LItalia del
disagio insediativo è fatta invece di Comuni a rischio di
estinzione
concentrati nel Sud e nelle Isole, nelle aree interne del Centro
o al di sopra dei seicento
metri di altitudine.
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Esiste unItalia di dimensioni
piccole, piccolissime, microscopiche, dove la realtà è
maiuscola, la qualità della vita è alta, gli standard
economici elevati, il commercio e limprenditoria sono ben avviati,
la disoccupazione è fisiologica e la voglia di andare a inurbarsi,
inscatolandosi in città, proprio non esiste. Questa Italia,
in aree del Nord ricca e florida, si riflette in uno specchio che,
soprattutto al Mezzogiorno, deforma una realtà diversa, anchessa
fatta di piccole dimensioni, ma che invecchia in fretta e dove gli
esercizi chiudono, il turismo langue, i conti correnti sono più
poveri e i giovani sono costretti ad emigrare per trovare lavoro.
Per questo Paese doppio, che vive o sopravvive nei Comuni
polvere, ricchissimo di sapori e di tradizioni, di storia e
di cultura, di biblioteche e di dimore storiche, di chiese e di conventi,
è stato fotografato da una serie di indagini. Le ricerche colgono
le tendenze di unItalia che, al pari della Francia, pullula
di piccoli centri: per lesattezza, 3.644, tutti sotto i duemila
abitanti, vale a dire il 45 per cento del totale, per unestensione
in chilometri quadrati pari a un quarto della superficie nazionale.
Aree immense e disomogenee, dove le potenzialità
diverse, ma spesso vincenti sono state quasi sempre esaltate
nelle regioni settentrionali e quasi sempre depresse in quelle meridionali.
L11,1 per cento dei piccoli Comuni (406) fa parte di una compagine
intermedia, che non presenta eccedenze di alcun segno particolarmente
evidenti ed è localizzato soprattutto nel Centro (Alto Lazio,
Umbria e Toscana), con brevi estensioni anche al Nord-Est (Veneto)
e in Lombardia.
LItalia del disagio insediativo è fatta invece di Comuni
a rischio di estinzione (1.867, pari al 51,2 per cento di quelli
presi in esame) concentrati nel Sud e nelle Isole, nelle aree interne
del Centro o al di sopra dei 600 metri di altitudine nellentroterra
appenninico ligure, piemontese, dellAlta Toscana e delle province
di Parma e Piacenza. Pur con alcune differenze, questo insieme di
Comuni presenta caratteristiche analoghe di spopolamento, di deficit
imprenditoriale, di carenza di servizi, di scarsa attenzione al
territorio e alle sue potenzialità.
E soprattutto questa lItalia che ha bisogno di aiuti
per non scomparire, che siano in grado di favorire una crescita
economica e un riequilibrio territoriale. In che modo? Anche una
proposta di legge può aiutare, soprattutto se promuove lesercizio
associato delle funzioni, agevolazioni economiche e fiscali, incentivi
per gli insediamenti, per le attività economiche, la scuola
e la formazione. Ciò che conta, è promuovere e sostenere
economicamente le attività lavorative, sociali e culturali
esercitate nei piccoli Comuni, favorendone la competitività,
tutelando e valorizzando il patrimonio naturale e storico-culturale
che custodiscono, assicurando ai cittadini un sistema efficiente
di servizi territoriali, per far sì che non si traduca in
un handicap labitare in un piccolo comune della Calabria,
della Basilicata, del Gargano interno o dellAppennino tosco-emiliano.
