Molti dei consigli
di Keynes sono stati
estrapolati male
dai suoi seguaci,
che hanno fatto
del ruolo permanente
dello Stato
una bandiera.
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Non condivido la necessità di adottare in questo momento
politiche keynesiane, per una semplice ragione: lunico strumento
efficace dintervento anticiclico è la politica monetaria,
e mi sembra che la Federal Reserve abbia fatto e stia continuando
a fare un lavoro eccellente. E risaputo sul piano empirico
che stimoli di tipo keynesiano non hanno gli effetti desiderati,
anzi possono essere controproducenti. Per vedere risultati positivi
nelleconomia americana è solo questione di tempo. Quando
la Fed comunica le proprie decisioni, si parla di riduzione dei
tassi di interesse, ma questa è soltanto la facciata. Sul
piano tecnico, per ridurre i tassi la Banca centrale deve aumentare
lofferta di fondi federali, e per aumentarla deve condurre
operazioni di mercato aperto, acquistando titoli del Tesoro. La
Federal Reserve, insomma, stampa moneta, aumenta la quantità
di moneta in circolazione. Dallinizio dellanno ad oggi,
secondo i miei calcoli, laumento è stato del 10-11
per cento. E questo il vero stimolo alleconomia, senza
alcun bisogno dellintermediazione del governo.
In linea teorica, puramente teorica, è possibile dire che
pur aumentando la massa monetaria in circolazione, leconomia
potrebbe non reagire. Ma da un punto di vista pratico non è
mai successo. Ed è la stessa ragione per la quale ho detto
nel 1954, e lo ripeto oggi senza cambiare una virgola, che leconomia
industrializzata è a prova di depressione. La ragione della
depressione degli anni Trenta va ricercata nel fatto che la Banca
centrale allora ridusse di un terzo la quantità di moneta
in circolazione, invece di aumentarla. Fra laltro, si dice
che furono le ricette keynesiane del New Deal a rimettere in corsa
leconomia. E un assunto molto diffuso, ma errato. Le
politiche del New Deal erano sbagliate. La controprova sta nel fatto
che nel 1939 il tasso di disoccupazione era ancora pari al 20 per
cento. Fu soltanto a cavallo fra il 1937 e il 1938 che si decise
di ampliare la massa monetaria, e fu dopo il 1939 che le cose cominciarono
a migliorare. Poi ci fu la guerra. Ma il fatto storico resta: lo
strumento anticiclico per eccellenza è la politica monetaria.
Greenspan, dunque, non sta facendo bene, ma benissimo. Mi sorprende
sentire ogni tanto critiche al suo operato vuote di contenuto. Quel
che ha fatto è senza precedenti: ha giocato danticipo,
ha offerto una risposta preventiva agli eventi. E aggiungo qualcosa
di più: potrebbe anche raggiungere il suo obiettivo di un
atterraggio morbido. Infatti, consideriamo da dove siamo partiti:
da un boom straordinario e pericoloso dal quale si poteva precipitare
in una caduta rovinosa. E possibile, guardando allindietro,
che questa attuale recessione sia anche cominciata nellultimo
trimestre del 1999. Ma fino a questo momento si è trattato
di una recessione abbastanza morbida. La mia impressione è
che gli elementi per la ripresa siano già al loro posto e
forse già nel secondo trimestre del 2002 ne vedremo i risultati.
E pur vero, il tasso di disoccupazione aumenta, forse arriverà
al 6-6,5 per cento, ma non dimentichiamo che la disoccupazione non
è un indicatore previsionale, è piuttosto un indicatore
che segue (lagging) le condizioni negative. E non credo che arriveremo
all8 per cento, come è successo in altre recessioni.
Dopo l11 settembre qualcosa è sicuramente cambiato.
Che fare? Intanto ci sarà bisogno di dedicare risorse alla
difesa nazionale, per proteggerci. Prima di quella data, si aveva
la sensazione di un problema, oggi riconosciamo di avere un problema.
Questo si tradurrà in un livello più basso del reddito
reale, come succede ogni volta che si utilizzano beni e capitali
in qualcosa che non produce un ritorno sullinvestimento. Secondo:
il costo materiale dellattacco terroristico è molto
contenuto. Non credo che superi i trenta o quaranta miliardi di
dollari. E anche un costo concentrato in unarea molto
specifica. Dal punto di vista del Paese intero, insomma, il costo
economico materiale è relativo. Terzo: cè un
costo psicologico, questo è vero, ma la gente in genere reagisce
bene in condizioni di difficoltà. Il problema più
serio dal mio punto di vista è quello dellantrace,
danneggia più dellattacco alle Torri Gemelle, perché
è percepito a livello nazionale e peggiora le condizioni
di incertezza. Quarto: la crisi ha aperto le chiuse della spesa
federale, e questo è negativo. I quindici miliardi di dollari
stanziati per le linee aeree sono stati una follia. Si proteggono
certi investitori a scapito di altri. Peggio, la coda dei questuanti
si continuerà ad allungare e i politici di qualunque colore,
lo sappiamo bene, non resistono alla tentazione di spendere.
Come si vede, non è che ce labbia con Keynes. Questo
economista ha dato un enorme contributo alla teoria economica. Fra
le sue opere, però, per me la più interessante non
è la teoria generale, ma la sua pubblicazione sulla riforma
monetaria con il resoconto di un controllo dei flussi monetari tra
il 1923 e il 1925. Temo poi che molti dei suoi consigli siano stati
estrapolati male dai suoi seguaci, che hanno fatto del ruolo permanente
dello Stato una bandiera. Gli interventi statali spesso vengono
introdotti per poi restare. Invece non ci deve essere nulla di permanente.
Anche laccomodamento monetario dovrà finire, per evitare
il rischio di inflazione. Ho paura, però, che quando finirà
si comincerà ad avere leffetto espansivo dei tagli
fiscali, e allora le cose potrebbero surriscaldarsi lo stesso.
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