Dicembre 2003

Il nuovo governatore della bce

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Un nemico
dell’inflazione
M.B.
 
 

 

 

Ai politici il nuovo Governatore
continua a ripetere ancora oggi la
necessità del rigore budgetario, della stabilità dei prezzi
e della moneta forte.

 

Jean-Claude Trichet, figura poliedrica, saprà certamente essere un degno successore di Wim Duisenberg al vertice della Banca centrale europea. Il sessantenne banchiere francese unisce infatti alle idee socialiste della sua giovinezza quelle liberiste della maturità, e alla cultura scientifica di ingegnere e di enarca quella letteraria, filosofica e sociologica. Gli si riconosce infatti, tra l’altro, una passione per le poesie di Saint-John Perse, di Valéry e di Baudelaire, ma anche per le teorie malthusiane.
E’ grazie a questo patrimonio qualitativo e a una carriera professionale maturata nell’amministrazione transalpina che Trichet è da 15 anni l’uomo-chiave della politica economico-monetaria della Francia, oltre ad essere un convinto sostenitore dell’euro (nato grazie anche al suo fondamentale contributo) e dell’Europa. Una carriera costellata di successi ma anche di difficoltà e di rapporti “ruvidi” con i politici.
Trichet, l’«ayatollah del franco forte», il sostenitore del “pensiero unico” e della “disinflazione competitiva”, è in realtà tutt’altro fuorché una persona rigida e ortodossa. Anche se è un personaggio scomodo, incapace di compromessi. Il Governatore accetta infatti di buon grado il dialogo e il confronto, ma quando è convinto di una teoria la porta fino in fondo e nulla può fermarlo: neanche un presidente della Repubblica o un premier, sia di destra sia di sinistra, quando lo supplicano di svalutare il franco o di ridurre i tassi per rilanciare un’economia pericolosamente vicina al collasso.
E’ attorno alla metà degli anni Novanta, dopo che la Banca di Francia è diventata completamente autonoma (nel 1994), che il Governatore si fa conoscere per la fermezza delle proprie teorie: nemico giurato dell’inflazione, sostenitore della moneta forte e dei tassi elevati, fautore dell’equilibrio dei conti pubblici quali strumenti per dare stabilità ai prezzi e garantire una crescita robusta e duratura a un Paese. Scelte, queste, fortemente criticate e osteggiate all’inizio, ma che hanno dato alla fine buoni frutti, tanto da permettere alla Francia di passare senza traumi all’euro e di godere di una crescita economica a cavallo del XXI secolo, una delle migliori tra quelle dei partner europei.

Tra il 1994 e il 1995 Trichet – che in precedenza era stato direttore del Tesoro francese e capo di gabinetto di vari ministri, tra i quali Edouard Balladur, e che aveva dunque “pilotato” le ultime svalutazioni ufficiali del franco – venne accusato di essere all’origine della crisi economica del Paese e del suo elevatissimo tasso di disoccupazione. Il Governatore, però, tenne duro, non toccò la parità con il marco tedesco, e soltanto a partire dal 1995 iniziò a ridurre gradualmente i tassi. Una politica vincente, ma soprattutto una dura lezione nei confronti dei politici, ai quali Trichet continua a ripetere ancora oggi la necessità del rigore budgetario, della stabilità dei prezzi e della moneta forte.
Banchiere di statura internazionale, è stato nel 1991 uno dei principali artefici del Trattato di Maastricht, così come è stato in quegli anni uno dei più strenui difensori dell’indipendenza delle Banche centrali e della “tenuta” del franco francese, preso di mira dalla speculazione internazionale. Durante la grave crisi monetaria del settembre 1992, i francesi dissero di sì al Trattato, ma il franco era a pezzi e soltanto la determinazione e l’abilità di negoziatore di Trichet riuscirono ad evitare il peggio. E’ stato l’inizio dell’aggancio del franco al marco; di fatto, il suo vero e proprio salvataggio.

Questa onestà intellettuale e questa larghezza di vedute hanno fatto sì che Chirac e la Francia abbiano sempre puntato su di lui quale unico candidato alla Banca centrale europea, e questo anche nei momenti più bui, legati all’inchiesta giudiziaria sul Crédit Lyonnais. Consensi unanimi sul Governatore sono giunti anche a livello internazionale, a dimostrazione del fatto che il personaggio è di statura e che Trichet potrebbe diventare alla Banca centrale europea quello che Greenspan è alla Federal Reserve americana. Potrebbe infatti imprimere alla massima istituzione bancaria europea quella svolta in termini di immagine, ma soprattutto di incisività sui mercati mondiali, che tutti attendono. Aggiustando al meglio i necessari interventi di politica monetaria, costruendo un ruolo di vero traino all’economia e di leadership per l’euro, ma anche affermando ancor più l’indipendenza della Banca centrale europea.
Non ci saranno comunque stravolgimenti di fondo rispetto all’attuale politica perché, come si sa, è collegiale. Ma ci sarà certamente un cambiamento di ritmo, fermo restando che «un euro forte e stabile – come ama ripetere all’infinito Trichet – è nell’interesse dell’Europa», così come il franco forte lo era per la Francia.

   
   
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