Secondo una lettura più raffinata, la ricognizione di questa
geografia comunale consente di rilevare, come bilancio di un lungo
periodo, le conseguenze delle macrodecisioni adottate negli anni
Cinquanta, che hanno segnato le discontinuità dello sviluppo
italiano post-bellico: la riforma Segni, il balzo della grande industria
del vecchio Triangolo, e lintervento straordinario
dello Stato. Grazie alla coincidenza delle tre storiche scelte della
modernizzazione, si è però interrotta unevoluzione,
di tipo lineare, del rapporto popolazione-territorio, che si era
protratta in Italia dal Rinascimento alla prima metà del
ventesimo secolo. Laddove tali operazioni di modello
non si rivelavano sufficienti a creare reddito, si provvedeva a
distribuire unintegrazione con lespediente delle pensioni
di invalidità civile e di quelle figurative a
salariati agricoli. Dal cambiamento è così risultata
tagliata fuori una popolazione residuale, non coinvolta nel grande
ciclo migratorio interno (1951-1971) e neppure protagonista di iniziative
locali di sviluppo: gran parte di essa si ritrova in dati raccolti
ed elaborati da diverse indagini.
Al contrario, le città medie hanno irrobustito la loro armatura
urbana, per divenire interpreti di rilevanti performance di benessere
e di qualità della vita.
Sintomatica la lettura dei dati di ricerca effettuata dal sindaco
di Spineda (Cremona), un paese di 630 abitanti: «E ora
che i Comuni ricchi e prosperi del Nord si impegnino direttamente
al Sud, e per farlo bastano idee semplici, quali ad esempio gemellaggi
che portino nei piccoli centri del Meridione competenze, risorse
e know-how dal Nord».
Specchiarsi nella corona del successo comè
stata definita non deve essere facile per i Comuni parenti
poveri del Sud. In questa corona cè un gruppo
numeroso (854 campanili) che interessa in maniera quasi
esclusiva il Nord-Est: tutti i comuni di questa fascia si collocano
in Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia (ma anche
in Lombardia), con sporadiche apparizioni nelle Marche e in Val
dAosta, e, pur caratterizzati come gli altri da dimensioni
ridotte, partecipano e sono inseriti allinterno del
processo di crescita economica, produttiva e culturale che investe
anche i centri urbani più grandi. Le ricerche confermano
che spendono molto in investimenti sul turismo. Tutti gli indicatori
di presenze, sia in termini di impatto sociale (presenze per abitante)
sia territoriale (per chilometro quadrato) eccedono non solo il
dato corrispondente dei Comuni del disagio e quelli sotto i duemila
abitanti, ma anche la media nazionale. In particolare, è
la struttura ricettiva alberghiera ed extralberghiera ad attrarre.
Una vocazione turistica molto più accentuata si ritrova nel
secondo gruppo di eccellenza (517 Comuni, pari al 14,2 per cento),
che abbraccia il Nord-Ovest e in particolare il Piemonte e la Val
dAosta. In questo caso la qualità della vita emerge
anche dagli elevati indici dellassistenza sanitaria e sociale,
così come dalle buone performance del commercio. Fanno parte
di questarea molti Comuni famosi, accomunati dal forte legame
con le aree montane, che non sono però aree marginali o marginalizzate,
bensì tessuti economici e produttivi di forte valenza e di
stretto legame con le zone vicine, particolarmente vivaci e vitali.
Per esempio, il Nord
Un grumo di case perfettamente ordinate
lungo i seicento metri della strada principale, avvolte dalla
nebbia dinverno, infestate dalle zanzare destate,
assediate da un gran mare di risaie: siamo a Villa Biscossi,
un paese si ottantuno anime censite dallIstat, in provincia
di Pavia. Villa Biscossi non può riconoscersi in alcuna
classifica del disagio. Il reddito medio è elevato;
i servizi comunali agli anziani, che costituiscono buona parte
della popolazione, funzionano; leconomia, ricca di aziende
agricole, non conosce rallentamenti; i pochi giovani che ci
vivono, ogni fine settimana si lasciano il paese alle spalle
e raggiungono i centri vicini, o fanno gruppo la sera con
i ragazzi della zona in un pub che ha aperto i battenti alcuni
anni fa. Essendo questi i punti di forza, si capisce bene
perché il Comune, tutto immerso nel suo splendido isolamento,
da sempre respinge le offerte di fusione con Mede, un centro
di settemila abitanti a pochi chilometri di distanza.
