Entro qualche
anno milioni di
agricoltori polacchi
abbandoneranno
le campagne,
e questo provocherà enormi problemi
sociali.
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Non sorprende che sia stata la Spagna, prima beneficiaria delle
politiche di coesione comunitarie, a gettare il sasso nello stagno,
chiedendo garanzie sui meccanismi di erogazione dei fondi strutturali
dopo lallargamento ad Est, in cambio dei sette anni di transizione
sui movimenti di lavoratori voluti dalla Germania e dallAustria.
Tuttavia, la Commissione europea sostiene che questo non è
il momento di mettersi a ridiscutere le prospettive finanziarie
dellUnione, in quanto il quadro è già stato
fissato dallaccordo di Berlino per i prossimi cinque anni.
Nellarco 2000-2006 ai Quindici Paesi Ue spettano 195 miliardi
di euro di fondi strutturali; 18 miliardi di euro vanno al fondo
di coesione (per Grecia, Portogallo e Spagna, con lIrlanda
in uscita), e 47 miliardi di euro ai nuovi Paesi candidati. AllItalia
spettano circa 60 mila miliardi, di cui 44 mila da erogare nellambito
dellObiettivo Uno, destinato alle zone in ritardo di sviluppo
del Mezzogiorno, circa 5 mila attraverso lObiettivo Due, per
le zone in declino industriale del Centro-Nord, e 7.500 per lObiettivo
Tre, destinato alla formazione.
Il problema posto da Madrid riguarda però i meccanismi di
ripartizione dopo il 2006. Ma il Commissario Ue alle Politiche Regionali
ha dichiarato che la questione andrà affrontata non prima
del 2004, e che si potranno configurare diversi meccanismi di ripartizione
per tener conto dellarretratezza di alcune aree dei Quindici
membri attuali. Non ha comunque escluso un aumento dei contributi
da parte dei governi, dal momento che lattuale 0,45 per cento
del PIL destinato alle politiche regionali è da considerarsi
appena sufficiente.
Per il post 2006, studi italiani hanno indicato che gli attuali
parametri per entrare nellObiettivo Uno (meno del 75 per cento
della media Ue del PIL) salverebbero soltanto Campania e Calabria,
mentre Puglia e Sicilia uscirebbero per pochi decimali di punto.
Ma una recente analisi del Tesoro è meno allarmista: solo
Sardegna e Basilicata rischierebbero di perdere i fondi dellObiettivo
Uno dal 2007 in poi.
Di diverso avviso Joan Colom y Naval, docente di Economia alluniversità
di Barcellona e vicepresidente dellEuroparlamento. Il quale
ha dichiarato che, dopo aver visitato i Paesi dellUnione,
è arrivato alla conclusione che, «a differenza dei
quattro Paesi meno prosperi, Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda,
che utilizzano i fondi di coesione perché il cofinanziamento
rappresenta pur sempre un beneficio considerevole, quelli che stanno
meglio sono restii a fare altrettanto, dal momento che limpatto
sul tessuto economico e sociale è minore».
I fondi ha precisato non spariranno, «ma la
spinta a ridurli è già forte da parte dei Paesi ricchi
e ancora di più lo sarà dopo il 2006. Non farà
piacere né alla Spagna né allItalia, ma prevedo
che la maggior parte delle regioni che beneficiano attualmente del
fondo saranno escluse dallObiettivo Uno. Ciò vorrà
dire che lAndalusia e il Mezzogiorno italiano sono usciti
da una lunga stagione di sviluppo ritardato».
Daltra parte, non vanno sottovalutate le capacità
di assorbimento dei finanziamenti che rischiano di turbare il ciclo
economico in unEuropa allargata. Se ci si basa sul bilancio
comunitario, oggi ad ogni europeo vanno 250 euro, ma un greco, grazie
allaiuto strutturale, ne riceve 560 che, a conti fatti, concorrono
per il 5-6 per cento alla formazione del PIL. Un sostegno delle
stesse dimensioni concesso alla Romania corrisponderebbe al 26 per
cento del PIL. Nessuna economia può ricevere un aiuto di
questo genere senza sgangherarsi. Lo aveva capito il premier portoghese,
che rifiutò i finanziamenti europei quando si rese conto
che quelli ricevuti contribuivano per il 7 per cento alla formazione
del PIL nazionale.
Ciò significa che si dovrà pensare a una riforma radicale
dei fondi strutturali. Per capire questa esigenza, basta riflettere
sulla evoluzione del mondo agricolo polacco formato dal 18 per cento
della popolazione, quattro volte superiore alla media Ue. LEuropa
spende 42 miliardi di euro annui per la Politica agricola comunitaria
(Pac) e destina allagricoltura polacca appena 230 milioni
di euro. Per quanti accorgimenti si possano prendere, entro qualche
anno milioni di agricoltori polacchi abbandoneranno le campagne,
e questo provocherà enormi problemi sociali.
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