Se le regole del gioco fossero state le stesse
di allora, avremmo visto banche fallire, un terzo dei cittadini
perdere il lavoro, migliaia
di bancarotte.
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Leconomia americana era sicuramente entrata in una recessione
vera e propria, colpendo pesantemente non soltanto gli Stati Uniti,
ma anche il resto del mondo, con particolare durezza il Giappone.
Ma per fortuna non viviamo più in un sistema di capitalismo
puro come quello del 1929: se le regole del gioco fossero state
le stesse di allora, avremmo visto banche fallire, un terzo dei
cittadini perdere il lavoro, migliaia di bancarotte. Ma non è
stato e non è più così: è significativo
che nel giro di due settimane negli Stati Uniti si sia completamente
spento il dibattito tra democratici e repubblicani sulla spesa fiscale:
cè stato consenso sulla decisione di George Bush di
sovvenzionare i settori più colpiti, dalle linee aeree alle
assicurazioni. Ed è stato incoraggiante che Alan Greenspan
e Robert Rubin, segretario del Tesoro ai tempi di Bill Clinton,
si siano riuniti per dire che era importante non prendere decisioni
premature: molto meglio agire con lentezza, prendendo i provvedimenti
giusti, piuttosto che precipitare le cose e sbagliare. Ho condiviso
questa scelta di fondo.
Non è la prima volta che succede, e si tratta sempre di operazioni
delicate, in cui contano moltissimo i particolari. Quando il governo
intervenne in favore della Chrysler, non per ragioni particolari
ma solo perché si trattava di unindustria importante
in difficoltà, lo fece tutelandosi con opzioni di garanzia
che garantivano non solo di recuperare la spesa pubblica ma anche
parte dei profitti futuri. E una strada sempre possibile.
Che il surplus venga intaccato per interventi di questo tipo è
scontato: non per niente si sono estesi anche a un incremento della
spesa militare.
Per spiegarmi, devo ricordare come era il mondo prima dell11
settembre, perché anche parlando della situazione delleconomia
mondiale quella data segna una svolta fondamentale. Fino a lunedì
10 settembre, la locomotiva americana stava avanzando a ritmo recessivo.
Cerano varie ragioni per questo, la principale era lo scoppio
della bolla speculativa della new economy, che si stava estendendo
come una polmonite ad Europa, America Latina e area Pacifico. Il
calo della produzione industriale e degli investimenti delle imprese
era stato radicale e aveva portato ai ripetuti tagli dei tassi di
interesse decisi dal presidente della Federal Reserve. Ma i consumi
erano rimasti forti, soprattutto nella spesa per auto e case.
I consumi restano al momento un termometro a cui prestare molta
attenzione: bisogna vedere se gli americani continueranno a volere
spendere i loro soldi in vacanze o macchine anche quando i disoccupati
aumentano e le cose vanno male. Uno scenario di stagnazione si apre
soltanto se leffetto domino continua ad aggravarsi sempre
di più. Come in Giappone, anche negli Stati Uniti o in Europa
tra i consumatori avrebbe potuto prevalere la prudenza: dopo tutto,
americani ed europei occidentali hanno già due auto in garage
e non hanno bisogno di comprarne una terza. Non è poi scritto
nella pietra che gli investitori internazionali debbano continuare
a puntare sugli Stati Uniti, come avevano fatto fino a quel momento.
Detto questo, leffetto 11 settembre ha colpito anche altri
mercati, compresa lEuropa, anche se la debolezza è
stata meno accentuata che non nellarea Pacifico: gli investitori
hanno avuto poche alternative.
Lo scenario per i mercati internazionali è restato molto
tumultuoso per parecchio tempo. Era chiaro da subito che linvestimento
patriottico invocato fosse destinato ad avere vita breve. A vendere
a Wall Street non era linvestitore impaurito, ma le grandi
istituzioni che sapevano quanto negativi cominciassero ad essere
i profitti. Allora, perché insistere nellessere ottimisti?
Perché quel che è successo in Giappone resta nella
storia delleconomia un evento unico e sorprendente. A governare
il Paese è una burocrazia fatta di avvocati, non di economisti,
che insegnano luno allaltro le regole della finanza.
Questo tipo di ignoranza non esiste negli organismi regolatori delleconomia
americana.
Comunque, non credo che infileremo più un altro periodo di
crescita negativa. Già subito dopo la metà del 2002
il panorama sarà più sereno: ogni trimestre dopo quella
data la locomotiva americana comincerà a spingere il mondo.
Ma questo lo posso dire soltanto vedendo quello che è successo
fino a questo momento: se questo mi fosse stato chiesto allinizio
del 1930, sarei stato ugualmente ottimista, ma i fatti mi avrebbero
dato torto. Per prudenza affermo che, come allora, anche adesso
ci sono troppi fattori in gioco per fare previsioni accurate.
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