Solo
la professionalità
e limpegno
delle risorse umane possono mettere al riparo da pericolose e, talvolta,
irreversibili perdite di quote di mercato.
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Affrontare il tema delle risorse umane nellattuale momento
non può prescindere da alcune considerazioni di carattere
generale sulla profonda trasformazione che il settore bancario sta
subendo da un decennio a questa parte e sugli effetti che essa sta
provocando sulla compagine umana, in generale, e sulla figura del
dipendente bancario, in particolare, focalizzando lattenzione
infine sul ruolo che una corretta gestione del personale e un efficace
processo formativo possono svolgere in questa lunga fase innovativa.
Solo a titolo introduttivo si ricorda che la trasformazione del
sistema creditizio italiano tuttora in atto ha storicamente
preso le mosse dallintroduzione della nuova Legge Bancaria
che, facendo proprie le direttive comunitarie, ha decretato il definitivo
passaggio dalla banca istituzione, ad alta specializzazione
funzionale, alla banca impresa (con affermazione che,
quella bancaria, deve considerarsi a tutti gli effetti attività
dimpresa), ponendo in questo modo i presupposti per la realizzazione
del processo di privatizzazione di un settore fino ad allora saldamente
in mano pubblica.
La conseguente formazione di un mercato ispirato alla libera concorrenza
(e al profitto) ha indotto fin da subito gli Istituti italiani ad
interrogarsi sulladeguatezza della propria struttura organizzativa,
spingendoli inizialmente a muoversi favoriti anche dalla
liberalizzazione degli sportelli secondo una logica di semplice
espansione territoriale, nella convinzione che il potenziamento
della struttura di vendita potesse di per sé garantire maggiori
opportunità di sviluppo.
Solo successivamente, quando questa strategia ha evidenziato i propri
limiti in termini di mancato ritorno di redditività, le banche
hanno iniziato a seguire un più funzionale progetto di razionalizzazione
delle proprie reti commerciali.
A dare una spinta decisiva in questa direzione hanno contribuito
in modo determinante i numerosi processi di fusione o concentrazione,
caratterizzati da una ricerca combinata di maggiori dimensioni,
economie di scala e sinergie.
Alle concentrazioni va ascritto il merito di aver accelerato la
trasformazione del modello organizzativo, ispirandolo sempre di
più al criterio della maggiore dinamicità delle strutture
(specie di quelle delle reti commerciali), funzionale al miglioramento
dellefficienza e dellefficacia nello svolgimento della
tradizionale attività di intermediazione e nellofferta
di nuovi prodotti e servizi.
Levoluzione del mercato di riferimento è laltro
importante fattore che ha condizionato negli ultimi anni la trasformazione
del sistema bancario italiano.
Questa metamorfosi è il risultato di una serie di concause,
tra cui assumono peso rilevante la spinta ad acquisire quote sempre
maggiori di clientela (effetto diretto del regime di libera concorrenza)
e lestrema mutevolezza dello scenario politico, economico
e finanziario che condiziona le scelte della clientela stessa.
Basti pensare, ad esempio, al profondo cambiamento del mercato
corporate che ha visto lavvento, a fianco delle
tradizionali forme di credito, di nuovi prodotti, caratterizzati
da alto rendimento e limitato rischio, ma contraddistinti, il più
delle volte, da una complessità di gestione ben più
accentuata rispetto ai preesistenti.
Ancor più incisiva è stata la spinta prodotta dalla
evoluzione del mercato retail. Lincessante compressione
dei tassi conseguente al processo di risanamento della finanza
pubblica e, più di recente, alla necessità di allineamento
dei saggi a quelli degli altri Paesi europei aderenti allEuro
ha, infatti, provocato la perdita di efficacia delle tradizionali
forme collocative del risparmio (principalmente titoli pubblici,
obbligazioni e depositi bancari).
Che per il segmento di clientela delle famiglie non si tratti di
una semplice ricerca di forme alternative di investimento lo conferma
la mutata funzione sociale che esse oggi attribuiscono al risparmio,
specie dopo le riforme che in questi ultimi anni hanno caratterizzato
il sistema previdenziale e assistenziale pubblico.
