Il rischio è che in
futuro potrebbero
rimanere penalizzate
proprio quelle aree in cui i fondi
strutturali
risulteranno avere avuto maggiore
efficacia.
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Puglia, Basilicata, Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna: sono
queste le sei aree regionali del Mezzogiorno che attualmente rientrano
nellObiettivo Uno, vale a dire nelle aree in ritardo di sviluppo
cui sono destinati la maggioranza dei fondi strutturali messi a
disposizione dallUnione europea. Si tratta di una quota elevatissima
di capitali, che per larco di tempo compreso tra il 2000 e
il 2006 raggiunge i centomila miliardi di lire, settantamila dei
quali destinati direttamente alle sei regioni meridionali italiane.
Ma che cosa accadrà dopo questa data, con lUnione allargata?
Il confronto è appena agli inizi, ma il timore del Sud della
penisola di vedersi negare in futuro quote ingenti di fondi per
lingresso di Paesi ancora più poveri è già
ben presente, ed è così preoccupante che non manca
ad alcun dibattito sulle politiche economiche nazionali e regionali.
Un momento fondamentale di verifica ci sarà a fine 2003.
Sarà allora che incomincerà il confronto sui dati
statistici relativi alla crescita delle singole aree regionali per
verificare quante abbiano a quella data superato il fatidico parametro
del Prodotto interno lordo inferiore al 75 per cento della media
europea. E questo, infatti, il principale indicatore, la linea
di displuvio adottata dallUnione europea per consentire la
permanenza oppure lestromissione dalle aree dellObiettivo
Uno. Secondo i dati resi noti nel febbraio 99 da Eurostat,
e sui quali venne definito lObiettivo Uno per il 2000-2006,
la Sardegna aveva un Prodotto interno lordo pari al 74 per cento
della media dellUnione, mentre la Puglia era al 71 per cento,
la Basilicata al 68 per cento, la Sicilia al 66 per cento, insieme
con la Campania, e la Calabria era ferma al 59 per cento. Ecco la
ragione per la quale molti osservatori ritengono che, se verranno
confermati i criteri attuali, con ogni probabilità solamente
la Calabria potrebbe mantenersi allinterno delle aree in ritardo
di sviluppo.
Bersaglio mancato
Fondi
e percentuale di utilizzo dei fondi obiettivi 1, 2, 5b e 4
nelle singole Regioni
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Regioni
|
Fondi disponibili
mln di euro (mld di lire)
|
Fondi utilizzati
mln di euro (mld di lire)
|
% utilizzo
|
Abruzzo |
560,23 (1.084,75)
|
560,23 (1.084,76)
|
100,00
|
P. A. Trento |
77,76 (150,57)
|
76,17 (147,48)
|
97,94
|
Valle dAosta |
54,97 (106,44)
|
46,51 (90,06)
|
84,61
|
P. A. Bolzano |
175,17 (339,17)
|
156,00 (302,07)
|
89,06
|
Molise |
616,83 (1.194,35)
|
589,15 (1.140,75)
|
95,51
|
Basilicata |
1.272,69 (2.464,27)
|
1.243,94 (2.408,61)
|
97,74
|
Lombardia |
457,95 (886,71)
|
415,57 (804,66)
|
90,75
|
Friuli Venezia Giulia |
402,43 (779,20)
|
352,45 (683,09)
|
87,67
|
Emilia Romagna |
412,21 (798,16)
|
325,45 (630,17)
|
78,95
|
Liguria |
607,69 (1.176,65)
|
492,49 (953,59)
|
81,04
|
Toscana |
1.309,91 (2.536,35)
|
1.168,95 (2.263,41)
|
89,24
|
Lazio (*) |
674,90 (1.306,79)
|
464,81 (900,00)
|
68,87
|
Veneto |
974,26 (1.886,44)
|
747,36 (1.447,09)
|
76,71
|
Marche |
745,79 (1.444,04)
|
492,08 (952,80)
|
65,98
|
Sardegna |
1.816,03 (3.516,32)
|
1.529,54 (2.961,61)
|
84,22
|
Calabria |
1.900,99 (3.680,82)
|
1.593,37 (3.085,19)
|
83,82
|
Piemonte |
1.630,65 (3.157,39)
|
1.284,00 (2.486,17)
|
78,74
|
Umbria |
1.191,08 (2.306,26)
|
771,94 (1.494,69)
|
64,81
|
Campania |
3.091,72 (5.986,40)
|
2.309,97 (4.472,73)
|
74,71
|
Puglia |
2.654,94 (5.123,26)
|
1.814,73 (3.513,80)
|
68,59
|
Sicilia |
3.305,03 (6.339,43)
|
2.274,05 (4.403,17)
|
68,81
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(*) per la Regione Lazio sono assenti i dati dellobiettivo
4 |
La partita, in ogni caso, è molto più complessa di
quanto possa sembrare a prima vista. Anzitutto, la maggioranza dei
fondi strutturali del Quadro comunitario di sostegno 2000-2006 saranno
concentrati nella parte centrale dei sette anni, che è come
dire dal 2003 in poi. E non a caso, sia il Piano di sviluppo per
il Sud redatto dal Tesoro, sia lultimo Documento di programmazione
economica e finanziaria segnalano una crescita significativa del
Mezzogiorno (pari al doppio della crescita media registrata nellUnione
europea) a partire dal 2004.
Fino a quella data, dunque, non dovrebbero esserci scostamenti significativi.
Un fattore, questo, tuttaltro che irrilevante. Perché
allapertura del confronto sulla futura ripartizione dei fondi
strutturali nellEuropa allargata che si farà nel 2003-2004,
i dati di riferimento saranno presumibilmente quelli relativi al
triennio precedente.
Questo consentirà al governo italiano di avere maggiori margini
per contrattare con lUnione europea il destino delle regioni
del nostro Mezzogiorno. Anche se è ineludibile il dato che,
se verrà confermato il parametro del Prodotto interno lordo
pro capite inferiore al 75 per cento di quello medio europeo, difficilmente
tutte e sei le regioni del Mezzogiorno potranno rientrare nellObiettivo
Uno.
Unipotesi è che oltre al dato regionale si prendano
in considerazione aree meno estese, consentendo in questo modo a
sezioni di una regione (quelle meno sviluppate, dove si concentra
maggiormente la disoccupazione) di continuare ad usufruire di una
parte significativa di fondi strutturali. Fino ad oggi questa ipotesi
è stata sistematicamente scartata, tanto che una regione
come la Sardegna ha rischiato di rimanere tagliata fuori dallultima
tornata di fondi strutturali europei, nonostante la pesante arretratezza
di alcune sue aree provinciali.
In questo modo, peraltro, si eviterebbe il paradosso del timore
di crescere da parte delle regioni interessate. Il rischio, infatti,
è che in futuro potrebbero rimanere penalizzate proprio quelle
aree in cui i fondi strutturali risulteranno avere avuto maggiore
efficacia. Una brusca frenata delle risorse comunitarie in questo
caso potrebbe avere effetti gravi. Tantè che già
oggi si ragiona di un nuovo phasing out, vale a dire di un regime
di transizione che consenta alle regioni più forti del Sud
unuscita morbida dallObiettivo Uno. E un discorso del
genere riguarderebbe soprattutto Sardegna e Puglia.
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