LEuropa è ancora
in una situazione
di disavanzo corrente
che il rallentamento
economico
ha aggravato
soprattutto
in Francia,
Germania, Italia
e Portogallo.
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Imprenditori e consumatori sembrano essudare ancora pessimismo
circa le prospettive della crescita. La regolare caduta nel grado
di fiducia delle imprese che era stata osservata nella prima metà
dellanno aveva costituito un preciso segnale: la recessione
era in agguato. Più di recente, il settore industriale, pur
continuando a riflettere attese di deterioramento, sembrava indicare
che era in vista un punto di minimo: tutto ciò, ovviamente,
prima degli orrendi attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono.
Il settore dei servizi, invece, indicava chiaramente uno scivolamento
verso il basso, foriero di una nuova fase di debolezza delleconomia.
La forte caduta nella fiducia dei consumatori, almeno di quelli
americani e giapponesi, è in gran parte da ascrivere al deterioramento
delle condizioni del mercato del lavoro e alla caduta delle quotazioni
azionarie. Gli effetti negativi degli attacchi terroristici sono
stati già registrati dalle indagini sullatteggiamento
dei consumatori negli Stati Uniti e in vari Paesi europei.
Perché il quadro degli atteggiamenti psicologici possa stabilizzarsi
e il mondo degli affari incorporare pienamente il mutato sentire
dei consumatori, sono necessari ancora alcuni mesi. Nel frattempo,
sbizzarrirsi in previsioni sulla durata e sulla profondità
della recessione è ancora più pericoloso del solito,
ma che il mondo industrializzato vada a essa incontro è opinione
ormai diffusa, anche perché, contrariamente al passato, tutte
le economie stanno rallentando simultaneamente. Il sincronismo nel
rallentamento rende comune la responsabilità nel contrastare
la recessione.
Del mondo industrializzato, gli Stati Uniti sono stati il motore
della crescita per quasi tutti gli anni 90, se si eccettua
la breve recessione del 91-92; anche il precedente decennio
aveva visto lAmerica in espansione. Soprattutto il recente
boom di Borsa aveva abituato il risparmiatore-consumatore ad attendersi
altri ritorni sul proprio capitale, sicché oggi considera
insoddisfacente un rendimento del 5 per cento. Sino a quando le
attese non torneranno a livelli più compatibili con lesperienza
storica, è probabile che linvestimento soprattutto
finanziario, ma anche reale non possa partire. I consumi,
daltro canto, sono negativamente influenzati dallalto
livello dindebitamento delle famiglie, dallaumento della
disoccupazione, dallo shock temporaneo delle abitudini (viaggi,
divertimenti, ecc.).
E alla politica economica che è passata la responsabilità
per riavviare la fase della crescita. Da tempo quella monetaria
ha agito in modo aggressivo; dallinizio dellanno, il
tasso-guida per il mercato interbancario (federal funds rate) e
il tasso di sconto sono stati tagliati, portando il livello reale
dei tassi a breve in territorio negativo e la curva dei rendimenti
a diventare molto rapida. Non solo, quindi, le condizioni monetarie
sono estremamente permissive, ma esse non hanno prodotto leffetto
di evitare il peggioramento delle aspettative, né il miracolo
di stabilizzare i mercati azionari.
Del rischio che la medicina monetaria possa rivelare la propria
potenza con il consueto ritardo di alcuni trimestri e sfogarsi in
spinte inflazionistiche, Greenspan è pienamente consapevole.
Da ciò deriva la sua iniziale riluttanza verso la politica
fiscale e le successive raccomandazioni a contenere la dimensione
e la composizione del pacchetto. Altri ha avversato luso di
questo strumento o per pregiudizio anti-keynesiano o temendo che
la retta via della diminuzione delle tasse e del debito
pubblico possa essere abbandonata.
Poteva, il presidente Bush, opporsi al Congresso che aveva già
concordemente varato 40 miliardi di dollari per aiuti e spese di
emergenza e altri 15 miliardi, di cui due terzi sotto forma di garanzie,
per le linee aeree? Assolutamente no, per varie ragioni.
1) Il costo politico di una fiducia illimitata nelle autonome capacità
di ripresa delleconomia americana e nella politica monetaria
sarebbe stato enorme.
2) Il bilancio americano per lanno finanziario appena iniziato
ha una previsione di avanzo per 52 miliardi di dollari, senza tenere
conto del proposto pacchetto di 60-75 miliardi per anticipare le
riduzioni fiscali e dare aiuti ulteriori ai disoccupati.
3) Laccusa di keynesismo non ha peso nel Paese del pragmatismo,
dove il presidente Reagan, eletto con un programma conservatore,
fece una politica di riforme strutturali, ma di spesa in disavanzo.
4) La politica monetaria si sta pericolosamente avvicinando al
punto in cui non potrà più tagliare i tassi e dora
in poi è probabile che ulteriori riduzioni saranno effettuate
per quarti di punto.
5) La lotta al terrorismo internazionale sarà lunga, i successi
non facili da cogliere; soprattutto, se esso dovesse ancora presentarsi
allumanità col suo carico di morte e di distruzione,
un senso dimpotenza potrebbe impadronirsi dellopinione
pubblica occidentale. E responsabilità dei Governi
fare quanto è in loro potere per mantener alti il morale
e lattività economica.
Vale ciò anche per lEuropa? Certamente. Non basta
offrire collaborazione agli Stati Uniti sulla base dellarticolo
5 del Trattato della Nato. Già la Bce, con unazione
concertata con la Fed, ha dimostrato di essere conscia delle sue
responsabilità nel governo della stabilità finanziaria
mondiale, fornendo liquidità e riducendo il costo del denaro.
Spetta al governo economico dellEuropa, ancora in una fase
embrionale, dimostrare che la comune responsabilità origina
un comune atteggiamento di lotta alla recessione in un momento in
cui linflazione non è preoccupante e i signori
del petrolio sembrano cooperativi. LEuropa è
ancora in una situazione di disavanzo corrente che il rallentamento
economico ha aggravato soprattutto in Francia, Germania, Italia
e Portogallo, ponendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi
annuali di riduzione.
Non credo che alcuno chieda di abbandonare il Patto di stabilità
e il limite del disavanzo di bilancio al 3 per cento del Pil, ma
bisogna ricordare che esso è anche un patto per la crescita,
sicché una rimodulazione dei tempi per il raggiungimento
del pareggio è giustificata dalla specialità della
situazione, da compensare con unaccelerazione in alcune riforme
strutturali per evitare contraccolpi alla credibilità sui
mercati. Se lEuropa vuole diventare un comprimario sulla scena
mondiale, deve assumersi la sua quota di responsabilità,
come gli americani hanno chiesto al G-7; se vuole che i cittadini
di Eurolandia non ricordino come tempi magri quelli del passaggio
dalle monete fisiche nazionali alleuro, bisogna allontanare
lo spettro della recessione.
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