Indubbiamente, le sollecitazioni prodotte dai fattori sin qui evidenziati
hanno inciso, migliorandola, sulla morfologia del sistema bancario
italiano.
Evidenzia in modo lampante questo fenomeno la costante diminuzione
del numero di intermediari, cui ha fatto da contraltare la nascita
di importanti poli creditizi; così pure, la riduzione del
peso della proprietà pubblica negli assetti societari delle
banche (sebbene non sia trascurabile limportanza assunta,
nel contempo, da altri soggetti, quali le fondazioni).
Pur in presenza di questi positivi riscontri, i nostri istituti
mostrano ancora un evidente ritardo rispetto ai competitori esteri,
soprattutto in termini di ritorno reddituale dellinvestimento.
Lanalisi condotta sui dati relativi agli ultimi anni fa emergere
con sufficiente certezza i fattori principali che hanno determinato
la scarsa redditività delle aziende di credito italiane.
In particolare, il crescente volume di crediti inesigibili, la scarsità
dellofferta in termini di prodotti e servizi offerti alla
clientela e lelevato costo del lavoro, componente, questultima,
che solo qualche anno fa assorbiva oltre il 44% dei ricavi. Per
porre rimedio a tale situazione occorreva, quindi, un rapido recupero
ottenibile attraverso interventi organizzativi forti e azioni decise
sul fronte dei costi.
Così abbiamo vissuto le vicende che nel 1997 hanno portato
la Banca dItalia, lABI e le Organizzazioni sindacali
con il supporto del Governo a mettere a punto una
serie di iniziative a carattere straordinario mirate a ridurre e
allineare il costo del lavoro a livelli europei. Tale processo ha
consentito, tra laltro, di contenere gli incrementi salariali
mediamente intorno all1,2% su base annua e ottenere una riduzione
del numero degli addetti del 3% (-10% per gli istituti di grandi
dimensioni). Il cosiddetto esodo assistito nel periodo
1998-2000 ha riguardato circa 21.900 addetti , con un costo per
le aziende di circa 2.600 miliardi.
Tali interventi, unitamente al contestuale sensibile miglioramento
sul fronte della rischiosità del credito, hanno permesso
un rapido e immediato incremento di redditività talché,
nellanno 2000, si è arrivati a toccare livelli prossimi
all11,3% (13% per le grandi banche).
Fino a tutto il 2000, quindi, il Sistema delle imprese creditizie
ha conosciuto un momento di cambiamenti radicali sia negli assetti
delle proprietà, sia per quanto ha riguardato gli aspetti
commerciali e organizzativi. I risultati così ottenuti dovranno,
però, essere consolidati perché si possa parlare di
cambiamento avvenuto.
In tale contesto, si comprende meglio come la trasformazione in
atto abbia definitivamente decretato il passaggio da un sistema
bancario caratterizzato da scarsa attenzione ai costi e allefficienza,
da marginale propensione al rinnovamento e da limitata sensibilità
alle esigenze della clientela, ad un sistema totalmente orientato
al mercato, al miglioramento della qualità dei prodotti e
servizi offerti e allo sviluppo e ampliamento della loro gamma.
Labbandono di una posizione di statica attesa propria
di una situazione caratterizzata da domanda di prodotti e servizi
autonoma rispetto alle qualità commerciali delle banche
a favore di un atteggiamento attivo (di ricerca del
cliente), è non soltanto leffetto della definitiva
affermazione delle regole della concorrenza, ma anche della progressiva
sofisticazione della domanda stessa, espressione di una clientela
sempre più attenta al rapporto costi/qualità ed esigente
in termini di rapidità, sicurezza e valore dei servizi richiesti.
E facile intuire, quindi, che i fattori determinanti ai fini
del successo non possano che essere rappresentati dallefficienza
e agilità della struttura organizzativa e dal grado di professionalità
delle risorse umane.
I due fattori sono profondamente legati fra loro: è di tutta
evidenza, infatti, linutilità di modelli organizzativi
evoluti in presenza di personale inadeguato e non in grado di sfruttarne
a pieno le potenzialità; così come, per linverso,
le elevate capacità professionali rischiano di essere soffocate
(o mal sfruttate) in un contesto organizzativo di tipo rigido.
