Dicembre 2002

Il punto di vista cristiano

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Aprirsi per riunificare l'Europa
Jozef Glemp  
 
 

 

 

 

 

 

 

Primate di Polonia

L’ingresso nell’Unione europea rappresenta una sfida che i cristiani devono saper raccogliere per rafforzare la loro identità in un mondo secolarizzato che tende ad unificarsi per motivi economici e politici. Ma ci sono anche ragioni ideali: l’allargamento ad Est non è altro che la riunificazione dei popoli europei. Il loro patrimonio comune sono i valori radicati nel Cristianesimo. L’allargamento dunque è un rischio ma anche un’opportunità.
Rispetto a coloro i quali temono la perdita della nostra identità, io capovolgo il ragionamento: l’ingresso nell’Unione europea di Paesi con una forte tradizione cattolica come la Polonia, la Slovacchia, la Lituania, potrà costituire un grande aiuto e un apporto formidabile al recupero della dimensione comunitaria e spirituale dell’Europa, contro la logica dominante dell’individualismo e del materialismo. Se saremo uniti, saremo anche più forti.
Resta il nodo gordiano dell’agricoltura, ed è un rompicapo sul quale continuano a litigare politici ed esperti. Non tocca agli uomini di Chiesa proporre una soluzione tecnica. Ma il giudizio è chiaro: dare il 25 per cento dei sussidi ai contadini polacchi e il 100 per cento a quelli degli altri Paesi è un trattamento ingiusto che acuisce le tensioni sociali. Confido che venga trovata una soluzione più equilibrata, rispettosa delle esigenze dei vecchi membri dell’Unione europea, senza penalizzare i nuovi.
Io ho incontrato a Bruxelles il Commissario per l’allargamento, Guenther Verheugen. L’impressione che ne ho tratto è che le intenzioni sono buone, ma le disposizioni sono troppo rigide. Ci vorrebbe più flessibilità.
Certe imposizioni che giungono da Bruxelles ci fanno venire in mente i diktat che arrivavano da Mosca in epoca comunista: brutta sensazione davvero!

   
   
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