Quando lesercito di Carlo Magno distrusse
il regno longobardo,
allinterno
di questo era già germogliata
lesile pianta
del Medioevo.
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In quel poderoso dramma della
storia, che da scolari apprendemmo a definire come il periodo delle
invasioni barbariche, i Longobardi compaiono sulla scena peninsulare
soltanto allultimo atto, e più precisamente nellanno
568 dopo Cristo, quando cioè scavalcarono le Alpi e si stanziarono
in Italia. Alle loro spalle stavano però già mille anni
di migrazioni, un lunghissimo periodo di tempo in cui, dallestremo
Nord Scandinavo, mossero i loro primi passi verso il bacino dellElba,
verso la Boemia, verso lUngheria, dove costruirono villaggi
e case, per poi arrivare in Lombardia, la terra che porta ancora oggi
il loro nome, e dove pervennero al massimo del loro splendore.
Tutto il mondo sembrò trattenere il respiro quando essi occuparono
le vette e i passi alpini, per poi discendere e stabilire il proprio
dominio sul corpo straziato ed esangue dellItalia.
Chi erano questi uomini? Crudeli conquistatori che rinnovavano
i lutti e le miserie delle precedenti invasioni con stragi e saccheggi?
Pagani che immolavano vittime umane ai loro dèi? Barbari
che distruggevano quanto era rimasto dellantica civiltà
classica?
Certo, queste affermazioni contengono, ciascuna, una parte di verità.
Ma non tutta la verità. Quando, due secoli più tardi,
lesercito di Carlo Magno distrusse il regno longobardo, allinterno
di questo era già germogliata unesile pianta che, col
passare degli anni, sarebbe diventata un albero imponente, la cui
ombra avrebbe poi ricoperto tutta lEuropa: il Medioevo.
Nessun incontro tra cultura germanica e cultura classica fu più
fruttuoso e denso di significato per lo sviluppo della civiltà
occidentale (è qui infatti che essa ha le sue radici), né
alcun Paese dellEuropa svolse, per un periodo di tempo altrettanto
lungo, un ruolo di pari importanza e intensità in campo culturale
ed economico come lItalia longobarda (del Nord e del Sud).
Nella capitale del regno, Pavia, e nelle varie residenze ducali,
prime fra tutte quelle di Benevento e di Salerno, furono gettate
le fondamenta di ciò che, più tardi, col Rinascimento,
a Firenze, a Venezia, a Milano, a Bologna, e in filoni riconoscibili
del Centro-Sud, raggiungerà il massimo del suo splendore.
Sotto il dominio longobardo si sviluppò, a sud delle Alpi
e a Sud, una vera e propria struttura cittadina, con una classe
nobiliare, agli inizi essenzialmente legata alla conduzione della
guerra, una libera borghesia e una fascia di ceti artigiani autonomi,
depositari delle tecniche allora conosciute. Il rifiorente commercio
riallacciò una vasta rete di importanti relazioni, raggiungendo
prosperità ed efficienza. Listruzione in generale si
collocò su livelli piuttosto elevati e anche larte
intraprese nuove, inedite strade. La lingua latina infine, diffusasi
dallItalia nellintero Occidente europeo, consentì
che divenisse patrimonio comune a molti una produzione letteraria
tra le più raffinate, colte e importanti mai comparse sulla
terra.
La scoperta, o meglio ancora, la riscoperta è quella della
Cappella Palatina di Arechi II, il principe di Benevento che aveva
sposato una figlia di Desiderio, re dei Longobardi, e che si trovava
ad affrontare Carlo Magno dopo che il sovrano aveva sconfitto, nel
774, Desiderio, alle Chiuse in Val di Susa, aveva conquistato Pavia
e si era impadronito del Regno dItalia.
Non si tratta, però, soltanto della riscoperta, con i nuovi
scavi e restauri, della Cappella Palatina, ma del progetto di recupero
dellintera reggia, attualmente sepolta dentro sovrastrutture,
aggiunte, modifiche e rifacimenti dal Rinascimento allOttocento:
una reggia che affacciava sopra le mura sul mare e che aveva un
grande loggiato e in basso un lungo porticato di antiche colonne.
Una reggia che possedeva anche una Cappella di Palazzo, ancora oggi
ben conservata, e vasti ambienti e luoghi di soggiorno. Una reggia
che resterà in uso, anche con pubbliche funzioni, fino al
XIII secolo, e che, in ogni caso, sarà fino al Cinquecento
una presenza viva allinterno della città.
Il progetto non lascia luogo a dubbi: recuperare la civiltà
longobarda del Sud, costruire una grande rassegna che ponga il problema
della cosiddetta Langobardia minor, programmare una
serie di restauri che possano supportare questo progetto e che integrino
quello in corso della zona superiore della Cappella Palatina, proseguendo,
si spera, con lintero palazzo di Arechi.
Cerchiamo di capire e di farci capire: Langobardia major
è quella al Settentrione, quella con capitale Pavia; laltra,
la Langobardia minor, sta al Sud, dopo Spoleto, ed è
quel Ducato di Benevento che restò, ancora per tre secoli
dopo la fine di Desiderio, a proseguire una civiltà e una
cultura altissima, e in gran parte ancora da recuperare.
Ma che cosa accadde al tempo di Arechi? Carlo Magno scese a Roma
e al Meridione nel 787. Voleva distruggere il Ducato di Benevento
ed eliminarvi i Longobardi. Ma Arechi inviò ambasciatori,
lasciò il figlio e la figlia come ostaggi, si sottomise e
restò duca. E tuttavia comprese bene il grave pericolo che
correva. Per questo diede inizio a unimpresa nuova: rifondare
la città antica di Salerno, come alternativa più sicura
rispetto a Benevento. Salerno, scrive Erchemperto un secolo dopo,
venne rifondata tra Paestum e Nocera, «perché fosse
di rifugio ai principi nel caso un esercito minacciasse Benevento».
