Alle incertezze sul futuro della nostra
economia e della politica economica del governo si è
aggiunta la prescrizione del Fondo monetario internazionale
di intervenire sul disavanzo pubblico, soprattutto sulla spesa
pubblica per sanità e pensioni. La notizia ha avuto
grande rilievo sulla stampa, ma non ha ricevuto quellattenzione
comparata che essa merita.
In una situazione di debolezza congiunturale, che si innesta
in quella ancora più grave di debolezza strutturale
(o, se si preferisce, competitiva) delleconomia italiana,
suggerire una politica fiscale restrittiva, che si innesterebbe
in una già minacciata politica monetaria
dello stesso segno, sarebbe come portare vasi a Samo. Ovviamente,
vasi rotti...
Il Fondo monetario internazionale conosce bene queste cose
e, salvo prova contraria, (sempre possibile, ma, come suol
dirsi, carta canta), la sua cultura resta fondamentalmente
keynesiana, sia pure doverosamente mitigata dallesperienza
passata degli abusi che di essa sono stati fatti. Ma allora?
Per diretta esperienza, al quesito da me rivolto agli ispettori
del Fondo, se essi condividessero le ipotesi rigidamente restrittive
introdotte nei Trattati europei in materia fiscale, la risposta
è stata: è irrilevante il nostro punto di vista,
noi ci atteniamo alle «preferenze rivelate». Poiché
lItalia ha manifestato le sue preferenze a favore di
una politica fiscale rigida e di un rientro dal debito pubblico
in proporzione al Prodotto interno lordo, e le ha incorporate
in trattati internazionali volontariamente cogenti, il Fondo
non può se non prendere nota che il sentiero attuale
diverge da quello democraticamente stabilito.
In questo ragionamento vi è spazio solo per diversità
di interpretazione sugli andamenti congiunturali (e strutturali)
previsti, e su questa strada si è avviato il nostro
ministro del Tesoro. Noi gli auguriamo ogni successo, ma,
per esperienza vissuta, gli raccomandiamo prudenza.
Il problema, però, è e resta di politica estera,
dato che, da un lato, occorre convincere i partner europei
ad abbandonare la linea farisaica di consentire la violazione
del Patto di stabilità in nome della crescita, ma non
interpretarlo diversamente o modificarlo; dallaltro,
ottenere il sostegno del Fondo per questa azione, nonché
degli Stati Uniti, più che convinti su questa politica,
dato che la praticano attivamente. Nellinteresse di
tutti. Chi ha infatti interesse che, in questo difficile momento
politico internazionale, leconomia globale resti in
recessione?
Lintervento che lItalia deve effettuare nella
spesa pubblica pensionistica e sanitaria non è giustificabile
sulla base delle preferenze rivelate o di teorie che mal tollerano
lintervento dello Stato nel sociale, ma è giustificato
dalla necessità di ridurre il peso degli oneri sociali
sul costo del lavoro per rilanciare la competitività
agendo su una delle sue componenti.
Più altri motivi, tra i quali giova ricordare la necessità
che, per mantenere lo spirito di iniziativa in una società
sviluppata, comè certamente quella in cui noi
italiani viviamo, occorre che i cittadini si diano carico
in misura crescente del proprio futuro. Si chiama responsabilità
individuale ed è alla base di questa fase del
capitalismo mondiale, piaccia o non piaccia.
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