Dicembre 2003

Cronache da Bruxelles

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Progettare
un’Europa dei Popoli
Daniele Puppo
 
 

 

 

Francamente,
se l’Europa deve stare sotto
l’egemonia
di qualcuno,
è preferibile quella americana
a quella
franco-germanica.

 

Non si può né si deve parlare di fallimento della presidenza italiana per il fatto che gli Stati non sono riusciti a trovare un accordo sulla bozza di “Trattato-Costituzione” in sede di Conferenza Intergovernativa. E non si può né si deve parlare di fallimento della stessa Conferenza Intergovernativa, che era non una “Assemblea costituente”, ma appunto una conferenza di Stati ancora sovrani che avrebbero potuto soltanto “siglare” il testo, con un accordo che poi sarebbe dovuto essere soggetto alla ratifica dei singoli Stati, alcuni dei quali già prevedono di integrare il procedimento di ratifica con un referendum popolare.
Parola del Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga. Il quale sostiene che si può e si deve parlare invece di clamoroso fallimento della Convenzione di Laeken. Il testo prodotto da essa era «macchinoso nella parte relativa all’assetto e al funzionamento delle preposte istituzioni, confuso nella individuazione e nella ripartizione delle competenze, totalmente, anzi ridicolmente carente nel cosiddetto preambolo: una macchina infernale che avrebbe potuto funzionare solo con l’accettazione o l’imposizione dell’egemonia franco-germanica che già si delineava».

Insomma, si dovrebbe avere il coraggio di ricominciare con una nuova procedura: siano i Parlamenti nazionali a dire che cosa in via generale vogliono: un semplice concerto di Stati, un’alleanza con organi propri come la Nato, una confederazione o una federazione di Stati. Sia poi il Consiglio europeo o una Conferenza Intergovernativa che indichi le linee portanti per la stesura di una nuova bozza di Trattato ad una rinnovata Conferenza propositiva da riunire «in un luogo più ameno di Laeken». Ai nuovi membri di essa sarà bene far tenere da costituzionalisti insigni qualche lezione propedeutica e gli stessi munire di qualche testo fondamentale in materia: «Ad esempio, i Federalist Papers, gli Antifederalist Papers, qualche saggio di Calheun, il teorico filo-sudista del carattere pattizio degli Stati Uniti d’America, il volume di Laband sull’Impero germanico, quello di Treves sul Commonwealth britannico, e poi le opere fondamentali di Wheare e di Friedrich, o meglio ancora un semplificato e facile sunto di esse...».

Allora, secondo Cossiga, almeno per il momento si dovrebbe esser grati alla Spagna, al Regno Unito, alla Germania e alla Polonia di non essersi prestati «in nome di un non meditato euro-fanatismo» a farci correre il pericolo «dell’anche solo inizio di un’avventura politica» e di averci per il momento posto al riparo dal «forse necessario ricorso», a trattato di Laeken approvato, alla guida egemonica «da Laico Impero della nazione Franco-Germanica». E bisogna esser grati anche alla presidenza del Consiglio che, nonostante la presenza sul campo di “commissari in missione”, non si è lasciata suggestionare dalla vanità di un ingannevole successo né si è lasciata travolgere dal pernicioso euro-fanatismo, e pur non venendo meno ai suoi doveri presidenziali di turno, non ha maldestramente forzato la mano e ha rispettato la dignità di tutti i popoli e di tutti gli Stati.
Sostiene Cossiga: «Per me, europeo cristiano, è prezioso il ricordo storico di Carlo Magno, di Carlo Martello, di Federico detto il Barbarossa e anche, da sardo!, del “mio imperatore”, Carlo V. Ma sinceramente non mi sembra proprio, con tutto il rispetto pur ad essi dovuto, che all’altezza di quei Grandi esse siano».
Insomma, si può sognare, con il sentimento, se non con la visione di uno Schlegel, di un Novalis o di un Soloviev, un’Europa dei Popoli, delle Nazioni e degli Stati, senza l’egemonia di nessuno. Forse anche per respingere le tentazioni egemoniche dei neocons degli Stati Uniti, anche chi è “amerikano” da una vita può esprimere spirito critico nei confronti della più grande potenza mondiale.
Ma, francamente, se l’Europa deve stare sotto l’egemonia di qualcuno, è preferibile quella americana a quella franco-germanica; perché, come sostiene Cossiga, gli Stati Uniti sono lontani, mentre la Francia e la Germania sono troppo vicine.

   
   
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