Un progetto di una complessità mai affrontata
prima dora nel mondo, una sfida
che qualcuno
ha definito
semplicemente inaudita.
|
|
Primo problema: trovare undicimila miliardi di lire su un mercato
disposto a finanziare, realizzare e gestire, attraverso forme di
parternariato pubblico-privato, la Grande Opera. Dopo di che, dovrebbe
iniziare una delle imprese più ciclopiche della storia dellingegneria
non soltanto italiana ed europea, ma planetaria. E portarla a termine
in un giro ragionevole di tempo.
Con i 3.360 metri della sua campata centrale sarebbe il ponte sospeso
a campata unica più grande del mondo, e secondo alcuni studiosi,
destinato a restare tale per sempre, perché opera al limite
delle possibilità tecnologiche. Gli studi, cominciati trentanni
fa con il contributo dei maggiori studiosi italiani, hanno portato
in un primo tempo alla redazione di uno studio di fattibilità,
e successivamente ad un progetto di massima (costo: 160 miliardi),
approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nel 1998:
un progetto di una complessità mai affrontata prima dora
nel mondo. Una sfida che qualcuno ha definito semplicemente inaudita.
Dopo aver messo da parte varie soluzioni possibili, come il tunnel
sotterraneo, (proposto fin dal lontano 1883), il tunnel sospeso
in acqua, il ponte a due o a tre campate, il progetto approvato
prevede un ponte sospeso in traliccio dacciaio ad unica campata,
lungo complessivamente 5.070 metri, a 64 metri sul livello del mare,
sorretto da due torri appoggiate sulla terraferma, alte 380 metri.
Sulle torri sono appoggiati quattro cavi, con una sezione di circa
un metro ciascuno, lunghi oltre cinquemila metri e composti da ottantotto
funi, ciascuna delle quali è a sua volta composta da 504
fili di 5,38 millimetri di diametro; complessivamente, ogni cavo
è composto quindi da 44.352 fili.
Una volta fissati sulla sommità delle torri e ancorati sulle
due sponde dello Stretto a giganteschi blocchi di cemento, i cavi
si troveranno a unaltezza massima di 330 metri e minima di
100. Dai cavi, a distanza di trenta metri luno dallaltro,
penderanno i tiranti che sosterranno il cosiddetto impalcato, composto
da due cassoni laterali per la strada (tre corsie, più la
corsia di emergenza per tutti e due i sensi di marcia) e un cassone
centrale per la ferrovia a doppio binario. Complessivamente, 54
metri.
Uno dei problemi fondamentali, quello della resistenza al vento
laterale, è stato risolto contenendo al minimo laltezza
del profilo dellimpalcato, appena 4,50 metri, contro i 15-20
di altri manufatti analoghi, e adottando per la costruzione una
struttura a traliccio che offre al vento una superficie contenuta.
Numerosissime le soluzioni innovative adottate per superare uno
o un altro ostacolo: sul bordo esterno dellimpalcato sono
stati previsti dei deflettori che hanno lo scopo di deviare il vento
laterale; per evitare che lenorme pressione dei quattro cavi
portanti si scarichi sulla testa dei piloni in un unico punto, ogni
cavo, in corrispondenza dei piloni stessi, sarà ripartito
nelle ottantotto funi che lo compongono, le quali perciò
avranno altrettanti punti di appoggio; queste zone vitali dellopera
dovranno essere tenute sotto costante controllo, e per questo motivo
alla sommità delle torri sono previste apposite cabine vetrate
per gli addetti; infine, in tutti i punti della costruzione in cui
la struttura forma ambienti chiusi sono previsti impianti di condizionamento,
con lo scopo di deumidificare laria e impedire che si formi
la ruggine (il costo dovrebbe essere ripagato dal risparmio sulle
riverniciature). Secondo i progettisti, il ponte sarà in
grado di resistere a raffiche di vento superiori ai 200 chilometri
lora e a terremoti di 7,1 gradi della Scala Richter.