Così le banche stanno via via abbandonando un modello caratterizzato
da alto livello di burocratizzazione, rigorosa gerarchia e forte
grado di normativizzazione (proprie di una struttura che non ha
interesse a cambiare) e vanno progressivamente ispirandosi
ad un meccanismo organizzativo in grado di supportare adeguatamente
le esigenze di cambiamento imposte da un mercato in continua trasformazione,
oltreché assicurare unincessante evoluzione dei prodotti
e servizi offerti e il proficuo utilizzo delle risorse umane e delle
nuove tecnologie.
Prevalgono, accanto alle tradizionali esigenze di affidabilità
e sicurezza, nuove istanze quali rapidità, snellezza e flessibilità
operativa che comportano, sotto il profilo attuativo, una serie
di importanti fenomeni.
In primo luogo, una complessiva revisione delle strutture (specie
quelle della direzione centrale) e una graduale semplificazione
delle stesse che tende, da un lato, alla riduzione dei tempi di
decisione e di risposta al cliente, dallaltro, al contenimento
dei costi operativi. Di fatto, uno spostamento dellattenzione
dai processi produttivi ai processi distributivi,
come confermato anche dallimponente attività di reingegnerizzazione.
Altro fenomeno rilevante ai nostri fini è il sempre maggiore
decentramento di competenze e poteri decisionali, specie per i ruoli
a più diretto contatto con la clientela, in una logica di
maggiore responsabilizzazione delle figure professionali e rapidità
di risposta alla clientela.
Un quadro di riferimento così innovativo provoca, ovviamente,
fondamentali implicazioni per le risorse umane impegnate nellattività
bancaria.
In linea generale, si può affermare che la forte competitività
richiesta da un mercato oltremodo dinamico impone un profilo professionale
e personale del dipendente bancario profondamente diverso rispetto
al passato.
Anzitutto, sul piano dei valori e dei modelli comportamentali, il
passaggio da un sistema protetto e prescrittivo (espressione di
una realtà quasi immutabile) ad uno fortemente orientato
al risultato determina il superamento di tradizionali valori quali
la fedeltà e lobbedienza, a vantaggio di qualità
come lo spirito imprenditoriale, la flessibilità mentale
(intesa anche come capacità di adattamento), la versatilità
e la tensione allobiettivo.
La rapida obsolescenza del sapere, effetto della repentina mutevolezza
degli scenari economici e dellinnovazione tecnologica, impone
alloperatore bancario un continuo aggiornamento e approfondimento
delle conoscenze e un costante miglioramento delle proprie competenze
professionali, propedeutici al mantenimento in futuro di un ruolo
da protagonista.
Per il raggiungimento di questo obiettivo, egli potrà contare
sul contributo offerto dalla banca attraverso gli interventi formativi,
ma allo stesso tempo dovrà far leva ed è qui
la maggiore novità sullaffinamento delle proprie
capacità di osservazione e di auto-apprendimento, traendo
spunti di arricchimento professionale dallo stesso contesto dinamico
nel quale quotidianamente si trova ad operare. Loperatore
bancario deve essere quindi in grado di gestire se stesso e la crescente
complessità del contesto nel quale opera.
La centralità della figura del cliente (sia interno che esterno)
impone, tra laltro, un affinamento delle abilità relazionali.
Il peso negoziale assunto nel contesto attuale dal cliente e la
cresciuta sensibilità di questultimo a valutare la
qualità e la convenienza dellofferta impongono, infatti,
lassunzione di un atteggiamento attivo delloperatore
bancario, in cui il saper ascoltare si trasformi, prima,
nel saper intuire le esigenze del cliente, quindi, nel
saper proporre la soluzione, in un processo che deve
necessariamente tendere al miglior risultato sia per la banca che
per lo stesso cliente.
Per quanto riguarda lambiente relazionale interno,
il processo di maturazione porta necessariamente a sviluppare lattitudine
al lavoro di gruppo, nellambito del quale ciascuno deve sentirsi
impegnato non solo ad offrire il proprio contributo al risultato,
ma anche a mettere a disposizione degli altri in un rapporto
di interscambiabilità il proprio bagaglio di esperienze,
informazioni e idee.
