Dicembre 2001

OPINIONI

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Organismi da riformare
Dario De Pardo  
 
 

 

 

 

Ed ecco allora
la grande ipocrisia
di chi si ritrova
in vertici pomposi per risolvere
i problemi dei
poveri del mondo.

 

Il G8 non è la sede più opportuna per coordinare il governo della globalizzazione, anche solo dal punto di vista economico. E probabilmente il rimedio non è l’allargamento del numero dei Paesi che partecipano ai vertici. Come è stato sagacemente osservato, gli Otto hanno rischiato troppo nell’accettare la sfida dell’opinione pubblica, dando l’impressione di potersi occupare autorevolmente degli immensi problemi di un pianeta che cresce sempre più in complessità e interdipendenza. Un conto è coordinare le politiche economiche da adottare nei confronti delle crisi valutarie o del prezzo del petrolio, un altro conto è pretendere di riequilibrare le fortune di interi continenti. E’ meglio usare modestia, non solo nella forma esteriore, ma anche nell’agenda degli obiettivi.
Per migliorare la “governance” economica internazionale la cosa più urgente è una riforma generale delle attuali organizzazioni internazionali, che sono inefficienti, disorganiche e pleonastiche. Per far questo occorre senz’altro l’impegno congiunto, politico e finanziario, dei Paesi più sviluppati.
Occorre, fra l’altro, che la politica estera degli Stati Uniti cessi di essere sprezzantemente avversa al multilateralismo, e che l’Unione europea raggiunga la consistenza politica sufficiente per occuparsi di relazioni internazionali in nome e per conto dei Paesi membri. Ma l’iniziativa di riforma deve inventare un nuovo disegno d’insieme con coraggio, fantasia e pragmatismo.
Dal Fmi alla Banca mondiale, dall’Onu all’Ocse, al Wto, alle varie organizzazioni per il finanziamento dello sviluppo, servono interventi radicali sugli statuti, sui mandati, sulle rappresentanze, sulla divisione dei compiti, sugli incentivi dei dirigenti e dei funzionari, sulla trasparenza della gestione e dei suoi risultati.

Vogliamo fare un esempio minore ma significativo. Da poco il Fmi è impegnato in Italia in una missione di analisi macroeconomica dalla quale non si capisce perché dovrebbe uscire qualcosa di meglio di quanto devono fare istituzionalmente gli organi dell’Unione europea. Una ramanzina in più per i nostri “buchi” finanziari? Il Fondo dovrebbe essere riformato in modo da concentrare le sue risorse nel monitoraggio dei Paesi finanziariamente più fragili, imparando a prevenire con credibilità e autorevolezza le crisi economico-finanziarie, dalle quali pare invece lasciarsi sistematicamente sorprendere. Le sue funzioni andrebbero rese più specifiche, la sua burocrazia snellita e disciplinata, la sudditanza della sua “governance” dagli Usa ridotta drasticamente, la sua azione meglio coordinata con quella della Banca mondiale e di istituzioni quali la Banca dei Regolamenti Internazionali. Forse ne risulterebbero meno debiti da condonare.

Per tentare azioni più ambiziose di governo economico globale, sarebbe bene ricorrere maggiormente al “metodo delle agenzie”. Un’agenzia è un’organizzazione leggera e indipendente, alla quale viene affidato un obiettivo limitato e preciso, fra i più diversi, dalla vigilanza sulle solvibilità delle banche internazionali alla salute degli africani, al controllo delle migrazioni, allo sviluppo informatico globale e alla gestione di una politica antitrust globale. Di tale obiettivo dev’essere possibile in qualche modo misurare il raggiungimento. Ciascuna agenzia deve rendere conto con continuità e con grande trasparenza delle azioni svolte e dei risultati ottenuti, in modo che tutti i Paesi possano analizzarne, giudicarne e controllarne l’azione. Per coordinare la creazione di queste agenzie, lo strumento più adatto, che in parte è già organizzato secondo linee del genere, parrebbe un’Onu profondamente riformata.