Tutto in questopera è colossale, senza alcun termine
di confronto: otto-nove anni di lavoro, circa 12 mila occupati diretti
o indiretti, circa 500 mila tonnellate di acciaio, capacità
massima di 4.500 veicoli lora per ogni senso di marcia e di
200 treni ogni giorno. Altezza delle torri, 376 metri. Ciascuna
delle torri peserà 54.100 tonnellate. Il peso totale dei
cavi sarà di 166.600 tonnellate. Da una torre allaltra,
la larghezza alla base sarà pari a 78 metri. Sul fondo marino,
gli strati geologici interessati saranno quelli di formazione sabbioso-argillosa
(Pliocene), di ghiaia sabbiosa dei depositi della piana costiera
(Olocene), della ghiaia sabbiosa di deposito marino (Ghiaie di Messina,
Pleistocene), del congelamento di pezzo e arenaria (Miocene).
Su questopera cè anche chi esprime forti riserve.
Non soltanto di carattere ambientale, come gli ecologisti, (debitamente
messi nel conto), non solo di carattere economico, come chi sostiene
che il traffico reale sarà di gran lunga inferiore a quello
previsto e quindi il ponte sarà in costante deficit, ma anche
di carattere tecnico. Uno dei primi critici è Franco Di Maio,
già docente di Costruzioni ferroviarie al Politecnico di
Torino e padre del celebre Pendolino. Di Maio, oggi
novantunenne lucidissimo, è lultimo superstite del
gruppo di super-tecnici ai quali allinizio degli anni Ottanta
venne affidato il compito di valutare lo studio di fattibilità
del ponte. Già in precedenza aveva contribuito a sgomberare
il campo da una pregiudiziale ritenuta fino ad allora insormontabile:
aveva dimostrato, insieme col Dipartimento di Meccanica del Politecnico
di Milano, che, a certe condizioni, i treni potevano passare in
sicurezza sui ponti sospesi, cosa ritenuta fino ad allora impossibile
a causa della difficoltà di rendere compatibili le oscillazioni
del ponte con quelle dei convogli ferroviari.
Lo studio di fattibilità, sostiene Di Maio, fu molto serio.
Invece, sul successivo progetto di massima (115 volumi e 15 mila
pagine in complesso) ha espresso «riserve pesantissime».
Che riguardano in particolare limpalcato, vale a dire il piano
stradale e ferroviario. Per rendere minima la resistenza al vento,
il progetto prevede una struttura molto sottile e interamente assemblata
mediante saldatura, invece che con i più costosi sistemi
di chiodatura a freddo o di bullonatura. Questo introduce nelle
parti che vengono unite delle tensioni interne talvolta rilevanti
che, sostiene Di Maio, sommandosi alle sollecitazioni provocate
dal carico, renderà la struttura pericolosamente vulnerabile
alle rotture per sollecitazioni di fatica.
Si tratta di osservazioni che lo studioso ha fatto presenti già
in passato; tanto che, per eliminare ogni sospetto, sono state fatte
prove di fatica su modelli in grandezza reale di elementi dellimpalcato.
I quali, in effetti, si sono per la maggior parte rotti su sollecitazioni
molto inferiori a quelle previste dai calcoli.
Ma le perplessità riguardano anche altri due elementi almeno:
i giunti di estremità che «richiedono accorgimenti
che non sembra siano stati sufficientemente approfonditi»;
e le cerniere elastiche che devono consentire i movimenti orizzontali
dellimpalcato nella zona della campata centrale «di
realizzazione estremamente difficile e forse addirittura impossibile».
A queste osservazioni, a queste obiezioni i tecnici della società
concessionaria hanno sempre risposto che con il definitivo progetto
esecutivo si metteranno a fuoco tutte le questioni che sono rimaste
ancora aperte. Cosa che non tranquillizza affatto Di Maio. Il quale
è perentorio: con questopera, limprenditoria
e lingegneristica italiana potranno acquisire grande prestigio
internazionale, ma anche squalificarsi, se il ponte tra Scilla e
Cariddi non dovesse rispondere alle attese.
|