E sempre
più evidente che la mancanza di unione politica si traduce
in minore crescita, minore produzione, minori consumi,
minore occupazione.
|
|
Se i cittadini dei Paesi che hanno adottato leuro si rendessero
conto di quanto comincia a costare il loro ritardo di una qualche
forma di unione politica, probabilmente premerebbero con maggior
forza e con più cognizione di causa sui rispettivi governi
per indurli ad adottare iniziative in questo senso o per trattenerli
dal resistervi. La mancanza di una qualche forma di unione politica
rappresentativa, infatti, è responsabile del fatto che leconomia
europea è in balia della situazione internazionale, ne subisce
le conseguenze senza alcuna possibilità di compensarle, come
pure sarebbe possibile. Come sarebbe possibile, appunto, se vi fosse
unautorità politica che, forte di un mandato popolare,
potesse gestire in funzione espansiva la politica economica e finanziaria
dellintera area.
Fin da quando si cominciò a prospettare ununione monetaria
fu avanzata lobiezione delle difficoltà che si sarebbero
poste nel mantenerla in assenza di ununione politica. La contro-obiezione
fu che, proprio in quanto lunione politica incontrava resistenze
difficilmente superabili, lunione monetaria poteva essere
un éscamotage per imporla con la forza degli eventi. Ora
che questa forza degli eventi diventa evidente e cogente, però,
sembra si sia dimenticato che questo passaggio, quello che avrebbe
reso costosa per la vita di tutti gli europei la mancanza di unione
politica, era parte integrante di un disegno la cui logica postulava
e postula che lUnione economica e monetaria sia obiettivo
intermedio verso quello finale di ununione di ordine superiore.
Il costo della non-unione è limpossibilità per
lEuropa di reagire al deterioramento delle condizioni attuali
e prospettiche delleconomia.
Il prezzo che si sta pagando in termini di stagnazione, disoccupazione,
contrazione del reddito, crisi settoriali, e nel prossimo futuro
anche in termini di deterioramento delle finanze pubbliche, è
elevato e si delinea ancor più pesante. I governi ne sono
consapevoli, così come lo sono della responsabilità
che si vanno assumendo per il fatto che, tra le grandi aree economiche
del mondo, viene meno lunica, lEuropa appunto, che avrebbe
la possibilità non solo di crescere, ma anche di alleviare
le difficoltà degli stessi Stati Uniti e dellintera
economia mondiale. Ne sono consapevoli, e perciò premono
sulla Banca centrale europea perché sia questa a fare qualcosa,
perché riduca i tassi. La Bce non senza ragione, questa
volta sostiene che i tassi sono adeguati e che non è
certo il costo del denaro a deprimere il clima economico. E
opinione diffusa che lunico sostegno in grado di contrastare
la stagnazione può essere dato da consumi e investimenti
pubblici che compensino la caduta di quelli privati. Ma questo sostegno
non può essere realizzato perché la spesa dei governi
non può derogare agli angusti e severi limiti imposti dal
patto di stabilità.
Ed ecco, allora, che tutti ora, ma soltanto ora, fanno a gara nel
denigrare quel patto, sottolinearne la masochistica illogicità,
perorarne una revisione, sostenerne il superamento una volta realizzata,
come è stata realizzata, lunione monetaria. Rispetto
alla difesa pregiudiziale e assoluta di quel patto è già
un passo avanti, ma occorre farne un altro ancora.
Il patto di stabilità cè in quanto serve ad
impedire che la moneta unica, ossia un unico mercato della moneta,
induca il governo di un Paese ad indebitarsi a spese dei Paesi partner
(assorbendo capitali dallunico mercato e spingendo verso lalto
i tassi). Perché occorre questo impedimento, che non esiste
in nessunaltra area monetaria? La risposta sta nel fatto che
non esiste altra area monetaria fatta da più poteri politici
sovrani e, dunque, priva di un potere politico rappresentativo di
ordine superiore. Avviene continuamente che allinterno di
un Paese sia la politica monetaria sia quella fiscale trasferiscano
ricchezza da una parte ad unaltra di esso, ma ciò avviene
nel nome e per conto di un interesse generale del Paese che il potere
politico rappresenta e garantisce sulla base di un mandato elettorale.
Siccome in Europa non cè un potere politico che abbia
ricevuto il mandato popolare di individuare e perseguire linteresse
generale, non cè un potere che possa realizzare manovre
finanziarie o fiscali che, seppure col fine di servire quellinteresse
generale, impongano costi e distribuiscano benefici in una misura
che non potrà mai essere incontestabilmente dimostrata come
perequata per regioni, settori, categorie. Di conseguenza, anche
quando manovre di sostegno della domanda, come quelle decisamente
e massicciamente realizzate negli Stati Uniti, siano riconosciute
quasi unanimemente come necessarie, esse sono ugualmente irrealizzabili
non perché impedite dal patto di stabilità, ma perché
non cè unautorità politica che se ne faccia
carico, che se ne assuma la responsabilità e che, in definitiva,
faccia decadere i motivi di quel patto.
E sempre più evidente che la mancanza di unione politica
si traduce in minore crescita, minore produzione, minori consumi,
minore occupazione. Ma nessun governo esprime questa conclusione.
Se ne guarda bene. E più facile, e anche più
comodo, specie per Germania e Francia, dove fra non molto si dovrà
votare, esorcizzare questa impotenza, lanciando la palla sulla Banca
centrale europea.
|