Ed ecco allora
la grande ipocrisia
di chi si ritrova
in vertici pomposi per risolvere
i problemi dei
poveri del mondo.
|
|
Il G8 non è la sede più opportuna per coordinare
il governo della globalizzazione, anche solo dal punto di vista
economico. E probabilmente il rimedio non è lallargamento
del numero dei Paesi che partecipano ai vertici. Come è stato
sagacemente osservato, gli Otto hanno rischiato troppo nellaccettare
la sfida dellopinione pubblica, dando limpressione di
potersi occupare autorevolmente degli immensi problemi di un pianeta
che cresce sempre più in complessità e interdipendenza.
Un conto è coordinare le politiche economiche da adottare
nei confronti delle crisi valutarie o del prezzo del petrolio, un
altro conto è pretendere di riequilibrare le fortune di interi
continenti. E meglio usare modestia, non solo nella forma
esteriore, ma anche nellagenda degli obiettivi.
Per migliorare la governance economica internazionale
la cosa più urgente è una riforma generale delle attuali
organizzazioni internazionali, che sono inefficienti, disorganiche
e pleonastiche. Per far questo occorre senzaltro limpegno
congiunto, politico e finanziario, dei Paesi più sviluppati.
Occorre, fra laltro, che la politica estera degli Stati Uniti
cessi di essere sprezzantemente avversa al multilateralismo, e che
lUnione europea raggiunga la consistenza politica sufficiente
per occuparsi di relazioni internazionali in nome e per conto dei
Paesi membri. Ma liniziativa di riforma deve inventare un
nuovo disegno dinsieme con coraggio, fantasia e pragmatismo.
Dal Fmi alla Banca mondiale, dallOnu allOcse, al Wto,
alle varie organizzazioni per il finanziamento dello sviluppo, servono
interventi radicali sugli statuti, sui mandati, sulle rappresentanze,
sulla divisione dei compiti, sugli incentivi dei dirigenti e dei
funzionari, sulla trasparenza della gestione e dei suoi risultati.
Vogliamo fare un esempio minore ma significativo. Da poco il Fmi
è impegnato in Italia in una missione di analisi macroeconomica
dalla quale non si capisce perché dovrebbe uscire qualcosa
di meglio di quanto devono fare istituzionalmente gli organi dellUnione
europea. Una ramanzina in più per i nostri buchi
finanziari? Il Fondo dovrebbe essere riformato in modo da concentrare
le sue risorse nel monitoraggio dei Paesi finanziariamente più
fragili, imparando a prevenire con credibilità e autorevolezza
le crisi economico-finanziarie, dalle quali pare invece lasciarsi
sistematicamente sorprendere. Le sue funzioni andrebbero rese più
specifiche, la sua burocrazia snellita e disciplinata, la sudditanza
della sua governance dagli Usa ridotta drasticamente,
la sua azione meglio coordinata con quella della Banca mondiale
e di istituzioni quali la Banca dei Regolamenti Internazionali.
Forse ne risulterebbero meno debiti da condonare.
Per tentare azioni più ambiziose di governo economico globale,
sarebbe bene ricorrere maggiormente al metodo delle agenzie.
Unagenzia è unorganizzazione leggera e indipendente,
alla quale viene affidato un obiettivo limitato e preciso, fra i
più diversi, dalla vigilanza sulle solvibilità delle
banche internazionali alla salute degli africani, al controllo delle
migrazioni, allo sviluppo informatico globale e alla gestione di
una politica antitrust globale. Di tale obiettivo devessere
possibile in qualche modo misurare il raggiungimento. Ciascuna agenzia
deve rendere conto con continuità e con grande trasparenza
delle azioni svolte e dei risultati ottenuti, in modo che tutti
i Paesi possano analizzarne, giudicarne e controllarne lazione.
Per coordinare la creazione di queste agenzie, lo strumento più
adatto, che in parte è già organizzato secondo linee
del genere, parrebbe unOnu profondamente riformata.
