Se lUnione europea diventerà
più attraente
e più grande, ci sarà indubbiamente
beneficio per tutti.
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Lallargamento sarà un buon affare, perché allUnione
europea, che oggi rallenta, si aggiunge una nuova zona di crescita.
Non vedo particolari minacce a settori di mercato dei Quindici.
Al contrario, la Ue attuale ha bisogno di uniniezione di dinamismo.
La concorrenza allinterno del mercato europeo non subirà
scosse pericolose. Certo, tutte le imprese dei Quindici dovranno
rimodulare la propria strategia di esportazione, e dovranno anche
investire di più nei dieci Paesi.
Va detto che i dieci candidati hanno fatto bene il loro apprendistato,
e lUnione europea è stata molto dura con loro sulle
condizioni. Al punto in cui si è arrivati, il contratto è
pronto per essere firmato. E non credo proprio che ci saranno catastrofi
economiche. E molto più probabile che questi Paesi
avranno un nuovo slancio sulla base di una realtà molto semplice:
lallargamento è fatto, loro sono in Europa e gli investitori
internazionali li considereranno più sicuri.
In parte, è possibile che investimenti destinati, per esempio,
allItalia finiscano nei nuovi Paesi membri. Ma questo è
un punto di vista statico. Se cè un nuovo blocco che
si unisce e lEuropa diventa una zona di crescita, non cè
ragione perché il tasso dinvestimento complessivo non
possa aumentare. Gli investimenti internazionali non sono una somma
di denaro fissa. Se lUnione europea diventerà più
attraente e più grande, ci sarà indubbiamente beneficio
per tutti.
Per quanto riguarda la ridistribuzione dei fondi strutturali, i
dieci Paesi che arrivano nellUnione europea, in particolare
quelli dellEst europeo, hanno un basso livello di ricchezza
ed è naturale che avranno accesso prioritario nel nuovo sistema
di quei fondi, perché quello attuale resterà comunque
immutato fino al 2006. Ma è anche evidente che molte regioni
europee che ventanni fa erano povere, oggi sono in grado di
prosperare anche senza queste sovvenzioni. Parlo in modo particolare
di Spagna, Portogallo e Irlanda. LItalia, ovviamente, ha il
suo Mezzogiorno. Ma io considero lItalia come uno dei Paesi
industrialmente avanzati nella norma europea. Quindi le sfide e
le opportunità per la Penisola sono quelle della media europea.
Con una particolarità: la Germania è il Paese che
ha il maggior numero di frontiere dirette con i nuovi partner, e
questo le darà maggiori occasioni di scambi, ma nello stesso
tempo anche più problemi. Penso alla possibilità di
migrazioni interne allUnione. Di polacchi, soprattutto.
Il punto di vista
cristiano
Aprirsi allEst
per riunificare lEuropa
Jozef Glemp
Primate di Polonia
Lingresso nellUnione europea rappresenta una
sfida che i cristiani devono saper raccogliere per rafforzare
la loro identità in un mondo secolarizzato che tende
ad unificarsi per motivi economici e politici. Ma ci sono
anche ragioni ideali: lallargamento ad Est non è
altro che la riunificazione dei popoli europei. Il loro patrimonio
comune sono i valori radicati nel Cristianesimo. Lallargamento
dunque è un rischio ma anche unopportunità.
Rispetto a coloro i quali temono la perdita della nostra identità,
io capovolgo il ragionamento: lingresso nellUnione
europea di Paesi con una forte tradizione cattolica come la
Polonia, la Slovacchia, la Lituania, potrà costituire
un grande aiuto e un apporto formidabile al recupero della
dimensione comunitaria e spirituale dellEuropa, contro
la logica dominante dellindividualismo e del materialismo.
Se saremo uniti, saremo anche più forti.
Resta il nodo gordiano dellagricoltura, ed è
un rompicapo sul quale continuano a litigare politici ed esperti.
Non tocca agli uomini di Chiesa proporre una soluzione tecnica.
Ma il giudizio è chiaro: dare il 25 per cento dei sussidi
ai contadini polacchi e il 100 per cento a quelli degli altri
Paesi è un trattamento ingiusto che acuisce le tensioni
sociali. Confido che venga trovata una soluzione più
equilibrata, rispettosa delle esigenze dei vecchi membri dellUnione
europea, senza penalizzare i nuovi.
Io ho incontrato a Bruxelles il Commissario per lallargamento,
Guenther Verheugen. Limpressione che ne ho tratto è
che le intenzioni sono buone, ma le disposizioni sono troppo
rigide. Ci vorrebbe più flessibilità.
Certe imposizioni che giungono da Bruxelles ci fanno venire
in mente i diktat che arrivavano da Mosca in epoca comunista:
brutta sensazione davvero!
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LItalia non avrà questi problemi, anche se è
alle prese con i continui sbarchi di clandestini provenienti dallAfrica,
dal Vicino e dal Medio Oriente; dovrà tuttavia fare maggiori
sforzi per penetrare nei nuovi mercati.
Non va dimenticato che lItalia è, dopo la Germania,
il secondo partner economico di gran parte dei nuovi Paesi membri.
Non si può dire aprioristicamente quali Paesi saranno vincenti
o perdenti nel campo degli scambi commerciali con lallargamento
a Venticinque. Certamente, è unoccasione per tutti.
Avere dei nuovi Paesi membri in piena crescita sarà positivo
anche per le esportazioni degli altri. E nel caso dellItalia
ci sono prospettive di miglioramento perché uno dei suoi
punti-forza sono i prodotti di qualità: proprio quello che
non cè in questi Paesi, che chiederanno sempre di più
prodotti come quelli del made in Italy.
I maggiori rischi che si possono profilare? Il problema più
complesso è quello dellagricoltura. Perché è
un doppio problema. Il primo è se sì oppure no, e
con quale velocità sarà riformata lattuale politica
agricola comune. Il secondo è con quale velocità i
nuovi Paesi avranno pieno accesso agli aiuti diretti per gli agricoltori.
Su questo si giocherà gran parte del successo dellallargamento,
e considero molto criticabile latteggiamento della Francia,
che non intende toccare le regole. Tutte le politiche europee si
dovranno adeguare alla nuova realtà.
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