Non è lontano
il giorno in cui
quella stessa
bandiera annuncerà che altre ricchezze del mare sono state
poste al servizio
delluomo.
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E largo quattro metri e mezzo, alto dodici e da alcuni mesi
si immerge ed emerge, seguendo il moto delle onde, al largo della
costa meridionale della Gran Bretagna, nello Stretto di Plymouth.
Occhi di scienziati, canocchiali, strumenti per la rilevazione dei
movimenti sono costantemente puntati su di lui. Di che si tratta?
Forse di una versione marina dellormai mitico mostro lacustre
del non lontano Loch Ness? Niente affatto, è qualcosa di
più prosaico ma anche almeno per le persone con i
piedi sulla terra di più interessante. E uno
strumento attraverso il quale luomo lavora per mettere al
suo servizio lenergia contenuta dal mare. Ed è anche
una delle ultime manifestazioni dellEuropa utile di cui, da
qualche mese, ci occupiamo su questa rivista.
Come abbiamo visto nei nostri precedenti articoli, lEuropa
utile (così abbiamo definito linsieme di iniziative
per migliorare la vita dei 377 milioni di cittadini dellUnione)
è al lavoro per garantirci alimenti sani e gustosi, per portare
il benessere in zone fino a poco tempo fa economicamente arretrate
(quali quelle delle regioni montagnose), per aiutare gli imprenditori
a vendere i loro prodotti su nuovi mercati internazionali. E anche,
aggiungiamo oggi, per molto altro.
Tra il molto altro, cioè tra gli aspetti dellEuropa
utile di cui dobbiamo ancora parlarvi, cè la voce mare.
E una voce che occupa tanto spazio nella geografia europea
(solo due dei quindici Paesi dellUnione, cioè lAustria
e il minuscolo Lussemburgo sono privi di coste marine), ha uninfluenza
notevole sul modo di vita di tanti cittadini, conta, e sempre di
più, sul piano economico. 200 miliardi di euro (pari a 387
mila 254 miliardi di lire) sono il contributo che ogni anno è
dato al Prodotto nazionale lordo dellUnione europea dalle
industrie e dai servizi che si avvalgono delle risorse che i mari
possono fornire. E una cifra degna del massimo rispetto. Ed
è meritevole di grande attenzione: soprattutto perché
essa costituisce solo una minima parte di quanto, economicamente,
il mare può dare ai cittadini dellEuropa. Si può
perciò dire, senza rischiare lesagerazione, che le
acque marine europee costituiscono una grande, enorme riserva di
ricchezze. LEuropa utile è impegnata per ottenere che,
in tempi non troppo lunghi, questa riserva sia posta al servizio
dei cittadini.
Ecco, tra i risultati di tale impegno, loggetto misterioso
nello Stretto di Plymouth; ed ecco molte altre importanti iniziative.
Loggetto misterioso una grande boa dotata di una serie
di strumenti per la rilevazione del movimento delle onde e dellenergia
che tale movimento genera è la sede di un esperimento
ideato da scienziati delluniversità di Plymouth, realizzato
con i contributi dellUnione europea (nel quadro del programma
Craft) e con la collaborazione di ricercatori di altri Paesi dellEuropa.
Con questo esperimento ci si propone di trasformare in energia elettrica
la forza generata dallacqua.
Lidea non è nuova: come dimostrano le tantissime centrali
idroelettriche da tempo operanti in vari Paesi europei, tra cui
lItalia. Finora però era stata realizzata con acque
di fiumi, torrenti, bacini. Mai si era ricorsi al mare. Ora dovrebbe
avvenire: e abbastanza presto.
Si attendono risultati importanti. Dovrebbero consentire un regolare
e poco costoso rifornimento di energia elettrica a isole difficilmente
raggiungibili e a installazioni artificiali (quali le piattaforme
petrolifere) poste in mezzo al mare. In un secondo tempo la luce
prodotta con le acque marine dovrebbe servire anche un certo numero
di città costiere.
