Non siamo
unorganizzazione
di polizia, abbiamo
la funzione
di monitorare
le politiche
economiche, non di applicare la legge.
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Le Twin Towers e i riflessi lunghi, certo. Ma i bilanci sono a
posto, linflazione è a posto, e le risposte americane
in termini di politica di bilancio hanno dato una nuova potente
risposta. LEuropa potrebbe fare di più in materia di
tassi, e, soprattutto, deve accelerare le riforme strutturali. Anche
il Giappone dovrà fare la sua parte, e si dovrà lanciare
un nuovo giro di negoziati per la liberalizzazione commerciale.
Mi rincuora che le cose possano migliorare e non peggiorare, non
avremo una recessione mondiale come avevano pronosticato i più
pessimisti. Posso anticipare che ci aspettiamo un rafforzamento
del tasso di crescita negli Stati Uniti, e per ciò che riguarda
il tasso mondiale, le nostre previsioni restano ferme su un positivo
2,5 per cento.
Certamente, gli americani continueranno a sentire il cambiamento
e si son resi conto che lattacco era anche contro le fondamenta
del sistema finanziario. Non credo che il singolo cittadino consumerà
di più per combattere le preoccupazioni del terrorismo mondiale,
ma credo anche che nel momento in cui gli americani sentono una
sfida contro la loro nazione, resisteranno con una modifica al loro
comportamento di fondo e continueranno a dimostrare fiducia.
Per troppo tempo lEuropa e il Giappone si sono appoggiati
agli Stati Uniti. E le loro azioni di politica economica hanno sottostimato
le conseguenze di un rallentamento delleconomia statunitense.
Oggi abbiamo il problema di un rallentamento sincrono delle economie
industrializzate. E una situazione non facile. Per questo,
adesso più che mai, gli Stati Uniti e il Giappone debbono
sapere che non possono far dipendere le decisioni da una ripresa
degli Usa, che, ribadisco, tornerà sicuramente. Ma debbono,
Europa e Giappone, dimostrare di avere la forza e i mezzi per rimettersi
in piedi e di dare una spinta decisiva. Questo è molto importante,
perché ci porta al fenomeno della globalizzazione: globalizzazione,
dal mio punto di vista, non vuol dire che, a seconda dei casi, il
bene o il male vengono dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti restano
la principale potenza economica e politica. Ma globalizzazione vuol
dire interconnessione. Ciascuno deve assumersi responsabilità,
ciascuno deve agire.
Riconosco che la Banca centrale europea ha agito con tempismo perfetto
e forse ci sono ancora altri margini: linflazione resta sotto
controllo, non vi è rischio dinflazione in Europa.
Per quel che riguarda il Patto di crescita e di stabilità,
non ne chiedo una revisione, ma che sia adeguato con attenzione
alla situazione attuale. Dal punto di vista del Fondo monetario
internazionale, occorre una dimostrazione di disciplina fiscale
sul fronte della spesa, ma non si deve passare al contrattacco se
le entrate dello Stato diminuiranno.
Insomma, abbiamo una situazione ben diversa da quella di alcuni
anni fa, quando gli Stati Uniti avevano il problema dei disavanzi
gemelli. Certo, oggi resta un problema di partite correnti. Auspico
decisioni che favoriscano la fiducia dei consumatori. E fortunatamente,
sia lAmerica sia lEuropa hanno margini di manovra.
Per quel che riguarda i nostri interventi in varie parti del mondo,
la situazione non è drammatica tanto quanto si legge su alcuni
giornali, anche autorevoli. Stiamo lavorando bene con il Pakistan,
che è un Paese che ha rispettato gli accordi di stabilizzazione.
Per questa, e per altre nazioni, tutto o molto dipende non soltanto
dal Fondo monetario internazionale, ma anche dalle decisioni che
saranno prese dai rispettivi governi. Mi aspetto che ci saranno
richieste pressanti per esborsi da parte del Fondo, è questa
la reazione naturale di chi vuole approfittare di una situazione
internazionale difficile. Ho detto che il Fondo è pronto,
con i suoi esperti, con i suoi mezzi, con i suoi programmi, ma la
principale responsabilità per avanzare nella direzione giusta
e per agire resta dei singoli Paesi. Per il resto, la situazione
di liquidità del Fmi secondo i nostri calcoli più
recenti rimane appropriata, e questo naturalmente ci dà conforto;
ma non si deve confondere la nostra solidità con la disponibilità
a finanziamenti facili. Oltre tutto, siamo impegnati anche nella
lotta contro le attività terroristiche. Qualcosa, infatti,
possiamo farla anche noi, ricostruendo operazioni di riciclaggio,
mettendo su una forza speciale dedicata a seguire movimenti finanziari
sospetti. Detto questo, preciso che non siamo unorganizzazione
di polizia, abbiamo la funzione di monitorare le politiche economiche,
non di applicare la legge.
Ma dicevo della nostra attività dintervento in vari
Paesi del pianeta. Per la Turchia, ad esempio, cè un
programma ambizioso. I turchi hanno ristrutturato molto nel settore
bancario e in quello delle finanze, ma il problema non è
stato ancora risolto, e dopo lattacco a New York e a Washington
lo spread sui tassi è aumentato. Seguiamo anche la situazione
in Argentina, non cè dubbio che le difficoltà
sono aumentate per il Sudamerica, ma è anche importante,
per Buenos Aires non esagerare con il pessimismo. Sono stati gli
argentini a mettere a punto un loro piano, è un piano molto
duro per la popolazione, ma è anche un piano molto buono,
e noi abbiamo dimostrato a questo Paese che non è solo, e
non è da solo: questa è anche una sfida per dimostrare
la sua indipendenza. Il Brasile, invece, ha fondamentali migliori
rispetto, ad esempio, a dieci anni fa. Cè molto investimento
diretto e il flusso continuerà, se ci si manterrà
in carreggiata. Oggi non cè bisogno di parole, ma di
azione, e non cè dubbio che il governo brasiliano sia
allaltezza della situazione.
Ribadisco che siamo pronti. Ma per ora mi sembra prematuro annunciare
nuovi programmi, che potrebbero minare alle radici le stesse politiche
che si stanno adottando nei vari Paesi. Dobbiamo attendere, riflettere
un momento, raccogliere informazioni migliori, e sulla base di tutto
questo potremo dire che cosa saremo in grado di fare e che cosa
concretamente faremo.
Va ricordato che non siamo alla fine di un ciclo tecnologico. Abbiamo
avuto una correzione, forse anche giusta. Ma pensiamo alle biotecnologie,
alle tecnologie delle comunicazioni e a quelle telematiche. Cè
molto da sfruttare di fronte a noi. La mia impressione è
che il potenziale per la crescita e per gli aumenti di produttività
è ancora tutto, o in grandissima parte da esplorare. E anche
su questo invito lEuropa a fare di più.
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