Questo mondo
non ci è stato dato
in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli.
E nostro dovere
restituirlo migliore
di prima...
Dal Bilancio Sociale BPP edizione 2000.
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Limportanza del sociale nella società contemporanea
appare sempre più un dato di tendenza incontrovertibile;
non è certo un caso che si stiano moltiplicando in modo vertiginoso
iniziative di tipo laico o confessionale che comunque hanno in comune
un fattore: la consapevolezza che, oltre a quella economica, alluomo
vada innanzitutto attribuita una dimensione etica dalla quale non
si può prescindere, né come singolo, né come
elemento di collettività o specifiche comunità professionali.
In questa ampia galassia del sociale (solo in parte esplorata) cè
una realtà che anche in Italia si sta diffondendo con grande
rapidità, quella del bilancio sociale. Nei fatti, lesperienza
del bilancio sociale nel nostro Paese risale agli anni 80
e sembra interessare, così come avvenuto in altre realtà
estere, quelle imprese che per la propria attività registravano
un impatto ambientale più evidente e diretto. Non è
certo una mera combinazione che il primo esempio di bilancio sociale
del 1987 è opera di una società chimico-petrolifera,
lEnichem, la cui attività era per definizione in grado
di apportare significative influenze sullambiente circostante.
Successivamente la pratica del bilancio sociale prese a diffondersi
in altri ambiti industriali differenti da quello chimico, nella
convinzione che le specifiche operatività potessero comunque
apportare modificazioni allambiente e dovessero quindi essere
controbilanciate da attività finalizzate ad una più
attenta tutela dei valori ambientali in linea con il concetto di
sviluppo sostenibile, ossia di utilizzo delle risorse senza pregiudizio
dellequilibrio complessivo dellecosistema. Nellultimo
decennio la storia del bilancio sociale si arricchisce di un nuovo
capitolo dedicato alle imprese dei servizi finanziari e assicurativi,
a testimonianza di quellattenzione al sociale di cui prima
si parlava e soprattutto della consapevolezza che qualsiasi attività,
quindi anche quella bancaria, assicurativa o finanziaria, possa
avere un impatto di tipo socio-ambientale.
A questo punto, prima di procedere oltre, converrà fare
chiarezza sul significato dellespressione bilancio sociale.
Ci soccorre in questa ricerca la definizione contenuta in una recente
pubblicazione dellAssociazione Bancaria Italiana (ABI), dove
per bilancio sociale si intende
lo strumento per la strategia di gestione e comunicazione di impresa
che ha come obiettivo primario la rappresentazione dei valori e
degli effetti che lattività aziendale produce sullambiente
e su tutte le categorie di stakeholders (cioè dei portatori
di interessi).
Dietro questa definizione vi è la necessità
come sostiene Roberto Marziantonio, presidente dellIstituto
Europeo per il Bilancio Sociale di «superare i vincoli
di una visione prevalentemente economicistica del modello socio-organizzativo,
coniugando la finalità paradigmatica del profitto con le
modalità attraverso le quali perseguirlo in maniera socialmente
responsabile». Una meta sicuramente ambiziosa e che non può
facilmente prescindere dagli altri elementi culturali del Paese,
come ad esempio lo sviluppo di procedure formalizzate delle modalità
di governo delle organizzazioni. Una meta che si sostanzia
è sempre Marziantonio a ricordarcelo nel «rendere
più funzionale il modello di gestione dellimpresa ancorandolo
a presupposti di responsabilità sociale, intesa come coerenza
a valori e diritti pregnanti delle singole persone nellambiente,
della correttezza negoziale e della distribuzione delle risorse».
Non è certo possibile dopo questi brevi cenni ricordare qui
tutti gli esempi di bilancio sociale finora apparsi in Italia, ma
converrà soffermarsi su quelli che hanno riguardato alcune
banche italiane.
In termini cronologici la prima esperienza nazionale risale al
1995 per opera del Credito Valtellinese che ha fatto un po
da caposcuola nel segmento delle banche popolari, ispirandosi ai
princìpi germanici della Sozial-Bilanzen Praxis. Ma esempi
eccellenti si ritrovano anche in altre categorie bancarie, come
nel caso della Cassa di Risparmio di Cento che nel 1997 ha fatto
da battistrada alle altre Casse, o della Banca 121 (ex Banca Del
Salento) che, realizzando il prototipo del bilancio sociale per
gruppi bancari, ha meritato lOscar del Bilancio nel 2000.
Si sono qui ricordate imprese che per loro natura e conformazione
presentano una spiccata valenza di radicamento territoriale e quindi
una vicinanza agli interessi di collettività ben definite.