Siamo, lo abbiamo detto, in fase di esperimento, dunque non è
ancora cosa fatta. Tuttavia lesito è dato per sicuro,
anzi scontato. Loggetto misterioso, la grande boa di Plymouth,
ha già permesso di rilevare che il movimento delle onde provoca
notevoli spostamenti daria: che basterà indirizzare
verso una turbina per azionarla e generare energia elettrica. Semplice,
anzi elementare. O almeno così dice, attraverso altri ricercatori
di Plymouth, lEuropa utile.
E lEuropa utile ci dice, attraverso altri ricercatori, che
il mare dei Paesi dellUnione può darci molto ancora.
Ad esempio, con il turismo. Ad esempio, con la pesca. Ad esempio,
con tanto altro. A condizione di rispettare il mare e di arrivare
a una maggiore conoscenza delle sue risorse per utilizzarle al meglio
e al massimo.
Verso questi obiettivi sotto le bandiere dellEuropa
utile si muove un progetto discusso qualche mese fa a Bruxelles
nel corso di un forum europeo sulle ricerche e tecnologie marine.
Il progetto ha richiamato governi nazionali e istituzioni europee
allesigenza di dar vita a uno spazio europeo per la ricerca
marina da realizzare tra laltro con una rete comunitaria per
osservazioni da terra, dal mare e dal cielo (attraverso satelliti).
In attesa dei consensi ufficiali a questa proposta (di cui si tornerà
a parlare nei prossimi mesi) la maxiboa di Plymouth continua il
suo lavoro, mentre hanno preso o stanno per prendere corpo altre
iniziative: tra cui, per dimensione e significato scientifici, spicca
la ricerca ERMS.
ERMS è la sigla di European Register of Marine Species, Registro
europeo delle Specie Marine ed è il titolo di unindagine
ma forse è più appropriato definirlo censimento
sulla quantità e le caratteristiche di quelli che
potremmo chiamare i popoli marini, cioè gli organismi
che vivono nelle acque dei mari e degli oceani dellUnione.
Finanziato con le risorse messe a disposizione dal programma europeo
MAST il Registro è il risultato di un lavoro che è
durato due anni, ha impegnato 23 organizzazioni di 10 Paesi comunitari,
170 scienziati (tra i quali un certo numero extraeuropei) e 600
analisti. Alla fine del loro lavoro, cominciato con la rilettura
e lanalisi delle ben 842 guide già esistenti sulle
specie marine, proseguito con indagini dirette, i ricercatori si
sono trovati davanti a risultati che essi stessi hanno trovato sorprendenti.
Il censimento ha accertato lesistenza nei mari europei di
29.713 specie, molte di più di quelle precedentemente rilevate.
Particolarmente notevoli, per numero e interesse, quelle scoperte
per la prima volta nei mari dellEuropa meridionali. E il censimento,
secondo gli autori della ricerca, è tuttaltro che concluso.
A loro parere, le profondità marine dellEuropa ancora
nascondono molte, forse moltissime unità tassonomiche
(gruppi di specie). Il lavoro dello staff dellERMS dovrà
essere quindi continuato, dotato di maggiori mezzi e rafforzato
nello staff.
Di nuovo dovrà pensarci lEuropa utile: che lo farà
probabilmente nel quadro dello spazio comunitario per la ricerca
marina, cioè di quellunione europea degli esploratori
e degli scienziati del mare di cui, come si è accennato prima,
è stata sollecitata la costituzione. I benefici per i cittadini
europei saranno notevoli. Le decine e decine di migliaia di organismi
che abitano nei mari arricchiranno la nostra alimentazione, forniranno
preziose sostanze per curare molte malattie, creeranno nellattività
della pesca, in quella industriale, nella stessa ricerca
nuove occasioni di lavoro. Il mare diventerà così
sempre più amico degli europei. Oggi la bandiera blu con
le dodici stelle è, su molte spiagge, la garanzia di acque
pulite data a chi, per le sue vacanze, sceglie i mari dellUnione.
Non è lontano il giorno in cui quella stessa bandiera
sulla boa di Plymouth, allingresso di fabbriche, di laboratori,
in tante altre sedi annuncerà che altre ricchezze
del mare sono state poste al servizio delluomo: grazie allEuropa
utile.
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