La storia
569
I Longobardi guidati da Alboino entrano in Italia, diffondendosi
prima in Val Padana, e in seguito, fino a Benevento.
571
Dopo un lungo assedio, Pavia cade e viene eletta capitale
del Regno.
584
La monarchia viene restaurata con Autari. Questi, nel 589,
sposa Teodolina e comincia la conversione dei Longobardi al
Cristianesimo.
640
Benevento entra nel Principato di Salerno, raggiungendo sotto
il regno di Arechi II (vissuto dal 734 al 787) grande splendore.
643
Re Rotari promulga leditto con il quale codifica le
usanze longobarde.
653-668
Il regno piomba nuovamente nellanarchia. Con la spedizione
di Costante II, i Bizantini tentano di recuperare lItalia.
749-756
Astolfo riprende la politica di conquista dellItalia
bizantina, provocando lintervento di Pipino il Breve.
774
Carlo Magno conquista Pavia, fa prigioniero Desiderio ed esilia
di fatto il figlio Adelchi.
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Ancora oggi, di quelle fortificazioni resta, al culmine del monte,
il castello, che riutilizza però una torre bizantina antecedente
mentre le mura scendono a forma di V verso la pianura,
dove è appunto Salerno. Sul mare, lungo una strada che era
in origine un percorso navigabile dotato di catena per bloccare
il transito di vascelli ostili, Arechi II fece edificare la città
di forma più o meno rettangolare, molto munita, con pochissime
strade che calavano dal monte e con altre che invece correvano parallele
alla costa. Qui, sul mare, collocò la reggia. Le colonne
del porticato attualmente sono sparse nel centro storico, mentre
le mura urbane sono distrutte o nascoste dagli edifici. Ai nostri
giorni il mare è lontano, ma il palazzo di Arechi doveva
essere abbastanza simile al palazzo di Diocleziano a Spalato, che
include splendide logge insieme con poderose fortificazioni.
La Cronaca salernitana descrive la reggia al momento in cui Carlo
Magno inviò i propri ambasciatori: questi salirono la scalinata
del palazzo lungo la quale stavano giovani con sparvieri, poi passarono
per un atrio dove altri giovani giocavano a un tavolo, poi superarono
numerose altre stanze, e alla fine pervennero alla sala del trono,
dove Arechi era attorniato dagli anziani. Dunque, si trattava di
un grande palazzo al quale, a nord, era annessa la Cappella appena
restaurata, quella che si chiamerà nel Medio Evo, e continua
a chiamarsi ancora oggi, San Pietro a Corte. Il palazzo era grande,
poteva ospitare comodamente gli ambasciatori di Carlo Magno con
il seguito, e naturalmente Arechi e la sua corte: si estendeva,
infatti, per un intero isolato, tra gli odierni vicolo Adelperga
e vicolo dei Sartori, via Mercato, via Dogana Vecchia e largo San
Pietro a Corte. Sarà sufficiente scavare qui, e si troverà
tutto, le mura medioevali sicuramente, e sotto di esse anche le
mura della città romana, e i resti delle terme già
individuati sotto la chiesa a pianta centrale del San Salvatore,
che riusa le antiche strutture come fondazioni.
Ma le novità, cioè le scoperte più recenti,
vengono da San Pietro a Corte. Scavare qui, vuol dire andare indietro
nel tempo. A sei metri si trovano gli strati romani, quindi il livello
paleocristiano, infine quello di Arechi che, con il terreno più
alto forse di cinque metri, usa strutture romane come fondazione,
ma nello stesso tempo crea dei pilastri al centro e duplica i muri
per costruire la sua Cappella.
Questa aveva tre livelli, con in alto una gran loggia dotata di
splendidi capitelli, e, sotto, una zona sacrale, una chiesa che
in seguito venne affrescata con dipinti che datano con tutta probabilità
tra lXI e il XII secolo. Insomma, spazi complessi, articolazione
di un monumento che aveva allinterno, ma anche allesterno,
uniscrizione importante: quella interna dettata da Paolo Diacono.
La scritta esalta Arechi sovrano che, in onore di Dio, «ha
costruito una sede degna della tre volte nazione ebrea figlia di
Salomone e nel portarla a termine lha circondata di purissimo
oro fino, aumentandola di valore con uno straordinario apparato
di figure».
Ebbene, proprio larcheologo che porta avanti con passione
i lavori di restauro, Paolo Peduto, ha ritrovato nelle macerie di
scavo destinate ad esser buttate in discarica, nei resti dei muri
antichi crollati dentro la Cappella, alcuni frammenti di questa
aulica iscrizione, lettere incise nel marmo entro cui fissare le
sagome di bronzo. Sono state anche ritrovate parti dei rivestimenti
parietali coloratissimi e dei pavimenti a marmi commessi. La Cappella,
in altri termini, era un edificio tanto magnifico quanto imponente.
Adesso, il problema è come recuperare lintera reggia
di Arechi, complesso unico in Italia; per farlo, si dovrebbero spostare
le abitazioni di decine di salernitani, e sicuramente questo sarebbe
un ritrovamento eccezionale.
Numerosi sono i luoghi importanti della Salerno longobarda: parte
del castello, le mura, parte dellacquedotto medioevale, la
Chiesa Inferiore di Santa Maria de Lama. Ma è la reggia,
insieme con la Cappella Palatina, il fulcro della città antica
di Arechi II e dei Longobardi del Sud, e nello stesso tempo la testimonianza
visibile che la civiltà longobarda del Meridione non ha nulla
da invidiare alla Langobardia major del Settentrione.
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