Settembre 2001

SFIDE ECONOMICHE

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Riforme per la crescita
Milton Friedman Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

Peraltro, mi
risulta che in
Italia alla fin fine molte tasse
assurde la gente non le paghi più.
E fa bene.

 

Paul Samuelson, Premio Nobel per l’Economia, che rappresenta l’ala sinistra fra gli economisti di mercato, ha dichiarato di recente che spera che il governo italiano persegua le politiche di flessibilità e di deregulation, e che faccia più come l’Irlanda e come la Danimarca, che come la Germania o la Francia. Toccherà al governo di Roma dimostrare di non cedere alle forze conservatrici e di saper procedere ad una serie di riforme vitali per il Paese.
Prendiamo un caso molto semplice: se si destinerà a investimenti privati una parte dei proventi pensionistici, si aumenteranno sulla carta i ritorni per le pensioni. E questa è una tendenza nuova, ma sta succedendo un pò dappertutto, prima in Gran Bretagna, ora in Germania, in America del Sud, è un passaggio obbligato con l’invecchiamento della popolazione. Si deve pensare alla riforma del sistema. Ad esempio, si dovrebbe cessare di tassare il risparmio, consentendo piani di pensionamento privati. Peraltro, mi risulta che in Italia alla fin fine molte tasse assurde la gente non le paghi più. E fa bene. E’ meglio eliminarle e rendere il sistema onesto e trasparente. Insomma, è possibile raggiungere l’obiettivo se le cose saranno fatte bene. E l’occasione è propizia. In questo modo, inoltre, si contribuirà alla riduzione di spese inefficienti dello Stato, destinando i flussi monetari all’investimento produttivo.
Sotto questo importante profilo, sicuramente la spesa pubblica va tagliata. E’ del tutto inaccettabile che l’Italia spenda una percentuale di poco inferiore al cinquanta per cento del suo Prodotto interno lordo. La mia regola è semplice: ridurre del dieci per cento i bilanci di ogni ministero. Già con questa presa di posizione si farà moltissimo.
Sia chiaro: non suggerisco certo di tagliare le spese efficienti, ma quelle inefficienti e inefficaci. Se una strada o un ponte portano beneficio economico, se sono a tutti gli effetti un investimento produttivo, si facciano. Ma se si fa come in Giappone, dove hanno costruito ponti per unire posti in cui non si reca nessuno, solo per stimolare l’economia, allora si tratterebbe di un vero e proprio disastro. Non posso però entrare nel merito dell’efficienza delle proposte di spesa perché non conosco i dettagli.
E’ necessaria, poi, una riduzione sensibile delle rigidità. Va da sé. Ogni governo nasce nel nome della lotta alla burocrazia. Le burocrazie sono di per sé espressione di rigidità, di ostacoli, di noie. Questo vale per il mercato del lavoro o per le carte da bollo.
In Italia, poi, c’è un forte debito pubblico, e ci sono gli impegni per il Patto di Stabilità. Continuate con le privatizzazioni e usate gli introiti per ridurre quel debito. Il debito italiano è eccessivamente elevato, ma a fronte del debito ci sono attività patrimoniali dello Stato. Per questo si coglierebbero due piccioni in un solo colpo: si elimina il ruolo nocivo dello Stato nella gestione di attività private, e nello stesso tempo si usano gli introiti per ridurre il debito, per abbatterlo in misura considerevole, e per poter lavorare simultaneamente allo sviluppo del Paese.

   
   
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