Le privatizzazioni riprenderanno semplicemente
perché non cè altra maniera
di far diminuire
le tasse.
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I governi dellEuropa occidentale si stanno ponendo una domanda
da 250 milioni di euro: i processi di privatizzazione rappresentano
una forza riformatrice ormai del passato, oppure sono semplicemente
in un momento di stallo, in attesa di una nuova fase di ripresa?
Nel periodo 1990-2002 i governi dellUe hanno raccolto oltre
675 miliardi di euro in proventi da privatizzazioni, in larga parte
attraverso offerte di azioni al grande pubblico. I risultati economici
e fiscali ottenuti dalle privatizzazioni fin qui realizzate sono
stati molto positivi. Tuttavia, anche dopo vendite così ampie,
rimangono in mano ai governi quote di imprese che valgono oltre
250 miliardi di euro a prezzi correnti di mercato. Tutti i governi
stanno attualmente valutando quale sia il modo migliore di vendere
queste partecipazioni. Ma, purtroppo, da quando leconomia
ha cominciato a rallentare allinizio del 2001, i proventi
totali delle privatizzazioni in Europa sono decisamente diminuiti,
passando dagli 80 miliardi del 2000 ai 40 del 2001, fino a precipitare
ai soli 5 miliardi dei primi nove mesi del 2002.
Il rallentamento dei processi di privatizzazione difficilmente poteva
arrivare nel momento più sbagliato per i governi europei.
La difficile congiuntura economica, infatti, è responsabile
della diminuzione dei proventi fiscali, mentre il Patto di stabilità
costringe i governi allinterno di un sentiero fiscale molto
stretto. Contemporaneamente, il crollo dei valori azionari, a cominciare
dal marzo 2000, ha reso ulteriori vendite di azioni al pubblico
molto più difficili. La crisi economica ha anche fatto emergere
la necessità di altre riforme nei mercati dei prodotti e
del lavoro, rendendo più urgente una maggiore liberalizzazione
e, in generale, una maggiore apertura dei mercati. In altre parole,
saremmo ora in un momento politico favorevole per avviare unulteriore
fase di privatizzazioni, ma nessun governo è ancora riuscito
a farlo. Per quale motivo?
Che cosa ha fatto deragliare il treno delle privatizzazioni, proprio
quando erano più necessarie? Uno degli argomenti preferiti
nel dibattito finanziario di questi tempi riguarda le ragioni della
fine della grande espansione dei valori azionari degli anni Novanta.
Poiché, al di fuori degli Stati Uniti, le privatizzazioni
sono state una delle principali cause della crescita delle Borse,
si può partire dallovvia osservazione che le privatizzazioni
sono rallentate quando la bolla finanziaria ha incominciato a sgonfiarsi,
allinizio del 2000. La caduta dei valori azionari ha frenato
le privatizzazioni per due ragioni. Prima: nessun operatore, pubblico
o privato, vuole vendere azioni in un mercato depresso. La tendenza
è quella di fermarsi e aspettare che le Borse risalgano;
i potenziali investitori si muovono soltanto se hanno la percezione
che la ripresa non è molto lontana. Seconda: le Offerte pubbliche
di vendita (Opv) delle società privatizzate sono fortemente
legate a questioni di carattere politico.
Vendere oggi azioni offerte qualche anno fa a prezzi molto più
alti fa sì che gli investitori che hanno comprato per la
prima volta azioni qualche anno prima registreranno oggi una perdita;
significa anche che le proprie quote nella società vengano
diluite. Gli investitori professionali che operano anche nel lungo
periodo sono attrezzati per affrontare congiunture borsistiche negative;
inoltre, essi possono minimizzare le perdite attraverso la diversificazione
del portafoglio. Invece, gli investitori che hanno sottoscritto
per la prima volta azioni non sono in grado di affrontare lo status
quo dei mercati; inoltre, possiedono mediamente uno o due titoli
nel loro portafoglio e difficilmente si faranno convincere a investire
ancora negli stessi titoli o in titoli analoghi.
Unaltra questione critica per le privatizzazioni in Europa
è il fatto che i cittadini non sembrano essere disposti ad
accettare che il controllo delle grandi imprese pubbliche venga
completamente ceduto ai privati, soprattutto se a un operatore straniero.