Le condizioni affinché questo possa avvenire sembrano, in
parte, già esserci. Si pensi allinformalità
che sempre più caratterizza le comunicazioni fra le strutture
e le persone che ne fanno parte; oppure al progressivo ammorbidimento
della concezione gerarchica del rapporto capo-collaboratore, destinato,
in prospettiva, a lasciare sempre più spazio ad un rapporto
relazionale tra professionisti, molto più funzionale
al vero obiettivo che si persegue, rappresentato dallottimale
e proficuo utilizzo delle potenzialità e delle competenze
di ciascuno. Il compimento del processo di maturazione delle risorse
umane sinteticamente delineato si impone pertanto come opportuno,
necessario e urgente.
Opportuno, per la constatata centralità del fattore umano
nello svolgimento dellattività bancaria e per lavvenuta
presa di coscienza da parte delle banche della totale inadeguatezza
dei tradizionali valori e modelli comportamentali a garantire un
appropriato livello delle prestazioni ed un confacente grado di
competitività dei prodotti e dei servizi offerti (in termini
di qualità/costo e redditività).
Necessario, per le prospettive che si vanno delineando riguardo
alla stessa strutturazione del rapporto di lavoro e, in particolare,
della retribuzione, in virtù del peso sempre maggiore che
si attribuisce alla componente variabile di questultima, legandola
direttamente ai risultati aziendali e allapporto produttivo
effettivamente reso dai singoli.
In questo senso vanno estesi e rafforzati tutti quei meccanismi
che tendono ad allineare gli interessi economici degli azionisti
con le aspettative reddituali dei singoli lavoratori. A supporto
di ciò sarebbe auspicabile, tra laltro, un intervento
governativo mirato ad un riequilibrio dei trattamenti fiscali e
contributivi connessi alla partecipazione del personale dipendente
agli utili delle Aziende.
Urgente, infine, per le conseguenze provocate sui livelli occupazionali
dal forte cambiamento delle regole del mercato (e, più di
recente, dalla comparsa dei competitori europei) e per gli inevitabili
effetti che il venir meno di certezze tradizionali, quali la stabilità
del posto di lavoro, possono provocare sul piano motivazionale e
dellimpegno operativo.
Indubitabilmente, questo processo di crescita è difficile
e complesso e presuppone da parte delloperatore bancario grande
disponibilità di capacità, di tempo e, soprattutto,
di volontà; al contempo, però, offre nuove e concrete
opportunità di crescita in termini professionali ed economici.
Il rischio nel non intraprenderla è quello di una progressiva
dequalificazione professionale, che può comportare, oltre
a serie difficoltà di riallocazione nel processo produttivo,
linserimento in quel bacino di risorse destinate ad essere
espulse dalle aziende, fenomeno la cui quantificazione è
ancora oggi oggetto di differenti valutazioni e di profonde contestazioni,
ma della cui esistenza ormai nessuno pone il dubbio.
Che questa situazione già oggi non costituisca solo un pericolo
teorico lo confermano alcuni inconfutabili segnali. Anzitutto, il
crescente ricorso delle banche al mercato del lavoro esterno,
sulla scia di una constatata difficoltà a sopperire con professionalità
interne alle sollecitazioni del mercato. Quindi, il
progressivo innalzamento del livello di automatizzazione dei servizi
bancari e lirreversibile superamento di alcune posizioni classiche
di lavoro che esso porta con sé (si pensi, per tutti, alla
figura del cassiere tradizionale). Infine, il sempre più
accentuato spostamento dellattenzione dai processi di riconversione
a quelli di uscita (sebbene agevolata) delle risorse in eccedenza,
segno inconfutabile dellesigenza delle banche di pervenire
nel più breve tempo possibile ad un riequilibrio del costo
del lavoro.
Lunico vero rimedio per scongiurare i pericoli di un calo
di tensione motivazionale e di una radicalizzazione di culture non
in linea con il nuovo contesto in cui si svolge lattività
bancaria è rappresentato, pertanto, dalla cosiddetta integrazione,
cioè da un adeguato livello di partecipazione delle risorse
umane al processo evolutivo in atto.
