Il treno,
la più spettacolare
macchina mai vista,
provocò una vera
e propria quantità
di pagine.
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Per la copertina della sua Suite op. 22, Paul Hindemith schizzò
lui stesso un disegno in cui sotto la scritta 1922 Suite für
Klavier, si agita limmagine della città moderna:
grovigli di fili elettrici incrociati contro il cielo, folle di
pedoni che si scontrano al modo delle formiche, automobili, tram,
e un ciclista che sfreccia di traverso tra ruote e gambe.
Ma a dare il tono moderno della composizione è ancora più
chiaro il suggerimento: «Eseguisci questo pezzo molto energico
di ritmo, come una macchina». Le ultime tre parole capovolgevano
il secolare precetto: Suona con anima; si smobilitava
lo spirito per fare posto alla modernità, prendendo ad esempio
il suo totem, la macchina, persino nellarte considerata più
spirituale, più distante dalla quotidianità.
Naturalmente, Hindemith esagerava un tantino, volando incontro al
futuro, con limpazienza degli innovatori e con la spregiudicatezza
dei pionieri. Aveva in testa un certo timbro, una sonorità
percussiva, e la richiedeva al suo pianista, solleticandone la curiosità
sperimentale.
In realtà, esempi di musica per pianoforte in cui sia necessario
suonare come una macchina ce nerano molti nella musica precedente.
Già nel Settecento il genere del perpetuum mobile,
con le sue catene veloci e indistinte di scale e di arpeggi, senza
temi, senza espressione, senza anima, sembrava modellarsi sulla
più grande macchina diffusamente attiva a quei tempi, vale
a dire il telaio; e nel secolo successivo il filone continuò
con Studi ed Esercizi, cui diedero esempi sommi proprio quegli Chopin,
Schumann e Liszt, che alcuni ancora oggi si figurano indifferenti
alla meccanica dei martelli e intenti solamente al tocco cantabile
e sfumato.
La Toccata di Schumann inaugura uno stile motoristico
(data unidea, schiacciato un bottone, vale a dire il primo
tasto, la composizione procede con meccanica regolarità fino
alla fine), che avrà molta fortuna e che conterà fra
gli eredi più illustri le rispettive Toccate di Ravel e di
Prokofiev: perfetti organismi di bielle e di ruote dentate che esaltano
il procedere del ritmo, la regolarità del movimento, la forza
del tempo ingranato in orologeria.
Intorno al 1860, Rossini scrisse un pezzo comico-imitativo
per pianoforte, dal titolo Un piccolo treno di gitanti, e anche
Berlioz si era seriamente impegnato in un Canto della ferrovia per
coro e orchestra. Il treno, la più spettacolare macchina
mai vista, provocò una vera e propria quantità di
pagine, che facevano leva sulla regolarità del movimento,
tanto quanto sullaccelerazione matematica del ritmo.
Tanto più, allepoca, la ricerca divenne promettente,
quando i compositori incominciarono a curiosare oltre il suono,
spingendosi di più in più verso il rumore, sotto la
spinta di Luigi Russolo e dei futuristi. Gli Studi op. 27 di Alkan
hanno La ferrovia come sottotitolo, e già Melesio Morales
aveva scritto nel 1869 la fantasia per orchestra intitolata La locomotiva;
ma più celebre di tutte, e per ottime ragioni, la locomotiva
di Arthur Honegger Pacific 231, che non si limitò ad imitare
la macchina a vapore, ma cercò persino di umanizzarla.
Poi vennero i giorni del volo e dellaeroplano, esaltati già
dagli aeropittori. Laviatore Dro di Balilla Pratella, la Sonata
dellaeroplano di Antheil, Volo di notte di Dallapiccola, Rumori
daeroplano per orchestra di Brusselmans. E quasi inevitabilmente
si giunse alla grande fabbrica e alle ardite ciminiere che svettano
nel cielo, ai confini delle metropoli, con i quartieri-dormitorio
che vi sorgevano intorno: Fonderie dacciaio di Mossolov, Macchine
agricole di Milhaud, Cavalli vapore di Chavez, Ferriera di Wunsch,
Fumo e acciaio di Frank Donovan. E altri titoli potremmo aggiungere,
a decine.
Ogni generazione di musicisti ha avuto le sue macchine da smontare
e da ricostruire sullarco delle note: varrebbe la pena scoprire
quanto di questa esperienza sia passata, trasformata e ovviamente
metabolizzata, nella composizione senza etichette e senza titoli
descrittivi.
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