Un commentatore ha recentemente osservato che «i cittadini
vogliono che il proprio governo privatizzi quanto più possibile
delle quote degli operatori nei servizi di pubblica utilità,
a condizione che il controllo rimanga nelle mani del ministero di
riferimento». La perdita del controllo potrebbe significare
lacquisizione dellintera società privatizzata
da parte di un concorrente straniero. La golden share
è vista con sempre maggiore sospetto dalla comunità
europea. Perciò un governo, una volta ceduto il controllo,
non ha nessuno strumento per salvaguardare la proprietà nazionale.
Se non fosse per la recessione e per difficili condizioni dei mercati,
i dubbi sulla perdita del controllo da parte dei governi potrebbe
essere superata, anche alla luce del prevalente orientamento liberale
della gran parte dei governi in carica attualmente in Europa. Senza
eccezioni, tutti i governi in questione hanno dichiarato di voler
riprendere i processi di privatizzazione senza esitazioni. Finora,
tuttavia, alla parola dordine non hanno potuto ancora far
seguire i fatti. La verità è allora probabilmente
la seguente: sembra essere arrivato il momento politico per una
ripresa dei processi di privatizzazione, in assenza delle necessarie
condizioni finanziarie.
Dalle considerazioni appena svolte sembrerebbe che la forza delle
privatizzazioni sia venuta meno. Niente affatto. Si è convinti
che una nuova ondata di privatizzazioni stia per cominciare. Non
avrà le stesse dimensioni della prima, anche perché
la quantità da privatizzare è meno rilevante, ma avrà
un effetto molto significativo sui mercati azionari, sui bilanci
pubblici e sulla performance economica.
Quattro sono le principali ragioni per cui si crede che le privatizzazioni
riprenderanno presto. Le si può chiamare i quattro
imperativi:
1) Il primo e più importante è limperativo
fiscale. Le privatizzazioni riprenderanno semplicemente perché
non cè altra maniera per far diminuire le tasse in
presenza di una spesa pubblica ancora crescente.
2) Il secondo è limperativo economico. La proprietà
pubblica delle attività di impresa non è più
difendibile. Imprese nei settori delle telecomunicazioni, del bancario,
le aviolinee, le imprese manifatturiere, le imprese di pubblica
utilità nellelettricità, nel gas e nel petrolio
sono state tutte privatizzate, anche perché erano percepite
come inefficienti. La letteratura empirica ha dimostrato in maniera
abbastanza incontrovertibile che le imprese passate al settore privato
hanno registrato significativi incrementi di efficienza in termini
di performance economica e finanziaria.
3) Il terzo è limperativo industriale. Mentre lEuropa
combatte per essere industrialmente competitiva rispetto agli Stati
Uniti e ai Paesi asiatici, dovrà accelerare i processi di
liberalizzazione e di apertura dei propri mercati. Il combinato
disposto della pressione esterna che viene dal Wto e quella interna
che viene dalla Commissione per la concorrenza dellUe stimolerà
ulteriori trasformazioni nella struttura dellindustria europea.
Ciò porterà ulteriore consolidamento industriale e
razionalizzazioni attraverso alleanze strategiche e fusioni e acquisizioni
transfrontaliere. Lesperienza ha dimostrato che le alleanze
strategiche tra imprese con assetti proprietari diversi (le une
pubbliche e le altre private) sono politicamente e tecnicamente
molto più difficili. La privatizzazione completa dovrebbe
quindi rendere più agevole la creazione di grandi imprese
transnazionali e favorire il rafforzamento industriale tramite alleanze
globali.
4) Quarto e ultimo è limperativo demografico, e riguarda
la cosiddetta bomba ad orologeria delle pensioni. E
risaputo che lEuropa dovrà affrontare nel futuro prossimo
una drammatica crisi fiscale dovuta alla combinazione dei seguenti
fattori: una popolazione che sta rapidamente invecchiando, un tasso
di natalità estremamente in calo e sistemi pensionistici
pubblici costosi, con unetà media pensionabile ancora
molto bassa. Il graduale passaggio da sistemi previdenziali pubblici
a sistemi privati sarà inevitabile nel prossimo futuro. La
conseguenza più ovvia sarà un forte sviluppo dei fondi
pensione. Ma questo, a sua volta, necessita di società quotate
di grande capitalizzazione, dove i fondi possano investire grandi
quantità di risparmio con orizzonti temporali di lungo periodo.
Le grandi imprese pubbliche in via di privatizzazione sono le candidate
ideali per ricoprire tale ruolo. Anche per questa ragione si è
convinti che le privatizzazioni in Europa riprenderanno molto presto,
e a ritmi sostenuti.
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