappiamo come prendere per mano un oleastro
e battezzarlo in nome del mediterraneo noi
Eppure
quanti sacrifici al totem del sudore
sbarchi imbarchi di carne umana
e quanti viaggi come quello vostro
lontano dal regime delle confezioni
verso la terra dove ogni parola sboccia
come una profezia sul tronco dell’inverno.

   
   
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