Dicembre 2001

PARLANDO DI EURO

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Una moneta per la Casa comune
Helmut Kohl  
 
 

 

 

 

Così nascerà,
in modo del tutto naturale,
un sentimento
di comunità
che darà forza alla coesione europea.

 

Non più di dieci anni fa, nessuno avrebbe creduto che in vaste zone d’Europa ci sarebbe mai stata una moneta comune. Quando noi – Capi di Stato e di governo della Comunità europea – negoziammo nel dicembre del 1991 il Trattato di Maastricht e l’introduzione dell’euro, regnava un totale scetticismo. Però, una volta di più, si è dimostrato che i visionari sono i veri realisti. Già i Padri Fondatori dell’unità europea (statisti come Robert Schumann, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi) hanno dimostrato – e l’introduzione dell’euro lo pone nuovamente in evidenza – che il coraggio, la perseveranza e una visione d’ampio respiro sono le chiavi del successo.
Anche Ludwig Erhard visse quest’esperienza. Quando, nel 1948, venne introdotto il marco tedesco, legioni di pessimisti vollero alzare la voce: i loro cattivi presagi sono finiti, ormai da tempo, nel dimenticatoio. A far diventare il marco ciò che è oggi, è stato lo sforzo di parecchie generazioni. E l’identica cosa si verificherà con l’euro: non sarà la Banca centrale europea, ma saranno la laboriosità e il dinamismo della gente a trasformarlo in una moneta mondiale, immediatamente a ridosso del dollaro statunitense e sopra lo yen giapponese.
Ho profuso tutto l’impegno perché la nuova moneta europea fosse stabile. I risparmi, le piccole pensioni e i salari bassi non devono venire erosi dall’inflazione. I meccanismi di sicurezza interni hanno dimostrato la propria efficacia. Il valore dell’euro all’estero, specialmente nei confronti della moneta americana, riflette innanzi tutto la debolezza oppure la forza della politica economica dei rispettivi Paesi europei. Questo già accadeva nel passato con il valore oltre confine delle varie monete nazionali, come il marco tedesco o il franco francese.

Le monete sono qualche cosa di più che un puro e semplice mezzo di pagamento. Hanno sempre un legame con la nostra identità politica e culturale. Non si poteva immaginare che sarebbe avvenuto qualcosa di diverso: che uno, a Roma, cioè, dovesse pagare con una moneta differente rispetto a Parigi, o che a Berlino si utilizzassero banconote differenti rispetto a Madrid. Così nascerà, in modo del tutto naturale, un sentimento di comunità che darà forza alla coesione europea. La costruzione dell’unione politica non è, però, ancora completa. Nei prossimi anni dovremo ampliare questo edificio e proteggerlo con un tetto che resista alle intemperie. Per noi è assolutamente importante che ciò avvenga: il XXI secolo nasconde molti nuovi pericoli, dai quali nessun Paese europeo può difendersi da solo. Non si tratta soltanto di problemi legati alla sicurezza militare. Anche i rischi economici sono enormi: la strada migliore per affrontarli, per noi europei, è attraverso una robusta moneta comune. L’euro è la nostra moneta per il XXI secolo.
L’introduzione delle monete e delle banconote in euro, dunque, dev’essere valutata contemporaneamente come un’opportunità nel cammino verso un buon futuro. Non ho alcun dubbio che l’euro dimostrerà di essere un contributo essenziale per la libertà, per la pace e per il benessere del nostro Continente Europeo.

   
   
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