Ma indipendentemente dalle innovazioni dei metodi di cooperazione
e delle istituzioni internazionali, lopinione pubblica deve
essere consapevole che il governo della globalizzazione è
un obiettivo importante ma difficile e delicatissimo. E positivo
che oggi sia condivisa lidea che la globalizzazione incontrollata
può arrecare danni e ingiustizie. Quando le società
e le economie si aprono e si internazionalizzano, possono cogliere
grandi opportunità, comprese quelle di liberarsi più
facilmente dagli oppressori interni. Ma corrono anche nuovi rischi,
perché i mercati globali, lasciati a se stessi, soffrono
di imperfezioni, di asimmetrie, persino di prepotenze. E giusto
porsi lobiettivo di regolarli, ma bisogna fare attenzione
ad almeno due fatti.
Innanzitutto, il rimedio può essere peggiore del male. La
teoria e lesperienza della politica economica insegnano che
le imperfezioni e i danni dellintervento pubblico possono
essere più gravi dei problemi che lo giustificano. In secondo
luogo, parte dei difetti della globalizzazione deriva proprio dal
suo essere parziale, incompleta, basata su misure di liberalizzazione
prese nellordine sbagliato. E spesso ai governi nazionali
piace questa incompletezza, perché vogliono mantenere il
loro potere e proteggere gli interessi economicamente e politicamente
più sensibili. Ed ecco allora la grande ipocrisia di chi
si ritrova in vertici pomposi per risolvere i problemi dei poveri
del mondo e, nello stesso tempo, evita di procedere a radicali liberalizzazioni
di quei commerci, come quello agricolo, che darebbero autentiche
occasioni di sviluppo ai Paesi del Terzo Mondo.
Può suonare offensivo e paradossale, dopo gli accadimenti
degli ultimi mesi: ma non è scorretto affermare che la globalizzazione,
quando diventa più estesa e più completa, in parte
può curare se stessa, auto-correggendo i suoi mali.
Le grandi
organizzazioni
ONU (UN) - Organizzazione delle Nazioni Unite
Anno di fondazione: 1945
Sede: New York - Segretario generale: Kofi Annan
E unorganizzazione di carattere
universale, in linea di principio aperta a tutti gli Stati,
creata per mantenere la pace e favorire il dialogo e la cooperazione
internazionale nei settori economico, sociale e culturale.
Comprende tutti gli Stati della terra, eccetto il Vaticano,
la Svizzera, Taiwan e lex Jugoslavia. Tra gli organi
fondamentali, lAssemblea Generale e il Consiglio di
Sicurezza.
WTO (World Trade Organization)
Anno di fondazione: 1995
Sede: Ginevra - Direttore generale: Mike Moore
E unorganizzazione che persegue
la liberalizzazione degli scambi commerciali, aiutando produttori
e importatori di beni e servizi. Vi partecipano 141 Stati,
il budget del 2000 è stato di 127 milioni di franchi
svizzeri. Il prossimo ingresso della Cina nellorganizzazione
ne accrescerà limportanza.
BANCA MONDIALE
Anno di fondazione: 1944
Sede: Washington - Presidente: James D. Wolfensohn
Il Gruppo consiste di 5 associazioni,
il cui obiettivo comune è la lotta alla povertà
e la concessione di prestiti a Paesi in via di sviluppo (Pvs)
con fondi propri o reperiti sul mercato dei capitali per la
realizzazione dei progetti. Ha uffici di rappresentanza in
circa 100 Stati e impiega oltre 10 mila persone. Nel 2000
ha concesso prestiti per 15 miliardi di dollari.
FMI (Fondo Monetario Internazionale)
Anno di fondazione: 1946
Sede: Washington - Direttore generale: Horst Köhler
Vi aderiscono 183 Stati per promuovere
la cooperazione nel settore monetario, la stabilizzazione
valutaria, la crescita economica e del numero dei lavoratori
nei Paesi in difficoltà. Concede prestiti ai membri
in deficit nella bilancia dei pagamenti.
|
|