A garantire il buon esito di questo processo è chiamata la
funzione del Personale, alla quale abbandonate definitivamente
le vecchie logiche gestionali poco orientate allefficienza
e alla redditività è assegnato il difficile
compito di porre in essere tutti gli interventi necessari per assicurare,
oltre ad un accettabile livello di interiorizzazione dei valori
e degli obiettivi aziendali, un adeguato sviluppo professionale
delle risorse in perfetta coerenza con le nuove esigenze del mercato
e, soprattutto, con gli indirizzi aziendali.
E, questultimo, un aspetto essenziale dellintera
vicenda. Infatti, la probabilità per unazienda di vedere
realizzati i propri piani strategici è strettamente legata
alla capacità di favorire uniformità tra dinamiche
organizzative (nel senso ampio del termine) e dinamiche del personale:
il che implica, ove già non sia avvenuto, il riconoscimento
alla funzione che governa le risorse umane di un ruolo da protagonista
nella definizione dellassetto organizzativo aziendale in tutte
le sue rappresentazioni (strutture, sistemi operativi, attività
e processi).
Daltra parte, è indubitabile che unefficace azione
di sensibilizzazione delle risorse umane sullopportunità
dei cambiamenti e delle innovazioni (condizione essenziale per un
corretto allineamento dei comportamenti) è inscindibilmente
legata al grado di visibilità dei valori e delle
logiche che hanno ispirato il disegno aziendale, che è tanto
maggiore quanto più diretta è stata la partecipazione
alla fase decisionale.
Sul piano attuativo, la gestione del cambiamento deve
necessariamente far leva sullo strumento della Formazione. Ad essa,
e alla sua capacità di incidere sui comportamenti e sulle
competenze, è affidato il fondamentale compito di supportare
e rendere concrete le trasformazioni in atto, nonché sancire
la definitiva affermazione di una nuova mentalità orientata
al cliente.
Limpegno, in questo senso, è rivolto non solo verso
quelle risorse che gestiscono direttamente il rapporto con il cliente,
ma anche verso le risorse delle strutture centrali, che, in una
logica di rapporto con il cliente interno, sono chiamate
a fornire un efficace sostegno ai primi.
Il contributo richiesto presuppone la progettazione e lerogazione
di interventi mirati, in primo luogo, al potenziamento delle capacità
commerciali e tecniche del personale, nellobiettivo di favorire
in coerenza con le esigenze espresse dal mercato opportuni
processi di riconversione in attività a maggior valore aggiunto
e lallineamento dei profili e delle competenze ai nuovi compiti
e ruoli professionali.
Per altro verso, alla stessa Formazione viene richiesto di accelerare
il processo di sviluppo delle capacità manageriali, funzionali
al contesto che si va affermando, caratterizzato, come accennato
in precedenza, da uno spiccato decentramento decisionale e da una
sempre più diffusa responsabilizzazione degli individui.
Lintervento sul piano della crescita manageriale, peraltro,
offre in concreto lopportunità di favorire la diffusione
di un nuovo modello comportamentale in cui, rimossa la vecchia e
consolidata logica del merito legata a comportamenti di tipo prescrittivo,
trovino definitiva affermazione i valori dellautonomia e delliniziativa,
collegati allo spirito di gruppo.
Il successo della Formazione è, evidentemente, legato alla
qualità e completezza dei contenuti e alla tempestività
e capillarità degli interventi.
Sotto il primo profilo, la continua evoluzione degli scenari di
riferimento dellattività bancaria, oltre a determinare
la rapida obsolescenza dei contenuti della formazione, accresce
in maniera esponenziale lesigenza di interventi specialistici
di aggiornamento e di riqualificazione.
Altrettanto critico, specie in relazione alla strutturazione organizzativa
e territoriale tipica delle banche, è laspetto legato
alla numerosità delle risorse da formare, che impone la ricerca
di soluzioni atte a garantire la massima diffusione degli interventi,
con lattenzione, però, al contenimento dei costi che
rappresenta inevitabilmente, nellattuale momento storico,
uno dei principali obiettivi del sistema bancario.
