Marzo 2004

IL FUTURO DEL DOLLARO

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Solo il mercato governa le monete

Milton Friedman Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

I Paesi europei
si stanno
preoccupando
di un problema sbagliato:
invece di pensare al dollaro debole, dovrebbero
occuparsi del loro euro forte.

 

Il prezzo del dollaro sarà sempre deciso dal mercato. Non certo da quel che dicono i ministri dell'Economia, né quelli riuniti di recente a Boca Raton, né quelli che si riuniranno in qualunque altra città del mondo. Ripeto: sono convinto che all'economia americana giovi soprattutto che il valore della valuta venga regolato dal mercato, e non da altri.

E' nelle cose il fatto che se il dollaro scende renderà le esportazioni americane meno care e le importazioni più costose, e ciò quindi contribuirà a ridurre il deficit dei pagamenti degli Stati Uniti d'America.
Ci sono tuttavia prove a sufficienza da un ampio periodo di tempo che dimostrano quanto non l’attuale amministrazione Bush, ma nessuna amministrazione statunitense può riuscire a governare il cambio della valuta. Certo, i consiglieri economici di Bush - come quelli di precedenti presidenti americani - hanno tentato di farlo, ma ogni volta sono finiti nei guai. Dunque, non mi sembra proprio la strada da seguire.

Da più parti si chiede quale potrà essere l’impatto sull'economia globale di un dollaro debole per un periodo prolungato. Si può rispondere soltanto che ci saranno alti e bassi economici. E personalmente non riesco a capire il perché di tutta questa attenzione per la divisa americana. Il dollaro debole è il risultato, non la causa, di ciò cui stiamo assistendo, perché implica il fatto che c'è meno richiesta di moneta americana e più richiesta di altre valute.
Di fronte al dollaro debole, i Paesi europei si stanno preoccupando di un problema sbagliato. Invece di pensare al dollaro debole, dovrebbero occuparsi del loro euro forte. Il vero problema dell'Europa è la quotazione molto, troppo alta dell’euro. Questo dell'euro super è il vero punto centrale. E' da qui che bisogna partire per capire se c'è qualcosa che in questo momento non va, non funziona. Non c'è motivo economico che giustifichi un euro così forte. Siamo di fronte ad una contraddizione evidente fra la debolezza delle economie europee e la quotazione della moneta comune. Non so se a Boca Raton, in Florida, hanno discusso della scarsa corrispondenza del valore dell'euro rispetto ai fondamentali delle economie dei Paesi della zona-euro.

Di sicuro, l'Europa deve riformare la propria economia, in modo particolare il proprio mercato del lavoro, così come il Giappone deve sciogliere il nodo delle banche. Ma non mi pare che si tratti di novità. Sono cose ben note. Si tratta però di processi che richiedono molto tempo. Ogni riforma seria non si realizza nello spazio di un mattino. Parlare delle riforme come se potessero cambiare lo scenario in pochi mesi è una comprensibile tentazione politica, ma non ha molto a che vedere con l'economia.
Che cosa augurarsi per l’immediato futuro: che i governi dei Paesi più industrializzati si decidano a fare un passo indietro e a lasciare fare i mercati, che determineranno le quotazioni delle differenti valute. Nessuno deve interferire, in alcun modo. Perché ogni volta che lo si fa, emergono per tutti problemi molto seri.

   
   
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