I diversi pezzi
delleconomia
meridionale, stanno cercando strade nuove, in una certa misura differenziate
tra di loro.
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Secondo gli ultimi dati dellIstat, a gennaio 2001 loccupazione
totale nel Mezzogiorno è tornata sopra i sei milioni di unità
lavorative. E un dato che non si verificava dal lontano mese
di gennaio del 1993. Dunque, è durato ben sette anni lassestamento
delleconomia delle regioni meridionali al grande shock provocato
dai mutamenti radicali registrati nei primi anni del decennio scorso:
dal fondamentale mutamento della politica fiscale alla sospensione
e poi alla ripresa su basi del tutto nuove e diverse della politica
per le aree in via di sviluppo, alla chiusura del ciclo dellimpresa
pubblica, che pure, nel bene e nel male, aveva svolto un ruolo di
primordine nellintervento straordinario nel Sud.
Comè stato scritto, si è trattato di una lunga
Quaresima. Loccupazione era precipitata fino ai cinque milioni
e mezzo di unità allinizio del 1996, poi aveva timidamente
ricominciato a crescere. Ma si era trattato di una crescita molto
vischiosa, tanto che tra la fine del 1998 e linizio del 1999
aveva ricominciato a perdere colpi. Da metà 99 in poi,
rilevazione statistica dopo rilevazione statistica, finalmente una
discreta accelerazione, fino agli ultimi dati, che inducono un certo
ottimismo. Fra gennaio 2000 e gennaio 2001, nelle regioni meridionali
sono stati creati 216 mila nuovi posti di lavoro, con un tasso di
crescita ritenuto eccellente, pari al 3,7 per cento, maggiore comunque
della media nazionale.
Non erano mancati segnali anticipatori. I conti regionali diffusi
precedentemente dallIstat avevano evidenziato un Mezzogiorno
in crescita produttiva più intensa della media nazionale
già nel 1997 e nel 1998. Ma, coerentemente con le rilevazioni
sulle forze di lavoro, i dati di contabilità regionale enfatizzavano
una crescita più vivace della produttività e più
modesta degli occupati. E cera di mezzo il 99, anno
quanto mai difficile.
Guardando soltanto ai dati dinsieme, dunque, si scoprono
un motivo di delusione e uno di conforto. Per quel che riguarda
la delusione: il Mezzogiorno ci ha messo sette anni, un tempo lungo,
soltanto per recuperare i livelli di occupazione del 1993. I motivi,
invece, di conforto: non era del tutto scontato che potesse farcela.
Tassi di disoccupazione
nelle regioni del Sud
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Regioni
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Gennaio 2000
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Gennaio 2001
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Abruzzo
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8,7
|
7,1
|
Molise
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15,2
|
16,0
|
Campania
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24,5
|
23,3
|
Puglia
|
18,5
|
16,0
|
Basilicata
|
15,1
|
17,2
|
Calabria
|
28,1
|
27,6
|
Sicilia
|
25,1
|
22,1
|
Sardegna
|
22,1
|
18,6
|
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Sud
|
22,1
|
20,3
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Ma per fortuna cè dellaltro. I sei milioni di
posti di lavoro non sono gli stessi di sette anni fa. Una pluralità
di dati e di informazioni (Ice-Istat, Osservatorio Bancaroma, Infocamere)
già ci confermavano che sono di più, rispetto a un
settennio addietro, gli occupati nelle imprese private, nelle imprese
piccole e medie a capitale locale, nelle imprese esportatrici. In
sostanza, che a parità di occupati totali, la situazione
nel 2000 era migliore rispetto al 1993, dal momento che attualmente
loccupazione dipende assai meno, e forse pochissimo, da trasferimenti
pubblici, da imprese assistite o da situazioni marginali.
Le rilevazioni sulle forze di lavoro nelle regioni meridionali ci
consentono qualche misura più precisa, (ragionando su valori
annui, depurati dai rischi della stagionalità). Ci dicono,
ad esempio, dellintensità delle trasformazioni strutturali:
fra il 1993 e il 2000, lagricoltura ha perso 250 mila posti
di lavoro, a vantaggio del settore terziario. Ci mostrano poi una
rilevante caratteristica dellultimo biennio: il modello di
crescita delloccupazione è infatti abbastanza diversificato
fra le regioni. La ripresa delloccupazione è più
intensa nelle regioni adriatiche (in particolare nella Puglia) e
in Sicilia; ma è più debole in Campania. In queste
regioni è piuttosto positivo landamento della trasformazione
industriale; continuano anche a spiccare gli ottimi dati della Basilicata,
ma, ripetiamo, finalmente anche la Puglia ha risultati aggregati
positivi. Nelle due isole è buono landamento delloccupazione
nel terziario, anche avanzato.
Pressoché impossibile dire altro, dal momento che abbiamo
a disposizione dati molto aggregati. Ma non è escluso, anzi
è assai probabile che sia avvenuta e stia avvenendo una forte
ricomposizione occupazionale allinterno del settore manifatturiero;
e una ricomposizione ancora più massiccia allinterno
del settore terziario: qui i dati di contabilità regionale,
che sono maggiormente disaggregati, già lasciano intravedere
un fenomeno positivo. Cresce molto, ad esempio, loccupazione
connessa al turismo: e ancora una volta questo appare coerente con
il forte e costante incremento delle presenze in numerose regioni
del Sud.
Si può ipotizzare che, quando saranno disponibili i prossimi
dati censuari, emergeranno dinamiche dellultimo quinquennio
nei diversi sistemi locali meridionali piuttosto differenziati per
intensità e composizione settoriale delloccupazione.
Di tutto questo, una potenziale interpretazione: i diversi pezzi
delleconomia meridionale, a lungo tempo tenuti assieme da
una politica centrata sullintervento pubblico diretto, e in
seguito accomunati dal tracollo di quel modello di sviluppo, stanno
cercando strade nuove, in una certa misura differenziate tra di
loro. E se è così, il futuro è sicuramente
assai più imprevedibile, e tendenzialmente positivo, del
passato.
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