La chiave di volta, che permette a questa comunità
di vivere e non di sopravvivere, è nella gestione spartana
dellamministrazione, i cui numeri sono ben rapportati
alle dimensioni. I consiglieri sono 12; la giunta conta due
assessori; due dipendenti, che si scambiano spesso i ruoli,
mandano avanti la macchina burocratica; il segretario è
in convenzione; un obiettore di coscienza funge da jolly:
ritira i medicinali per malati e anziani, li accompagna al
mercato, allufficio postale più vicino (visto
che in paese non cè), in banca, negli altri uffici
pubblici. Da 22 anni cè lo stesso sindaco, a
capo di una lista civica. I trasferimenti erariali bastano
e avanzano per la manutenzione ordinaria. I servizi sono svolti
in associazione con i paesi vicini. Per la gestione straordinaria,
si pesca fra i contributi statali: nel 2001, sono stati pari
a 54.456,814 euro. Con la buona amministrazione, non occorre
inasprire la pressione fiscale: nessuno paga lIci; la
tassa sui rifiuti è al minimo; i quattro alunni che
frequentano le scuole pagano per il servizio di trasporto
la simbolica cifra di 7,75 euro.
Per esempio, il Sud
Un presepio addossato su un solo versante
della collina, dove risiede circa la metà delle 1.463
persone censite dallIstat. Labusivismo edilizio,
cominciato a fine anni Sessanta, si vede poco, perché
riguarda quella che gli abitanti chiamano la Marina,
il doppione di paese che rappresenta laltra faccia del
centro costiero tirrenico di Sangineto, in provincia di Cosenza.
Per vedere quellammasso di case e di immobili costruiti
a ridosso della spiaggia, è necessario percorrere quattro
chilometri di stradine tortuose: poi si ha di fronte il mare,
che divora le facciate delle dimore disposte sottovento. Ecco
il brutto risvolto di un piccolo Comune italiano del Sud che,
sulla carta, dovrebbe essere un gioiello. La cornice che offre,
infatti, è da paradiso terrestre. Incastonata nella
parte settentrionale della Calabria, Sangineto ha tutto per
essere unoasi di sviluppo sociale ed economico: il mare
(lisola di Dino, con la sua splendida riserva floro-faunistica
è a un tiro di sasso), i monti (è una delle
porte dingresso al Parco del Pollino, mentre la Sila
è a quaranta minuti di auto), e una quiete sociale
invidiabile (la criminalità qui non ha mai attecchito,
mentre assilla i paesi vicini, da Cetraro a Scalea).
Questo gioiello naturale, però, è stato sfregiato
in assenza di un piano regolatore e nellillusione che
qualche albergo e una slavina di seconde case (lIstat
ne conta 1.370, soprattutto di politici e professionisti della
Cosenza-bene) potessero portare benessere e sviluppo. I pini
marini sulla spiaggia sono soltanto un ricordo di chi ha oggi
da quarantanni in su, e i cedri che avrebbero potuto
rappresentare una ricchezza sono stati quasi tutti abbattuti.
Spazio, invece, a colate di cemento, di cui oggi rimangono
le case sul mare e molti scheletri di immobili non completati
o abbandonati.
Mentre Sangineto conosceva questo periodo di falso sviluppo,
le politiche nazionale e locale dormivano. Niente infrastrutture;
lautostrada gira larga, oltre le montagne; i depuratori
soffocano destate; laeroporto più vicino
è a Lametia; il porto di Cetraro non serve; maltrattati
i beni culturali. Se la Marina piange, il paese-presepio non
ride. Molti anziani, natalità sotto zero, scuole che
chiudono, economia stagnante, negozi che chiudono, nuove attività
che muoiono nella culla, giovani che emigrano. Benvenuti in
un paese-simbolo del Sud che divora se stesso.
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