Peraltro, proprio a conferma di unaumentata sensibilità
verso la dimensione del sociale, non sono mancati gli esempi di
alcuni grandi istituti bancari, come il Monte dei Paschi di Siena,
lUnicredito, la BNL o grandi istituti assicurativi come lUNIPOL
che può fregiarsi anchesso di un significativo riconoscimento
(lOscar di Comunicazione del Bilancio per il 2001).
Fermandosi ancora un momento ad analizzare il panorama italiano,
appare evidente sia il numero sempre più ampio di imprese
bancarie, assicurative e finanziarie che accanto al bilancio civilistico
presentano un bilancio sociale, fotografia di una crescente condivisione
del nuovo modello di sviluppo e di un contemperamento degli interessi
individuali nella prospettiva di una crescita umana di elevata qualità;
sia anche lapprofondimento delle singole esperienze con la
fissazione di standard di bilancio sociale di settore, o attraverso
le prime certificazioni di questa nuova forma di rendicontazione
nel segno di un impegno portato avanti in modo rigoroso e responsabile.
Di questa fase di crescita culturale sono testimoni autentici alcuni
esempi sempre di espressione bancaria della più recente stagione
del bilancio sociale (ci si riferisce alla seconda parte del 2002).
Si prenda il caso del bilancio socio-ambientale del Monte dei Paschi,
in cui pur essendo il focus dellattenzione incentrato sulle
tematiche inerenti lo sviluppo sostenibile, viene presentato per
bocca del suo Presidente Pier Luigi Fabrizi come il documento in
cui «sono espressi i valori e la cultura che la Banca genera
nel sociale e quei flussi di scambio qualitativo e quantitativo
che spesso non emergono dal bilancio desercizio». In
questo esempio di bilancio sociale colpiscono anche il riferimento
alla Triple Bottom Line (impegno profuso nella salvaguardia dellambiente,
rendiconto economico e attività con ricaduta sociale) e lindividuazione
di indicatori di performance ambientale, facendo rientrare in questo
ambito sia la descrizione di una filiale ecologica, sia la puntuale
fotografia dei principali consumi ad impatto ambientale. In definitiva,
appare confermata anche in questa edizione «la volontà
di unificare i due documenti del sociale e dellambientale
con un bilancio che si avvicina a quello della sostenibilità,
tipico delle esperienze svizzero-tedesche».
Dal canto suo BNL, che nel 2002 per la prima volta nella sua storia
ha affrontato lesperienza del bilancio sociale nella convinzione,
come dice il suo amministratore delegato Davide Croff, che «trasparenza
e qualità dellimpegno sociale sono elementi indispensabili
per competere con successo». Il bilancio sociale viene vissuto
qui come effettivo strumento di comunicazione per la semplicità
strutturale e per la chiarezza espositiva, quasi come naturale conseguenza
di un radicamento di BNL in diversi ambiti del sociale che è
nel DNA di questa banca (cooperazione, turismo, teatro, cinema,
ecc.).
Un terzo esempio che merita di essere ricordato riguarda unaltra
grande banca, anzi un gruppo, lUnicredito, che alla sua seconda
esperienza su questo campo è riuscito nellintento certo
non semplice di estendere alle banche federate lesperienza
del bilancio sociale nella prospettiva di un documento unico su
base consolidata, quale strumento di governance del sistema dei
valori. Non è, quindi, una semplice coincidenza che lamministratore
delegato di Unicredito, Alessandro Profumo, abbia sottolineato come
«la responsabilità sociale dimpresa deve essere
vissuta come un progetto imprenditoriale [...] gli stakeholders
non sono semplicemente destinatari di iniziative di sostegno bensì
partners di un progetto che limpresa può attuare con
il loro contributo». Né stupisce in questo ambito,
poi, laltra affermazione secondo cui «le scelte del
gruppo Unicredito Italiano si sono tradotte in responsabilità»,
così come appare un coerente passo in avanti sulla strada
del sociale il lancio di Greenlab, il portale verticale per lambiente
e la sicurezza.
