Risultati tangibili
e vicini
sono ora promessi
dall'Europa utile
anche per un
più importante
impegno:
quello contro
la disoccupazione.
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Non ci sono solo rose e fiori,
archi di trionfo e battimani per lEuropa utile, lEuropa
al lavoro per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini.
Noi, su questa Rivista, lo abbiamo detto più volte. Ora lo
dicono anche altri e non solo i sofferenti di eurofobia e gli euroscettici,
perfino gli addetti ai lavori delle istituzioni comunitarie. Ecco
ad esempio il più autorevole tra questi signori, il Presidente
della Commissione Europea, Romano Prodi, dichiarare recentemente (alla
vigilia del summit dei capi di Stato e di Governo dellUnione
svoltosi il 15 e il 16 marzo a Barcellona): «Esiste ancora una
notevole forbice tra gli impegni presi e la loro traduzione pratica».
Ed ecco, più o meno nello stesso periodo, il commissario europeo
per lambiente, Margot Wallstrom, definire e condannare con un
pesante aggettivo, «deludenti», i risultati ottenuti dalle
direttive comunitarie emanate quattro anni fa in materia di emissioni
tossiche. Queste direttive, ha precisato la Wallstrom, sono state
applicate solo in 5 dei 15 Paesi dellUnione. Tra i dieci che
ancora non lhanno fatto, e che per questo dovranno affrontare
il giudizio della Corte di Giustizia europea di Lussemburgo, vi è
lItalia, assieme a Francia, Germania, Regno Unito, Grecia, Spagna,
Austria, Irlanda, Danimarca e Finlandia.
Detto questo, aggiunto che vi è qualcosa di fondato alla base
di certe polemiche, ad esempio quella che, sulle colonne del Corriere
della Sera, ha opposto Alberto Ronchey e Romano Prodi a proposito
della cura, anzi del puntiglio, con cui alcuni gruppi di lavoro della
Commissione Europea affrontano problemi come la forma dei cetrioli
e altri di non primissima importanza, fatte queste e altre doverose
ammissioni resta tuttavia il fatto che lEuropa utile esiste
e opera e che per quanto fa non solo ottiene spesso applausi e fiori
ma anche li merita. Chi ha pazienza, tempo e vista bastanti per avventurarsi
nel mare magnum cartaceo degli atti dellUnione Europea (80 mila
pagine!) o si contenta del più ridotto ma sempre abbondantissimo
flusso di notizie e documenti fornito dalle pubblicazioni e dai siti
Internet delle istituzioni europee è infatti premiato e confortato
da scoperte interessanti e istruttive.
Per citare un caso recente, può venire a sapere che sono
ormai arrivati a 570 i prodotti alimentari (carni, insaccati, formaggi,
frutta, verdura, eccetera), di cui due marchi europei esattamente
DOP (Denominazione dOrigine Protetta) e STG (Specialità
Tradizionali Garantite) garantiscono la qualità e
la difesa da ogni forma di contraffazione e di concorrenza sleale,
dando al consumatore la certezza che ad esempio il Prosciutto di
Parma è stato prodotto con carni suine e in fabbriche della
città emiliana e che il Roquefort francese, o il Jambon delle
Ardenne (Belgio) o la Bayerischer bier tedesca sono esattamente
quello che, con le loro etichette, dichiarano di essere e non libere
variazioni. Le quali variazioni come gli spaghetti di grano
tenero o la cioccolata fatta di non solo cacao possono anche
ottenere dallEuropa il riconoscimento del loro diritto allesistenza:
ma a condizione di confessare le loro generalità, soprattutto
gli ingredienti, il luogo e i metodi di produzione.
E anche limitandoci a uno sguardo sulla più recente attività
dellEuropa utile tante altre sono le scoperte importanti e
istruttive. Una Direttiva della Commissione è appena intervenuta
per limitare lutilizzo di 43 prodotti chimici pericolosi per
la salute umana impiegati per pitture, inchiostri di stampa, lacche,
adesivi. Dal 1° aprile 2003, tra pochi mesi, saranno proibiti
al pubblico, anche se resteranno disponibili per gli utilizzatori
professionali, cioè coloro che, dovendoli impiegare
per motivi di lavoro, sanno (o dovrebbero sapere!) come evitarne
i rischi.
