Non vi può essere società civile
mondiale senza una politica mondiale, senza fonti nuove
di legittimazione politica.
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«Voglio essere franco anche se faccio fatica ad essere serio».
Questa battuta di un vecchio comico fotografa con sufficiente approssimazione
lo stato danimo dei Signori che oggi tessono le trame della
politica internazionale. Un esempio. Se un ministro delleconomia
presente alla riunione del G7 tenuta dopo lattacco terroristico
dell11 settembre ha sottoscritto il documento con cui si è
deciso dimmettere forte liquidità nel sistema economico
per rendere concrete le prospettive di ripresa, oggi non può
smentire se stesso e limpegno preso in quella sede.
Se i conti della sua Azienda sono deludenti (come accade nei maggiori
Paesi occidentali) egli deve restare forzosamente ottimista.
E franco perché ci offre una sua intima convinzione,
ma non è serio.
Nelle vicende internazionali si avverte più sensibilità
per la rappresentazione politica degli interessi che per le alchimie
diplomatiche dosate nel rispetto della legalità. Il dialogo
multipolare ha creato inedite e nobili parentele (si pensi alla
recente attrazione nellorbita occidentale di grandi Paesi
come Russia, Cina, Pakistan), ma coltiva più ragioni di sospetto
e fattori dinstabilità rispetto al vecchio e collaudato
dialogo bipolare. Esige un rapido aggiornamento dei codici di comportamento
e delle chiavi di lettura dal momento che il tradizionale massaggio
delle anime praticato sistematicamente dai massimi vertici
del potere ha perduto smalto e forza di persuasione (si vedano i
fallimenti della diplomazia americana nella crisi israeliano-palestinese).
Proprio in Medio-Oriente si ottengono risultati più concreti
sperimentando dialoghi regionali. Un accordo tra due grandi leader
scomparsi re Hussein di Giordania e il siriano Hafez el Assad
ha consentito di ripristinare il mitico treno di Lawrence
sulla tratta Amman-Damasco. Un treno simbolo del riscatto e dellindipendenza
araba riattivato col chiaro intento di avvicinare popoli fratelli
dilaniati da conflitti apparentemente insolubili. Un atto significativo
di coesistenza pacifica. Una conferma della realpolitik dei piccoli
passi, della necessità di operare per traguardi intermedi,
non per obiettivi finali.
Per rendere più intelligibili gli sviluppi delle relazioni
internazionali torna utile la distinzione inglese tra policy (interventi
urgenti e concreti) e politics (politica-immagine confezionata nelle
trincee ideologiche).
Attualmente lunico fatto rilevante è dato dal sostanziale
cambiamento di rotta nella politica estera degli Stati Uniti, passata
dopo l11 settembre dalla dottrina della deterrenza (munirsi
di un arsenale nucleare per effettuare in caso di attacco una ritorsione
senza possibilità di replica) alla dottrina della guerra
preventiva (colpire per primi quei nemici che rappresentano minaccia
per la sicurezza nazionale e globale). Alletà della
moral dissuation si sovrappone letà del terrore.
Ragionando in questa nuova ottica gli studiosi di politica internazionale
devono fare i conti con lanalisi anticipatrice di Samuel Huntington
sullo scontro di civiltà che si porta dietro domande inquietanti.
Stiamo vivendo davvero il tramonto della civiltà occidentale?
Sulla scena internazionale intanto abbondano le dichiarazioni di
guerra mediatica che creano sibillini scenari esoterici con il risultato
di sfilacciare e indebolire le ragioni che hanno dato vita alla
grande coalizione (Enduring Freedom riunisce 90 Paesi) per combattere
l«asse del male» (i Paesi che praticano o sponsorizzano
il terrorismo internazionale).
Le crisi regionali permangono, mentre continuano ad aleggiare sentimenti
e motivazioni psicologiche da Manhattan transfert. I
talebani sono stati sconfitti ma il futuro politico dellAfghanistan
resta incerto. Il terrorismo islamico, privatizzato e globalizzato,
non colpisce più gli Stati Uniti, ma resta attivo in Tunisia,
Kashmir, Filippine, Afghanistan, Pakistan, Cecenia e altri Paesi
del Commonwealth post-sovietico. La crisi israeliano-palestinese
resta insoluta mentre resta alto il livello di tensione con lIraq
(levento bellico diventa fattore di destabilizzazione per
tutta la penisola arabica).
La dottrina americana della guerra preventiva fa aumentare gli eventi
da stress ossidativo, moltiplicando le ragioni di tensione di lungo
periodo (talvolta la voce dei falchi costituisce elemento di disturbo
del cordoglio americano). Ma ad ogni crocevia è attesa la
decisione della Sfinge Americana, che attualmente appare ispirata
da un forte desiderio di esercizio solitario del potere.
Dopo il crollo del comunismo il potere egemone degli americani ha
fatto aumentare i fattori di radicalizzazione del conflitto Nord-Sud.