Ma indipendentemente dalle innovazioni dei metodi di cooperazione e delle istituzioni internazionali, l’opinione pubblica deve essere consapevole che il governo della globalizzazione è un obiettivo importante ma difficile e delicatissimo. E’ positivo che oggi sia condivisa l’idea che la globalizzazione incontrollata può arrecare danni e ingiustizie. Quando le società e le economie si aprono e si internazionalizzano, possono cogliere grandi opportunità, comprese quelle di liberarsi più facilmente dagli oppressori interni. Ma corrono anche nuovi rischi, perché i mercati globali, lasciati a se stessi, soffrono di imperfezioni, di asimmetrie, persino di prepotenze. E’ giusto porsi l’obiettivo di regolarli, ma bisogna fare attenzione ad almeno due fatti.

Innanzitutto, il rimedio può essere peggiore del male. La teoria e l’esperienza della politica economica insegnano che le imperfezioni e i danni dell’intervento pubblico possono essere più gravi dei problemi che lo giustificano. In secondo luogo, parte dei difetti della globalizzazione deriva proprio dal suo essere parziale, incompleta, basata su misure di liberalizzazione prese nell’ordine sbagliato. E spesso ai governi nazionali piace questa incompletezza, perché vogliono mantenere il loro potere e proteggere gli interessi economicamente e politicamente più sensibili. Ed ecco allora la grande ipocrisia di chi si ritrova in vertici pomposi per risolvere i problemi dei poveri del mondo e, nello stesso tempo, evita di procedere a radicali liberalizzazioni di quei commerci, come quello agricolo, che darebbero autentiche occasioni di sviluppo ai Paesi del Terzo Mondo.
Può suonare offensivo e paradossale, dopo gli accadimenti degli ultimi mesi: ma non è scorretto affermare che la globalizzazione, quando diventa più estesa e più completa, in parte può curare se stessa, auto-correggendo i suoi mali.

Le grandi organizzazioni


ONU (UN) - Organizzazione delle Nazioni Unite
Anno di fondazione: 1945
Sede: New York - Segretario generale: Kofi Annan

E’ un’organizzazione di carattere universale, in linea di principio aperta a tutti gli Stati, creata per mantenere la pace e favorire il dialogo e la cooperazione internazionale nei settori economico, sociale e culturale. Comprende tutti gli Stati della terra, eccetto il Vaticano, la Svizzera, Taiwan e l’ex Jugoslavia. Tra gli organi fondamentali, l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza.


WTO (World Trade Organization)
Anno di fondazione: 1995
Sede: Ginevra - Direttore generale: Mike Moore

E’ un’organizzazione che persegue la liberalizzazione degli scambi commerciali, aiutando produttori e importatori di beni e servizi. Vi partecipano 141 Stati, il budget del 2000 è stato di 127 milioni di franchi svizzeri. Il prossimo ingresso della Cina nell’organizzazione ne accrescerà l’importanza.


BANCA MONDIALE
Anno di fondazione: 1944
Sede: Washington - Presidente: James D. Wolfensohn

Il Gruppo consiste di 5 associazioni, il cui obiettivo comune è la lotta alla povertà e la concessione di prestiti a Paesi in via di sviluppo (Pvs) con fondi propri o reperiti sul mercato dei capitali per la realizzazione dei progetti. Ha uffici di rappresentanza in circa 100 Stati e impiega oltre 10 mila persone. Nel 2000 ha concesso prestiti per 15 miliardi di dollari.


FMI (Fondo Monetario Internazionale)
Anno di fondazione: 1946
Sede: Washington - Direttore generale: Horst Köhler

Vi aderiscono 183 Stati per promuovere la cooperazione nel settore monetario, la stabilizzazione valutaria, la crescita economica e del numero dei lavoratori nei Paesi in difficoltà. Concede prestiti ai membri in deficit nella bilancia dei pagamenti.

   
   
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