Cambiamo tema, spostiamo lattenzione dagli interventi dellEuropa
utile contro i rischi per la salute dei cittadini a quelli in difesa
dei nostri portafogli: ingiustamente e anche inspiegabilmente alleggeriti,
ad esempio, dai prezzi delle auto. Questi prezzi non solo sono alti
ma sono abissalmente diversi tra un Paese e laltro dellUnione
Europea. Infatti, varcando una frontiera dellEuropa comunitaria
può accadere di pagare in più per lo stesso modello
di macchina fino a 7.545 euro (pari a 14 milioni e 609.000 delle
lire appena andate in pensione). E incredibile ma vero e anche
documentato dai risultati di uninchiesta della Commissione
Europea su 80 modelli di macchine e 24 industrie automobilistiche.
Ed è anche incredibile ma vero e documentato dallinchiesta
della Commissione che per questo problema non si riesce ad applicare
la soluzione che dovrebbe essere la più facile oltre che
più giusta in un sistema di Mercato Unico qual è,
dal 93, da nove anni, lUnione Europea: permettere al
consumatore di acquistare la propria auto in uno dei Paesi dove
i prezzi sono più bassi (Spagna, Grecia, Finlandia e Danimarca),
tenendosi alla larga da quelli dove si paga di più, come
Germania, Austria e Gran Bretagna. Questo elementare rimedio diventa
di rara e incompleta praticabilità a causa di norme restrittive
(volute dalle industrie automobilistiche ma accolte o subite dai
governi nazionali) che rendono difficoltoso e, a cose fatte, poco
conveniente comprare unautomobile in un altro Paese dellUnione.
Contro queste norme lEuropa utile è ora però
in campo. E il commissario Monti che si occupa dellattuazione
del Mercato Unico e della lotta alla concorrenza sleale promette
risultati tangibili in un prossimo futuro.
Risultati tangibili e vicini sono ora promessi dallEuropa
utile anche per un più importante impegno: quello contro
la disoccupazione, il maggiore dei problemi dellUnione. Su
questa materia piani dazione, direttive, raccomandazioni,
da qualche mese stanno uscendo a getto continuo dalla Commissione
e dal Parlamento Europeo, guidando e influenzando le decisioni del
Consiglio dei Ministri, conquistando spazi sempre più ampi
nelle scelte strategiche fatte dai Consigli europei (le riunioni
di vertice dei capi di Stato e di Governo).
Grazie a queste iniziative sono tra laltro in dirittura darrivo
le misure per rendere riconosciuti e accettati in tutta lUnione
i diplomi e le qualifiche professionali ottenuti nel Paese di residenza.
Sta così per cadere uno degli ostacoli che rendevano più
teorico che pratico il diritto solennemente garantito a tutti
i cittadini europei dal Mercato Unico, a partire dal 93
a scegliere il Paese dellUnione dove, per loro, è più
facile e conveniente lavorare. Altri ostacoli allesercizio
di questo diritto cadranno quando, tra pochi anni lo hanno
promesso i capi di Governo e di Stato dei 15 Paesi riuniti il 15
e il 16 marzo a Barcellona entrerà in funzione la
carta sanitaria europea (attualmente fuori dal Paese di normale
residenza si può ottenere solo unassistenza sanitaria
per casi demergenza tramite il cosiddetto modulo E.111). E
certamente incoraggerà i trasferimenti di lavoratori allinterno
dellUnione anche un altro beneficio annunciato a Barcellona:
la possibilità di usufruire di ogni forma di pensione, quelle
integrative comprese, in un qualsiasi Paese dellEuropa comunitaria.
Con questi interventi e altri di cui tra poco parleremo, lEuropa
utile sta mettendo in orbita e proprio (forse non è
un caso!) mentre vara Galileo, la sua agenzia spaziale!
il più grande dei progetti in cui si è cimentata.
E quello per creare, entro il 2010, venti milioni di nuovi
posti di lavoro. Il grande progetto, lo sappiamo, non è nato
oggi (fu proposto per la prima volta dal Consiglio Europeo svoltosi
a Lisbona nel marzo del 2000), ma nei suoi primi due anni ha vissuto
unesistenza poco più che virtuale arrivando a rischiare,
in certi momenti, una fine poco gloriosa: che sembrò probabile
ad esempio quando, alla fine del 2001, si prese atto del fatto che,
nel corso di quellanno, il numero degli occupati nellUnione
era addirittura diminuito, sia pure di poco (circa 350 mila unità).