Il contrasto ideologico-politico USA-URSS costituiva una sorta di
stanza di compensazione per tutti quei Paesi dellAsia, dellAfrica
e dellAmerica latina che attraverso un movimento pendolare
tra le due aree dinfluenza usufruivano degli aiuti dei due
blocchi. Così la contrapposizione ideologica Est-Ovest finiva
paradossalmente per produrre utili ammortizzatori sociali sul versante
Nord-Sud, alimentando costruttive tematiche di dialogo. La cultura
imperiale della globalizzazione riduce invece oggettivamente gli
spazi del dialogo politico, offrendo ai Paesi poveri un unico interlocutore,
la potenza americana, verso cui cresce larea dei fobici sospetti.
Lintreccio di ragioni che ora producono disordine dovrebbe
suggerire agli attori di primo piano maggiore sensibilità
verso le tragedie dei popoli diseredati e i temi dello sviluppo
sostenibile che non sono affatto estranei al recupero delle crisi
che stiamo vivendo (lopzione militare lascia insoluti questi
problemi).
Keynes era solito ripetere che a governare il mondo sono le idee
più che gli interessi (principalmente fonti energetiche e
petrolio nellattuale momento storico). Dunque, lagenda
della politica internazionale deve rivalutare come istanza prioritaria
il dialogo sui progetti di difesa dellecosistema e sulle libertà
fondamentali civili e politiche del cittadino universale, uscendo
dal vicolo cieco degli show di basso profilo (vertici
vested interests per lagricoltura, la fame, il
clima, lacqua, limmigrazione, lambiente).
Una domanda appare appropriata. Si può fare una guerra per
dare nuovo ordine alla politica delle fonti energetiche continuando
ad incrementare il livello di questi consumi?
Lindifferenza per gli abissi plebei denuncia miopia politica
e carenze gravi che attengono agli standard di formazione culturale
delle democrazie moderne e delle loro classi dirigenti, alla capacità
di immaginare voti nuovi caratterizzati da forti connotazioni universali,
andando oltre i voti dinteresse amministrati e custoditi nei
recinti barocchi. Ci riferiamo in particolare a quel curioso fenomeno
per cui allentusiasmo esercitato dalla world music (musica
multietnica) non corrisponde altrettanto interesse per le altre
espressioni di cultura melting pot (calderone di fusione)
che storicamente si collegano alla migliore tradizione umanistica
occidentale (la letteratura meticcia è di moda ma non fa
costume, non incide sulla formazione del consenso politico).
Recentemente uninteressante provocazione è stata lanciata
dalleconomista giapponese Kenichi Ohmae, fautore della globalizzazione
estrema. «Poiché non esiste un contrappeso politico
allespansione dei mercati, bisognerebbe consentire ai cittadini
del mondo di eleggere il Presidente degli Stati Uniti». La
denuncia è palese. Non vi può essere società
civile mondiale senza una politica mondiale, senza fonti nuove di
legittimazione politica. Un sogno antico, già fatto proprio
da Alessandro il Macedone (350-323 a.C.). Usò il suo espansionismo
imperiale per portare a sintesi i valori della civiltà ellenica
e di quella orientale.
Al di là delle questioni dinfluenza e di potere geopolitico,
gli assilli maggiori per le strategie di stabilizzazione delle relazioni
internazionali vengono dalliperconsumo (carbone e altre fonti
energetiche tematiche in evidenza a Johannesburg, settembre
u.s., prestigioso meeting celebrativo del dissenso globale) e dalliperpopolazione
(tema noto e insoluto, a lungo dibattuto in sede Onu). Sono di fatto
problematiche contrapposte poiché laumento della popolazione
presuppone risorse illimitate mentre le strategie di contenimento
dei consumi presuppongono la consapevolezza di avere a disposizione
risorse limitate. Queste convinzioni di segno opposto hanno bisogno
di un lungo lavoro interdisciplinare per trovare il punto di equilibrio,
razionalmente compatibile con i fattori moltiplicativi della crescita.
Lopera di denuncia viene fatta da tempo ma non darà
mai risultati concreti se di questa contraddizione non si farà
carico il dialogo politico. Una seconda contraddizione riguarda
la scarsità di risorse naturali a fronte dellabbondanza
di risorse umane. Ne consegue che limmigrazione a circuito
chiuso e con rapida rotazione appare un ammortizzatore sociale troppo
rigido e talvolta schizzoide e autolesionista, se riferito a quei
Paesi sviluppati che denunciano un forte deficit demografico (anche
questa è una questione di equilibrio tra immigrati e autoctoni).
Unaltra contraddizione di forte impatto sociale riguarda
laffermazione del liberismo di mercato bilanciata da scelte
politiche di nuovo dirigismo statalista (di estrazione lobbista,
non più marxista). Crescono le istanze che invocano nuove
leggi per correggere le distorsioni del capitalismo malato. Non
va dimenticato tuttavia che il moto perpetuo del capitalismo oscilla
tra speculazione al rialzo e al ribasso (le bolle speculative).