La presenza di tali criticità rende opportuno un immediato
affinamento delle metodologie e degli strumenti oggi a disposizione.
In questo senso sono senza dubbio da condividere e intensificare,
ad esempio, le iniziative di Formazione decentrata o a distanza,
con il supporto delle moderne tecnologie informatiche, che hanno
il pregio di evitare, oltre al disagio dello spostamento fisico,
lassenza prolungata dal posto di lavoro.
Probabilmente, però, è proprio il processo formativo
che necessita di un salto di qualità: il fondamentale ruolo
ad esso attribuito rafforza il convincimento che il suo fine ultimo
non può più essere rappresentato solo dalla trasmissione
delle conoscenze tecniche; a questa missione, infatti, devono
associarsi tutte le iniziative per sviluppare nellindividuo
non solo la coscienza di poter egli stesso essere formatore per
i suoi collaboratori, ma soprattutto la capacità di mettere
in moto il processo di apprendimento anche in contesti diversi da
quelli formativi istituzionali.
E indispensabile quindi aggiornare e adeguare i comportamenti
e le competenze professionali alle nuove sollecitazioni provenienti
dal mercato, sfruttando al meglio le opportunità di automazione
delle attività routinarie e a basso valore aggiunto e utilizzando
invece le capacità intellettive e relazionali verso ambiti
dove lintuizione delle esigenze della clientela e la conoscenza
profonda dei prodotti disponibili fanno il successo dellAzienda.
Tali esigenze risultano tanto più pressanti se si pensa che
sotto il profilo macroeconomico lanno in corso
rappresenta la fase più delicata dalla quale partirà
la sfida dei prossimi tre-cinque anni.
Proprio il 2001, dopo la ricordata fase di crescita, si è
presentato come un momento di particolare difficoltà; i forti
ribassi delle quotazioni azionarie derivanti principalmente dal
deciso rallentamento delleconomia USA con ovvie ripercussioni
su tutta larea Euro stanno penalizzando i volumi dei
ricavi da servizi per commissioni da intermediazione, oltre a produrre
un ridimensionamento significativo delle masse di risparmio gestito.
Sul fronte degli impieghi, il Sistema sta soffrendo dei profit warning
ormai allordine del giorno soprattutto per le aziende che
direttamente, ovvero nellindotto, operano nel campo hi-tech
o TLC. Proprio negli ultimi due anni, infatti, è aumentata
notevolmente la richiesta di finanziamenti per lavvio di nuovi
progetti di sviluppo legati alle nuove tecnologie sia in campo informatico,
sia nelle telecomunicazioni. Il generale rallentamento economico,
amplificato ulteriormente dallindebolimento delle Borse mondiali,
ha imposto un ritracciamento dei tempi e degli obiettivi di tali
progetti e sta comportando, nella maggior parte dei casi, un ampliamento
del fabbisogno finanziario e una revisione al ribasso delle prospettive
reddituali di breve periodo. La politica di riduzione dei tassi
praticata dai Governatori delle Banche centrali statunitense ed
europea potrà avere effetti tangibili solo nellultimo
scorcio di questanno.
Ed è proprio nellattraversamento dei cicli economici
negativi che la qualità del fattore umano assume una rilevanza
ancora maggiore.
Per concludere, quindi, gli interventi e le azioni da porre in essere
per far fronte alla crisi devono tenere primariamente in considerazione
le esigenze professionali e formative proprie del capitale umano
di cui si dispone, attivando tutte quelle leve che mantengano alto
il livello motivazione e il senso di appartenenza allAzienda.
Questo tipo di investimento valido in tutti i settori ma
in particolare in quello bancario potrà fungere da
ammortizzatore e garantire agli azionisti il mantenimento di valori
di rendimento adeguati al momento economico.
Solo la professionalità e limpegno delle risorse umane
possono mettere al riparo da pericolose e, talvolta, irreversibili
perdite di quote di mercato che neppure la più efficiente
organizzazione del lavoro o i prodotti più sofisticati sono
in grado di combattere. Meglio contare sulla fiducia attenta e critica
del cliente, conquistata con professionalità e senso etico
del lavoro svolto.
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