Poi, recentemente, cè stata una brusca e positiva correzione
di rotta. Prima numerosi interventi della Commissione, in seguito
le decisioni del Consiglio europeo di Barcellona hanno rimesso in
corsa il progetto e gli hanno dato la credibilità che prima
gli era mancata.
Una serie di fatti, tutti con la firma dellEuropa utile, dà
forza a questa credibilità. I primi sono gli annunci della
partenza di una serie di iniziative che da sole produrranno occupazione.
Galileo, lagenzia spaziale europea, darà
lavoro a 100 mila persone. La liberalizzazione entro il 2004 dellenergia
elettrica per le imprese farà risparmiare a queste ultime
15 miliardi di euro: che potranno essere utilizzati tra laltro
per offrire occupazione a diverse decine di migliaia di senza lavoro.
Darà sicuramente occupazione ad altre decine di migliaia
di persone il piano dellUnione per lo sviluppo delle biotecnologie
(settore dove già 1.570 sono le imprese impegnate). Lo stesso
risultato si otterrà con la realizzazione della rete ferroviaria
europea. E più ancora ci si aspetta dalla terapia durto
sulla previdenza, la flessibilità e la mobilità messa
in moto dallUnione Europea nel corso di questanno.
Questa terapia prescrive anzitutto che la rassicurante (ma non per
tutti) prospettiva del posto fisso ceda il passo, per un certo numero
di lavoratori, ai cambi dazienda e di mansioni. I più
attivi e coloro che non mancheranno di aggiornare la loro formazione
professionale ne trarranno benefici economici e più di una
soddisfazione, prima tra tutte quella di creare occasioni di occupazione
per persone oggi senza lavoro. NellUnione Europea solo il
16,4 degli occupati lavora per la stessa impresa per meno di un
anno contro il 30 per cento degli Stati Uniti. Questi dati contribuiscono
a far capire perché in America la disoccupazione, a differenza
di quanto avviene in Europa, è percentualmente a livelli
tuttaltro che drammatici. E altri dati lo chiariscono anche
meglio. Nella nostra Europa comunitaria nel 1999 si è spostato
per ragioni di lavoro o per cambiare residenza solo lo 0,1 per cento
della popolazione, complessivamente 225 mila persone. E non ci sono
stati trasferimenti apprezzabili neppure tra le varie regioni dei
singoli Paesi. Questi trasferimenti hanno interessato l1,2
per cento della popolazione, mentre quelli avvenuti tra le varie
contee americane hanno coinvolto il 5,9 per cento dei cittadini.
Ecco spiegata, guardando ad esempio al caso italiano, la contraddizione
tra la scarsità di posti di lavoro in tante zone del Sud
e la scarsità di manodopera disponibile in tante zone del
Nord. Ed ecco in evidenza anche le principali cause del fallimento
di tutti i tentativi messi in atto finora per creare una sorta di
mercato europeo del lavoro.
Ma non è mai troppo tardi. Fatta e completata la diagnosi,
dopo aver toccato i punti dolenti, lEuropa utile finalmente
decide interventi adeguati. La terapia durto arrivata nel
2002 impegna lUnione e i singoli governi a rendere operanti
la flessibilità e la mobilità del lavoro. Afferma
lesigenza di elevare a 65 anni letà pensionistica
in tutta lUnione. Definisce primarie esigenze laggiornamento
continuo della formazione professionale e la creazione di precisi
e funzionali collegamenti tra il mondo del lavoro e il mondo dellistruzione,
in modo tra laltro che questultimo indirizzi un sempre
maggior numero di giovani verso studi che, come quelli di informatica
e matematica, diano ai più solerti la sicurezza di una futura
occupazione. Eccetera, eccetera.
Basterà tutto questo? Fino a non molti mesi fa era realistico
rispondere con il dubbio. Ora si può rispondere con una speranza
che è molto vicina alla fiducia. Ora le condizioni per rendere
vincente il grande progetto cominciano ad esistere. Se resteranno
vive, vegete e forti sino al 2010 sarà il trionfo dellEuropa
utile.
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