Avviandoci alla conclusione della nostra rapida panoramica, facciamo
un passo indietro ritornando dalle grandi alle banche di dimensione
più contenuta. Prima si sono ricordati gli esempi di imprese
bancarie che è il caso di sottolinearlo hanno
fatto scuola nel proprio segmento di appartenenza e che continuano
a svolgere unopera meritoria di ricerca e di approfondimento
su questo delicato terreno del bilancio sociale. Ora vale la pena
di ricordare un nuovo arrivato in questo contesto, la Banca Popolare
Pugliese, che nello scorso settembre ha licenziato la seconda edizione
del proprio bilancio sociale. Già nella prima il suo presidente,
Raffaele Caroli Casavola, faceva proprio il principio tramandatoci
dalla civiltà precolombiana secondo cui «questo mondo
non ci è stato dato in eredità dai nostri padri, ma
in prestito dai nostri figli. E nostro dovere restituirlo
migliore di prima». Nella seconda edizione egli ribadisce
in modo ancor più significativo limportanza di «conoscere
e valutare in modo sistematico e oggettivo il maggior valore fornito
dallAzienda alla crescita del territorio e del suo contributo
verso uno sviluppo sostenibile». Parole che suggellano scelte
qualificanti, come ladozione di un codice etico e ladesione
ai princìpi della Carta dei Valori dellImpresa elaborata
dallIstituto per il Bilancio Sociale Europeo, oltre ad alcune
iniziative specifiche con ricaduta sul territorio di propria competenza
operativa.
Ecco, sono queste le tappe essenziali del bilancio sociale in Italia,
in particolare per il mondo bancario. Rimane da stabilire quanto
delle affermazioni fatte nei diversi documenti ufficiali siano di
pura facciata o esprimano il senso di un cambiamento gestionale
che affonda le proprie radici in un nuovo orientamento culturale.
Rispondere a questa implicita alternativa non è cosa semplice,
ma la verifica del puntuale adempimento degli impegni presi nei
bilanci potrà fornire in un prossimo futuro la chiave probante
di unadesione non solo formale ad un nuovo cammino di civiltà
dove lattenzione al sociale diviene una componente qualificante
del processo di creazione del valore aziendale.
Dal Bilancio Sociale 2001 della Banca
Popolare Pugliese riportiamo la lettera di presentazione del
Presidente dellIstituto, Raffaele Caroli Casavola.
Lo scorso anno conclusi la presentazione del Bilancio
Sociale con un augurio e una certezza.
Da un lato auspicavo che questo mezzo di comunicazione potesse
contribuire a consolidare il dialogo fra la Banca e i suoi
interlocutori, anche attraverso unequa valutazione del
valore fornito dallAzienda alla crescita del territorio
e del suo contributo verso uno sviluppo sostenibile e dallaltro
mi dichiaravo certo che il Bilancio Sociale, lungi dal costituire
il raggiungimento di un traguardo, rappresentasse soltanto
lavvio di un processo perfettibile e aperto a miglioramento.
Ad un anno di distanza posso dire che il favore con cui
i media, i rappresentanti di associazioni e ordini professionali,
di enti e istituzioni, di categorie economiche e produttive,
nonché i collaboratori, soci, clienti e fornitori dellIstituto,
hanno accolto e valutato il Bilancio Sociale 2000,
ha indotto la Popolare Pugliese ad affinare ancor di più
questo strumento (e il sottostante processo) volto a render
conto dellapporto che lAzienda genera a
vantaggio dei propri stakeholder e dellintera collettività.
La Banca ha così avviato una profonda riflessione,
che ha investito tutto lagire aziendale, coinvolgendo,
fra laltro, i diversi interlocutori interni ed esterni,
ai quali è stato chiesto di fornire stimoli e proposte
di miglioramento.
E avvenuto in questo modo che concetti quali «conoscere
e valutare in modo sistematico e oggettivo il maggior valore
fornito dallAzienda alla crescita del territorio e del
suo contributo verso uno sviluppo sostenibile» hanno
abbandonato i manuali che li contengono per scendere
e calarsi nella nostra realtà aziendale,
diventando il banco di prova e di verifica di un gruppo di
800 persone che prima timidamente, poi con sempre maggiore
speditezza è riuscito a dare sostanza, corpo
e concretezza a quei concetti.
Di questo iter viene data ampia descrizione nelle pagine che
seguono; a me preme sottolineare come per una Banca come la
nostra, con la sensibilità al sociale che le deriva
dallessere una Popolare di matrice cooperativa, stia
diventando sempre più importante e decisivo sotto il
profilo strategico affinare questo sistema di rendicontazione,
che consente di valutare la qualità delle relazioni
che corrono tra la Banca e i suoi interlocutori, fornendo
nel contempo un quadro chiaro e omogeneo sul contenuto di
socialità presente in tutte le attività che
essa pone in essere: attenzione ai valori della persona umana,
dellambiente, della correttezza negoziale, della solidarietà,
della cultura, della qualità della vita.
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