Lessenza stessa del capitalismo risiede nei comportamenti
speculativi che di fatto sfuggono ad ogni ipotesi di controllo (il
capitalismo senza speculazione non è creativo, non esiste).
Adesso si fa strada lidea che uninterpretazione fondamentalista
del mercato produce eccessi liberisti e devianze morali pericolose
per la stabilità del sistema. Dunque, una netta sfiducia
nelle capacità di autoregolamentazione del mercato e delle
professioni. E dallo spirito calvinista americano prendono forma
le nuove crociate per un riordino legato a forme più rigide
di regolamentazione (per onestà bisogna dire che di fronte
alla caduta di Wall Street cè uneconomia americana
sana, con una produttività in continua crescita). LAmerica
(società e istituzioni) si trova unita nel chiedere al mondo
delle imprese un ritorno ai valori originari del capitalismo.
Onestà, frugalità, discrezione, senso etico della
professione, secondo linsegnamento dei Ford, dei Rockefeller,
dei Buddenbrook. Si avverte un forte richiamo allautocritica,
allintrospezione e alla responsabilità individuale
e collettiva. Ammonimenti ricordati annualmente dal suono dello
shofar (antico corno) nelle celebrazioni del Capodanno ebraico.
Tutto ciò spiega la rapidità dellintervento
legislativo nelladottare correttivi che limitano lautonomia
decisionale del top management e perseguono la determinazione di
princìpi etici standard. Nella ricerca di riordino del sistema
capitalista le vicende europee non offrono stimoli di grande significato
propositivo. Tuttavia le aspettative generali del mercato e dei
risparmiatori sono tutte orientate ad aumentare la trasparenza e
ad evitare le incursioni fraudolente. Sono aspettative legittime
dal momento che la globalizzazione dei mercati finanziari eleva
la soglia dei rischi e la loro diversificazione. Da qui la necessità
di rivedere la mappa dei controlli governativi creando più
stretti rapporti di cooperazione internazionale. Diventa urgente
il problema della razionalizzazione delle autorità di controllo,
dei loro compiti e delle procedure amministrative utilizzate: per
banche, assicurazioni, non profit, concorrenza, attività
industriali strategiche (energia, telecomunicazioni, ecc.). Altre
esigenze di regolamentazione riguardano larea specifica delle
responsabilità di gestione, di consulenza e certificazione:
per i rapporti controllori-controllati, per la duplicazione delle
funzioni, per i trattamenti economici privilegiati, per le oscure
regole organizzative delle holding, per la latitanza della pubblicità
e dellinformazione aziendale, per le devianze prodotte dalla
deregulation, per la trasparenza dei bilanci (sul caso Italia si
legga il recente lavoro del giurista Mario Cera, La regolamentazione
dei soggetti finanziari nellattività normativa delle
società, Giuffrè, Milano, 2002).
«Anime semplici abitano talvolta corpi complessi»,
ricordava Flaiano. E la tutela delle anime semplici diventa adesso
obiettivo primario del nuovo ordine economico.
Nel crogiuolo delle relazioni internazionali il contenzioso USA-Ue
non aiuta a smussare le rigidità esistenti. Lentusiasmo
solidaristico di un anno fa è gradatamente scemato, sopraffatto
da motivi di litigiosità strisciante: sulla Corte penale
internazionale, sui programmi attuativi dello sviluppo sostenibile,
sulluso della forza nelle relazioni internazionali, sulladozione
di sanzioni negli scambi commerciali. Predominano le tendenze centrifughe,
con unAmerica arroccata nellunilateralismo decisionale
motivato dallorgoglio nazionale ferito ed una timida Europa,
afflitta dalle traversie che incontra il suo processo di unità
politica.
Se lEuropa non ha le carte in regola per farsi ascoltare,
lAmerica non ha un piano strategico globale. Cè
dunque una vasta area progettuale dove la verifica dei rapporti
transatlantici potrebbe approdare ad un dialogo meno condizionato
dai reciproci fattori interni di disturbo. Con sicuro beneficio
di possibili iniziative unitarie utili alla Comunità internazionale
ed alla stabilizzazione delle alleanze.
Anche in questo caso una dose maggiore di cultura melting
pot potrebbe dare utili risultati. Il presupposto di ununica
Comunità pluralistica renderebbe più agevole i temi
di una politica compensativa, capace di apprezzare le ragioni di
pari opportunità e di pari convenienza.
In fondo gli equilibri della Comunità internazionale si reggono
sui rapporti di forza interstatali e sulla solidità delle
coalizioni di Stati. Per ridurre le barriere noi/loro e coltivare
la crescita di una società globale aperta, costruita su valori
civili di democrazia condivisa.
Lesatto contrario dellopzione terrorista, che politici
con intuizioni allenate dovrebbero leggere come pressing per conciliare
gli opposti. Bloccando il proselitismo e la pubblicità che
dilatano leco delle ansie e delle speranze rivoluzionarie.
Non si può predicare il vangelo della democrazia moderna
offrendola in uno stand da Esposizione Universale, accreditato presso
lOnu o altra istituzione internazionale.
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