Dicembre 2003

 

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I figli dell’aurolak
Andrea Mosso
 
 

 

 

 

Riascolto il nastro inciso con un piccolo registratore; cerco qualche spunto al quale aggrapparmi per riportare nero su bianco un’esperienza fatta di sensazioni forti, suoni, odori, che già con fatica sono riuscito a trattare sulla pellicola. Non mi vengono in mente altro che immagini, flash confusi e sovrapposti, e tante domande. Che fine farà Dima? A sette anni è già un “uomo ” bruciato. Rivedo il suo sguardo perso nei vapori dell’aurolak. Salendo le scale di una metropolitana, per un attimo l’ho visto perdere coscienza, poi i suoi piccoli occhi profondi mi hanno detto «se mi lascio andare ora per me è la fine». Ha fatto un lungo respiro e un gesto con le mani a significare «per il momento ce l’ho fatta, va meglio», quasi a tranquillizzarmi. Chissà se ritornando quest’inverno lo rivedrò ancora, che effetto mi farà, non so sinceramente cosa sperare.
Quante energie disperse! Se si potessero sommare, non riesco ad immaginare un luogo tanto grande da contenerle tutte.
In tutta questa oscurità, alle volte, un’energia riesce a farsi strada con determinazione, e un bagliore di speranza può diventare esempio per altre energie più deboli. Lorenziu ha 19 anni. E’ il più grande del gruppo, il boss della zona.
Mi ha colpito molto la sua sincera ospitalità quando mi ha invitato a cena sotto, nelle fogne, “canal” come li chiamano da queste parti. Il compiacimento che ho letto sul suo volto quando mi sono complimentato con lui per l’ordine e la pulizia della “sua casa”, l’ho interpretato come segno di dignità e speranza. E’ riuscito a fare un grande lavoro con se stesso. Lui, in quel canale, vive con la sua compagna, con la quale divide un letto; altri otto bambini sono sotto la sua protezione. Questa esperienza mi ha lasciato indelebilmente segnato. Un segno crudo, permanente. E vitale.

andrea mosso

 

   
   
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