Dicembre 2002

I VERTICI DEL G8

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Governance mondiale
Mikhail Gorbaciov  
 
 

Il consesso
chiamato G8
confermerà il suo diritto a esistere
se riuscirà
a rispondere alle sfide della storia.

 

Uno dei consessi più potenti del mondo contemporaneo è quello del G8, che ha vertici periodici. Questi incontri (che prima si svolgevano con un numero minore di partecipanti) si tengono ogni anno, a partire dalla metà degli anni Settanta, vale a dire da quando lo shock petrolifero del 1973 spinse i Paesi più industrializzati del mondo, guidati dagli Stati Uniti, a riconoscere la necessità di coordinare i propri passi nella politica e nell’economia planetarie.

Il G7 (o G8) spesso viene visto come un governo mondiale non ufficiale. Sembra che gli stessi leader degli Stati Uniti e degli altri Paesi si riconoscano in questa veste, almeno a giudicare dalle dichiarazioni che adottano, dando giudizi sullo sviluppo del pianeta e decidendo la politica sulla scena mondiale.

Hanno ragione di appropriarsi di questa funzione? Secondo i criteri del diritto internazionale, al contrario, questi vertici non godono della necessaria legittimità. Il G8 non è stato per nulla incaricato dalla comunità internazionale di decidere la politica nel mondo e intraprendere passi che determinino il destino di interi popoli.

Non possiamo negare che i Paesi del G8 siano la più importante potenza internazionale, economica, militare e politica. Questo impone una grande responsabilità. Ma se essi di fatto si assumono il diritto di agire come un “governo mondiale” non ufficiale, allora dobbiamo guardare bene a cosa hanno fatto fino ad oggi e a cosa potranno fare domani.

Che cosa ha fatto questo organismo negli ultimi dieci anni segnati da una globalizzazione che, incontestabilmente, ha acutizzato la situazione sociale e politica nel mondo? E’ sempre più evidente che la trasformazione della globalizzazione nel fattore dominante dello sviluppo mondiale richiede un livello qualitativamente diverso della governabilità.
Le dimensioni del problema non corrispondono ai mezzi – molto limitati – per risolverlo. Istituzioni come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, il Wto non sono all’altezza del compito, non dispongono della necessaria legittimazione democratica, esprimono innanzitutto gli interessi dei Paesi ricchi. Per di più, non controllano le conseguenze delle proprie azioni, e non sono in grado di garantire la “governance” che le sfide della globalizzazione esigono.

La comunità internazionale possiede uno strumento adatto: l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Onu. Al “Summit del Millennio”, nel settembre 2000, si è parlato molto del ruolo e dei compiti dell’Onu, della necessità di rendere quest’Organizzazione più efficace. Esistono però forze influenti che non sono interessate a potenziare l’Onu e cercano anzi di emarginarla dalla soluzione dei più importanti problemi internazionali. Viene da chiedersi se il G8, nei fatti, non ostacoli la soluzione del problema “governance mondiale”.

Il mondo contemporaneo ha bisogno di un dialogo tra le istituzioni, incluse quelle sovrannazionali, e la società civile. La politica della “deregulation”, della liberalizzazione ad oltranza, la speranza di un mercato libero che automaticamente dovrebbe risolvere ogni problema, ci portano in un vicolo cieco e necessitano di correzioni sostanziali.

In quale direzione? La risposta ci viene fornita dai movimenti che nascono nel mondo e si sono imposti all’attenzione dopo gli eventi di Seattle. Oggi è impossibile ignorarli. Credo che i partecipanti ai vertici futuri ne avranno un’ennesima prova.

E’ nei nostri interessi comuni cominciare una discussione franca sulla “governance mondiale”. Per farlo, occorrono coraggio, immaginazione, creatività, spirito innovativo.

Vorrei tracciare i principii che, secondo il mio parere, devono dirigere un dibattito di tale portata e livello. In primo luogo, pur nella varietà delle culture e dei costumi, noi apparteniamo a un’unica famiglia, l’umanità. E la sua sopravvivenza deve porsi al di sopra di ogni altra considerazione. Secondo, dobbiamo riconoscere come sano soltanto quello sviluppo che non distrugge l’ambiente circostante e si svolge nel rispetto dei diritti dell’uomo e dei principii di giustizia economica e sociale.

L’importanza dei vertici del G8 è fuori dubbio, se essi metteranno alla prova il ruolo e la responsabilità di coloro che noi chiamiamo “leader” del mondo contemporaneo. Il consesso chiamato G8 confermerà il suo diritto a esistere se riuscirà a rispondere alle sfide della storia, a soddisfare la vitale necessità di un dialogo con la società civile, con i grandi movimenti sociali, nel nome della soluzione dei giganteschi problemi che l’umanità si trova ad affrontare.

   
   
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