Giugno 2002

ECONOMIA DEL XXI SECOLO

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Recessione alle spalle
John B. Taylor Sottosegretario al Tesoro Usa
 
 

 

 

Il punto non è quanto la crescita sarà lunga, ma quanto sarà forte, perché da ciò
dipenderà
l’aumento
della prosperità
dei singoli Paesi.

 

La presidenza Bush era iniziata con una sostanziosa agenda economica diventata ancora più cospicua dopo l’attacco all’America dell’11 settembre, perché abbiamo assunto due nuovi e inattesi compiti, la lotta al terrorismo e la ricostruzione dell’Afghanistan. Il primo obiettivo è quello di Stati Uniti stabili, con una crescita stabile, e credo che lo stiamo perseguendo bene, anche grazie ai cambiamenti fatti: il taglio fiscale e una nuova riduzione delle tasse mirata a stimolare gli investimenti fino al 2005.
L’obiettivo è far muovere l’economia e avere maggiori investimenti di capitale a lungo termine. La politica monetaria si è dimostrata efficace: i tagli ai tassi di interesse hanno aiutato l’economia. Ora stiamo registrando i risultati positivi di queste decisioni. Nel primo trimestre di quest’anno la crescita è stata superiore all’1,7 per cento. Le previsioni la davano al 3 per cento a fine 2002, ma è certo che centreremo questo obiettivo ancora prima. E’ in atto una fase di espansione. La recessione è ormai passata, è dietro di noi. E possiamo dire che l’espansione economica avviatasi negli Stati Uniti avrà ripercussioni in tutto il mondo. Sarà un’espansione molto lunga, anche se non esente da rischi: eventi come quello dell’11 settembre e altri shock. Ma le fondamenta sono tali da poter prevedere una crescita lunga.
Ci sono vari elementi che mi fanno essere ottimista. La recessione che è appena terminata è stata incredibilmente moderata. Ha influenzato negativamente la crescita di un unico trimestre dell’anno, mentre in genere la recessione viene identificata con due trimestri consecutivi di segno negativo. Prima dell’unico trimestre negativo l’economia andava abbastanza bene. E se facciamo un passo indietro, questo è lo scenario che troviamo: l’espansione degli anni Novanta è durata centoventi mesi, è stata la più lunga della storia. E’ stata preceduta da una recessione anche all’epoca non accentuata, e prima ancora dall’espansione degli anni Ottanta, la più duratura fino a quel momento. Insomma, guardando i dati ci troviamo di fronte a lunghe espansioni alternate da brevi recessioni decisamente tenui. Dobbiamo paragonare questi ultimi vent’anni a quanto avvenne in precedenza: fra la fine degli anni Settanta e l’inizio Ottanta abbiamo avuto ben cinque recessioni. Adesso, invece, in un ventennio, ne abbiamo avute soltanto due, nel 1991 e nel 2001, molto brevi, molto contenute.
Che cosa ha permesso questa alternanza? La spiegazione è nella politica economica. All’inizio degli anni Ottanta ci furono dei cambiamenti di rilievo: si puntò a tenere l’inflazione bassa e ad avere politiche macroeconomiche tese a favorire rapidi cambiamenti economici. Il cambiamento ha premiato, rafforzando le espansioni e riducendo le recessioni.
Nel resto del mondo è in atto un’espansione che corrisponde a quella avviatasi negli Stati Uniti. La crescita c’è anche in Europa, anche se minore rispetto a quella americana. Le politiche della Banca centrale europea e delle autorità della politica fiscale sono simili a quella di Washington. Se la recessione in Europa è stata meno accentuata si spiega con il fatto che il settore dell’hi-tech negli Stati Uniti è molto più grande. Fuori dell’area euro la situazione è analoga, dopo deboli recessioni c’è ripresa: in Gran Bretagna o in Messico o nell’Asia del Sud-Est. Nel complesso, le condizioni dell’economia mondiale sono buone, anche se fa eccezione nell’emisfero occidentale l’Argentina.
Il punto, ora, non è quanto la crescita sarà lunga, ma quanto sarà forte, perché da ciò dipenderà l’aumento della prosperità dei singoli Paesi. L’indice da tenere sotto controllo è dunque quello della crescita della produttività. Non è un caso che l’Amministrazione americana punti ad aumentare la produttività, non soltanto negli Stati Uniti. Oltre tutto, è necessario imparare la lezione del passato. Negli anni Novanta la produttività calò in Europa, mentre crebbe negli Stati Uniti. Sono differenti le teorie sul perché avvenne: io credo sia dipeso dal minore sviluppo dell’hi-tech e dall’eccessiva regolamentazione. Le potenzialità di aumento della produzione sono comunque maggiori in Giappone, è da lì che ci aspettiamo buone notizie, come del resto dalla rimanente parte dell’Asia sud-orientale, oltre che dalla Cina. In genere, dunque, dall’Estremo Oriente.

   
   
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